‘Ndrangheta in Emilia: confiscati beni per 628mila euro a imprenditrice vicina al clan Grande Aracri

La Guardia di finanza di Reggio Emilia ha dato esecuzione a un decreto di confisca definitiva, emesso dalla Procura generale alla corte d’Appello di Bologna, nei confronti di un’imprenditrice di origini calabresi, vicina a persone di spicco della locale cosca di ‘Ndrangheta attiva sul territorio emiliano.

Secondo quanto riferito dalle fiamme gialle, che hanno diffuso la notizia, la donna, amministratrice di diritto di una società che gestiva palestre (ora in fallimento) con unità locali disseminate fra le province di a Reggio Emilia, Parma e Perugia, è nota per essere la moglie di un fiancheggiatore della cosca Grande Aracri, emerso con l’inchiesta “Aemilia”, per il cosiddetto “affare Sorbolo”, dove compare tra i primi investitori del denaro impiegato, di fatto, dallo stesso Nicolino Grande Aracri.

La donna, condannata definitivamente a due anni di reclusione e relativa confisca per il reato tributario di indebita compensazione, dal 2004 al 2008 non aveva versato all’erario la somma complessiva di euro 628.237,65. Per questo, è stata disposta la confisca per equivalente dei beni nella disponibilità della persona, consistenti in diversi asset patrimoniali, tra cui un fondo pensione e una villa di pregio nel capoluogo reggiano, individuati dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Emilia, a seguito di specifiche indagini patrimoniali.