‘Ndrangheta in Lombardia. Chi è Giovanni Morabito, il figlio medico del boss Giuseppe “u tiradrittu”

C’è anche il medico Giovanni Morabito, figlio dello storico boss di ‘ndrangheta Giuseppe Morabito, tra gli arrestati dell’operazione della Dia in corso in Lombardia e in altre regioni.

Giovanni Morabito, 59 anni, era medico in una Rsa milanese benché già condannato per droga, e figlio del boss Peppe Morabito, 89 anni, detto “u tiradrittu” (spara dritto in dialetto calbrese) storico capomafia di Africo in provincia di Reggio Calabria. Per lunghi anni latitante, è stato considerato uno dei boss più pericolosi e influenti della storia della criminalità organizzata italiana da parte della commissione parlamentare antimafia.

Tiradrittu venne arrestato dai carabinieri il 18 febbraio 2004 dopo 12 anni di latitanza a Santa Venere di Cardeto, un piccolo paese dell’hinterland aspromontano reggino.

Nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Milano e dai magistrati Alessandra Dolci, Paola Biondolillo e Sara Ombra  il figlio del superboss era alla guida dell’organizzazione che lucrava sui fondi Covid e sul bonus 110 per le ristrutturazioni.

L’ordinanza

Componente della famiglia Morabito, “una delle principali in seno alla ‘ndrangheta”, e “fruendo di tale appartenenza”, si legge nell’ordinanza firmata dal gip, è stato in grado di “intrattenere una serie di relazioni illecite con soggetti connotati da intraneità – o almeno contiguità – alla ‘ndrangheta. Il suo particolare attivismo si è palesato allorquando era protagonista di plurime trattative e mediazioni ed egli è stato, in ogni caso, essenziale a garantire una rilevante proiezione delle attività illecite dell’associazione, così consentendole di estendere il suo campo di azione”.

Giovanni Morabito “risulta preminente non solo in relazione alle (per lui usuali) attività di mediazione in caso di contrasti (si pensi a quello fra il trafficante Bego e la famiglia Bruzzaniti) ma anche in ordine a quelle di preventiva autorizzazione delle operazioni di narcotraffico. Non si trascuri, poi, di considerare i compiti di individuazione di ulteriori canali di approvvigionamento, come quello della cocaina peruviana, o l’attivismo palesato fino al 2021 con le trattative relative alla programmazione di importazioni dal Brasile. Né, infine, va omesso di valutare il suo ruolo essenziale nel procacciamento delle risorse economiche necessarie ai traffici”.