Occhiuto, smettila di spendere soldi per ridicoli Musei e pensa al centro storico (di Pasquale Rossi)

Il rendering del Museo di Alarico

di Pasquale Rossi

La Calabria e la Valle del Crati sono stati, nei secoli scorsi, ripetutamente colpiti da forti terremoti, tanto da essere come la zona a più elevata pericolosità sismica di tutta la Penisola.

Si tratta di terremoti aventi quasi sempre magnitudo superiore a 6.0, accaduti in una regione di dimensioni abbastanza limitate e in un arco cronologico di poco più di tre secoli.

Cosenza e la media valle del Crati si trovano nella Zona di prima categoria sismica e cioè la zona più pericolosa, nella quale possono verificarsi forti terremoti.

cartina dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)
cartina dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Secondo i più recenti studi geologici tutte le costruzioni esistenti sono fuori norma, perché non rispettano le nuove regole edilizie anche per le costruzioni preesistenti e pertanto devono, avrebbero dovuto, essere adeguate alle nuove norme tecniche.

Immaginatevi cosa succederebbe al centro storico di Cosenza, che è già nelle condizioni che mostrano le immagini, se si verificasse un terremoto simile a quello che, stanotte, ha colpito le povere popolazioni del centro Italia. I crolli sarebbero devastanti, le case pericolanti si polverizzerebbero e quelle che ancora non hanno subito danni strutturali seri si danneggerebbero irreversibilmente.

Sarebbe un disastro inaudito perché, insieme alla straziante perdita di moltissime vite umane, avrebbe luogo la cancellazione definitiva della nostra memoria collettiva, della nostra storia.

nuovaIl dato di fatto che la stragrande maggioranza delle costruzioni nel centro antico di Cosenza sia di proprietà privata non esime, però, l’amministrazione comunale dall’intervenire, intanto, per prevenzione sulle case pericolanti, ma, nemmeno, di progettare a medio e a lungo termine un vasto, complesso e costoso piano di recupero integrale di interi quartieri del centro storico.

In alcune città italiane ed europee questi progetti, largamente finanziati dalla UE, sono stati realizzati o in corso d’opera mediante l’acquisto e la rigenerazione, da parte dei Comuni, di interi isolati.

Cosa impedisce a questa amministrazione di fare altrettanto con i fondi POR 2014-2020? È soprattutto inettitudine, ma è anche più facile, e di immediato ritorno mediatico, spendere 7 milioni di euro per erigere un ridicolo, e inevitabilmente privo di contenuti, Museo di Alarico.

Per gli stessi motivi si preferisce progettare, per poi spenderli nel modo che tutti sappiamo, per decine di milioni di euro, un museo di arte contemporanea nell’area della ex fabbrica Mancuso & Ferro.

Ancora più biasimevole sarebbe spendere centinaia di migliaia di euro per “abbellire” Piazza Fera, il cui raccapricciante e inutile rifacimento è già costato 14 milioni, con qualche gigantone creato, scopiazzando J-M. Folon o Sosno, da qualche grande artista autoctono.

Mentre si spendono, o si progetta di spendere, tutti questi soldi che ne sarà dei palazzi e delle case del centro storico? Appartengono a privati cittadini, cosa possiamo fare noi dell’amministrazione comunale?

biancoCome si è già detto sopra è possibile, le risorse economiche potrebbero essere attingibili e si potrebbe avviare uno dei più necessari ed importanti cantieri del Mezzogiorno. Solo costruendo e rigenerando gli edifici secondo precise regole antisismiche si può evitare che gli eventi tellurici, in un terra ad alto rischio come l’Italia e in particolar modo la Calabria, diventino cataclismi devastanti per le persone e per le cose.