‘Ndrangheta e appalti: Barbieri resta in carcere

Rimane in carcere l’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri, capo della omonima holding calabro-laziale, considerato dagli inquirenti la testa di ponte del clan Muto nel mondo degli appalti.

Il gip di Roma ha infatti considerato valido e fondato il quadro accusatorio costruito dalle Dda di Reggio Calabria e Catanzaro, confermando la misura cautelare a carico dell’imprenditore.

Insieme a lui rimangono in carcere anche il suo ex socio Carlo Cittadini, Cristiano Zuliani, considerato il successore di Morabito nel delicato compito di occultamento della presenza dei clan tramite il sistema delle procure speciali, e Mirko Pellegrini.

Per tutti quanti sono stati convalidati tanto il fermo, come la misura cautelare.

Una decisione che conferma il quadro accusatorio, al pari di quella del gip calabrese che ha valutato la posizione di Massimo Longo, braccio destro di Barbieri, considerato elemento di collegamento con il clan Muto.

Nella giornata di ieri poi sono arrivate conferme della misura cautelare per tutti gli altri indagati della Dda di Catanzaro, inclusa la moglie del boss Francesco Muto, Angelina Corsanto. Solo due persone, Maria Vittoria Plastina ed Emilio Cipolla, che non rispondevano del reato associativo, sono state scarcerate.

Passa la prova del gip anche il filone reggino dell’inchiesta. Sebbene per loro non sia stato convalidato il fermo, rimangono comunque in carcere per decisione dei gip di Palmi Carlo Alberto Indellicati, Massimo Minniti e Paolo Ramondino, tutti gli esponenti del gruppo Bagalà, considerati al servizio del clan Piromalli-Luigi Bagalà, Giuseppe Bagalà, Francesco Bagalà (classe 1977), Francesco Bagalà (classe 1990) – i funzionari corrotti del Comune di Gioia Tauro, Pasquale Rocco Nicoletta e Angela Nicoletta, così come Giorgio Morabito, ufficialmente procuratore del gruppo Bagalà, in realtà testa di ponte dei Piromalli, che ha permesso al clan della Piana di accaparrarsi lavori anche al centro di Cosenza.

Ai domiciliari sono invece finiti Domenico Coppola, Vito La Greco, Angelo Zurzolo, Rocco Leva, Gaspare Castiglione, Santo Fedele, Francesco Fedele e Bruno Polifroni.

In sintesi, dei 27 fermati per ordine della Dda reggina, 13 rimangono in carcere, 11 vanno ai domiciliari e solo 3 sono stati scarcerati.

Fonte: Il Velino