Occhiuto: “A Cosenza si parla inglese (mangiu, vivu e minni fricu)”

Se da un lato potrebbe (e dico potrebbe) essere vero che attaccare sistematicamente un personaggio politico, anche se chiacchierato e intrallazzato, può sortire l’effetto contrario, ovvero renderlo, paradossalmente, più apprezzato dall’opinione pubblica, dall’altro lato è sicuramente vero (in questo caso senza condizionale) che decantarne le lodi, anche quando la “lode” non c’è, alimenta gli strali e le critiche, ed eleva, inevitabilmente, il livello di scontro.

La prima ipotesi che in tanti danno per veritiera – portando a paragone “scientifico” la campagna stampa contro Berlusconi dell’allora duo Santoro/Travaglio che permise, secondo alcuni, al cavaliere di vincere le elezioni: più lo attaccavano, più la gente lo votava. Esattamente come succede oggi con Salvini: più lo attaccano, più cresce nei sondaggi –  non può essere legata solo alla natura o alla quantità degli attacchi subiti, ma c’è un altro elemento che in tanti non considerano. Un elemento di natura clinica.

Mi spiego: se ad essere attaccato tutti i giorni, dalla stampa, è Gesù, la Madonna, Padre Pio, o personaggi riconosciuti universalmente per le loro alte qualità umane e per la loro bontà e onestà, è del tutto normale prendere le loro difese, ma se ad essere attaccato è un politico chiacchierato e intrallazzato, come ad esempio Mario Occhiuto, chi si identifica in lui non può che “soffrire” della “Sindrome di Stoccolma”. Altrimenti non si spiega.

Capisco chi ci mangia, ma non chi si schiera con lui solo perché è attaccato. Certo, le accuse vanno provate, altrimenti diventano calunnie, e il calunniato fa simpatia, e ci sta che la gente solidarizzi con lui, ma nel caso di Mario Occhiuto le prove della sua disonestà sono da sempre scritte nero su bianco nelle pagine, che tutti abbiamo letto, della sua storia di uomo, professionista e politico. Diceva Pasolini: “Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974… Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove”.

Per capire chi ha ucciso il giudice Falcone, o chi ha messo la bomba alla stazione di Bologna, al di là dei meri esecutori materiali, non servono le prove. Tutti sanno con certezza che dietro alle stragi c’è lo stato deviato di questa nazione. Ma nessuno ha le prove di questo. Nessuno ha mai avuto le prove, ad esempio, della mafiosità di Andreotti, ma per tutti era un mafioso. Esistono a questo mondo quattro verità: la propria, quella giudiziaria, quella storica e quella divina. E se per Andreotti non esiste una verità giudiziaria sulla sua mafiosità, esiste di sicuro, quella mia e quella storica. Quella divina non è dato sapere.

Ecco, per dire che Mario Occhiuto ha vrusciato mianzu Cusenza vi servono le prove? Per dire che Mario Occhiuto ha fatto fallire 20 società provocando un buco di 28 milioni di euro, vi servono le prove? Per dire che Mario Occhiuto ha favorito mafiosi (o pseudo tali), gli amici, i parenti, utilizzando il suo ruolo di pubblico amministratore, vi servono le prove? Per dire che Occhiuto non ha mai versato le tasse, cosa grave per un sindaco, e i contributi ai suoi ex dipendenti, vi servono le prove? Per dire che Mario Occhiuto ha rovinato decine e decine di padri di famiglia, vi servono le prove?

In sostanza identificarsi con uno come Occhiuto che di caratteristiche alla Padre Pio non ne ha, tutt’altro, non è una cosa che si fa nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali. Se poi a questo ci aggiungi che è il sindaco e che ha fatto di tutto per aumentare tasse e balzelli ai cosentini, è la conferma che chi parteggia per lui solo perché lo attacchiamo, è un caso clinico. Perciò non si può prescindere, in questo caso, dalla “Sindrome di Stoccolma”. Tifare per chi ti aumenta le tasse e ti toglie i servizi, è roba alla Tafazzi, non c’è altra spiegazione.

La seconda ipotesi, invece, è quella che più si attiene alla realtà concreta. Più c’è chi tesse le lodi di Mario Occhiuto, spesso fake, anche quando non si dovrebbe, e più i cosentini prendono coscienza della grave situazione che come comunità stiamo attraversando, prendendo spunto da uno storico adagio: chini si vanta sulu è ciucciu di natura. L’attribuzione di meriti che non gli appartengono, enfatizzare doti che non ha, questo sì può creare, più degli attacchi, l’effetto contrario, che è quello che sta succedendo. Autocelebrarsi non sempre paga. E lo spiego con un esempio concreto: leggendo i commenti in coda ad uno dei tanti deliranti post del sindaco, uno in particolare mi ha colpito. A scriverlo un probabile fake, che dice: Non mollate sindaco… Cosenza è diventata meta turistica grazie a voi! Proprio ieri mattina un negoziante entusiasta mi ha detto che a Cosenza, oramai, si parla l’inglese! Una affermazione che ha fatto ridere anche i suoi fan, e che svela il giochetto dell’adulazione a tutti i costi anche scrivendo cose che non stanno né in cielo né in terra, con la convinzione di far presa sull’intera città. Come a dire: più le spari grosse e più la gente ci crede. Non prima però di averla ripetuta almeno un centinaio di volte, fino al punto, così com’è successo ad alcuni fan di Occhiuto, di autoconvincersi di dire il vero. Se mai la prima ipotesi fosse vera la seconda ipotesi con espressioni di questo tipo, ne avrebbe annullato di certo gli effetti. Perché sempliciotti sì, ma non certo fessi. Ed è questo quello che ancora i pochi fan di Occhiuto non hanno capito, ancora sbronzi dei bei tempi che furono e che non sono più, ca ‘cca nisciuno è fesso. Almeno non più, se così è mai stato.