Oliverio come Al Capone: incastrato da un reato che non ha commesso

Siamo alle battute finali della vita politica di Mario Oliverio. Uno dei più “longevi” politici calabresi. 40 anni filati di politica percorsi tutti d’un fiato. La caduta della giunta regionale è solo questione di ore, e nessuno la può fermare. Ha amministrato tutto: Comune, Regione, Provincia. È stato deputato, assessore regionale e sindaco. Ha attraversato tutte le metamorfosi del PCI: PDS – DS – PD. Sangiovannese del ’53, Oliverio sin da ragazzo è affascinato dall’idea di uguaglianza portata avanti dai contadini nelle lotte per l’occupazione delle terre, che fa subito sua. Iscrivendosi all’allora Partito Comunista, dove si forma politicamente. Erano anni difficili: miseria e valige di cartone.

Ma la parabola idealista di Oliverio dura poco, a soli 27 anni è eletto, nel 1980, consigliere regionale, e lì capisce che è vero che dai diamanti non nasce niente… ma è anche vero che un diamante è per sempre. I tempi della fame e delle lotte sono finiti. Quella che gli si prospetta davanti è l’occasione perfetta per sistemare le cose. Ha a sua disposizione l’intero apparato burocratico/amministrativo pubblico che può utilizzare come gli pare. Già, perché allora, come oggi, la pubblica amministrazione prima di servire i cittadini doveva e deve servire i politici e gli amici degli amici. Siamo negli anni del craxismo “sciacqua Rosa e viva Agnese”.  Anni d’oro per i ladroni di stato. Tante fortune economiche che resistono ancora oggi, sono nate in quegli anni. Comprese quelle di molti capizzoni del PCI che parteciparono al banchetto di quel periodo, al pari tutti gli altri. Ed è dentro questo quadro, e con in testa chiaro che la politica è arricchimento personale prima di ogni altra cosa, che Palla Palla getterà le basi per la sua più importante impresa politica: costruire l’apparato politico/affaristico/clientelare perfetto.

Da allora Palla Palla non si è più fermato costruendo pezzo dopo pezzo una fitta e capillare rete clientelare, mantenuta con il denaro pubblico, a lui fedele. Se Cetto La Qualunque prometteva un forestale per ogni albero, beh, Palla Palla, a questo risultato ci è andato vicino. Ha sistemato tre quarti del paese, ed ha garantito a tutto un giro di pseudo imprenditori “locali” l’affidamento sistematico di lavori e lavoretti. Fino ad arrivare alla grande imprenditoria: i predoni dei fondi comunitari. La specialità di Oliverio. Trovare risorse comunitarie ed affidarle a sindaci e prenditori amici da sperperare a piacere. Del resto, ieri come oggi, ma un po’ di più ieri, truffare la Comunità Europea era, ed è, un gioco da ragazzi.

Nessuno ha mai controllato l’avvenuta messa in opera di strutture o progetti finanziati dalla UE. E questo perché, spesso e volentieri il controllore e il controllato sono, ed erano, la stessa persona. Una pacchia che è durata parecchio. Un vero capolavoro di architettura truffaldina messa in piedi da Oliverio. Infatti le incompiute sotto l’impero Palla Palla, dai tempi della Provincia ad oggi, sono davvero tante: tutti progetti finanziati dalla Comunità Europea inesistenti o abbandonati, di cui ogni paese è dotato. In ogni paese c’è un’incompiuta, o progetti culturali inesistenti, tipo: finti musei, finte biblioteche, finte ludoteche, finti spacci agricoli, finti percorsi enogastronomici, finti spazi sociali, finte botteghe di artigianato, inesistenti macchinari per la lavorazione del fico, della castagna, del miele, dei pomodori secchi, e gli immancabili palazzetti dello sport e bocciodromi vari abbandonati o incompiuti, sempre presenti nei nostri paesi.

È stato lui l’inventore, ad esempio, del trucchetto dei finanziamenti ai finti agriturismi che in realtà erano e sono delle private abitazioni ristrutturate a gratis con denaro pubblico facendole passare, appunto, per agriturismo. Una genialata. Un mago della truffa. Per non parlare dei bei tempi della Comunità montane: un magna magna senza fine. Strutture pubbliche regalate ad amici e parenti per due soldi, un apparato amministrativo composto da centinaia di parassiti sociali sistemati in comodi uffici a non fare un cazzo, da mantenere, e un fiume di denaro drenato nelle tasche di consulenti, progettisti, e professionisti vari, che nulla mai hanno prodotto per le comunità. Il più squallido tra gli apparati clientelari creati da Palla Palla.

Quelli di Palla Palla sono stati quarant’anni di sistematico saccheggio delle risorse pubbliche, ma a differenza di molti altri suoi compari, ha saputo porre in essere il suo disegno criminoso senza incorrere mai in guai giudiziari, nonostante una condotta politica/amministrativa palesemente delinquenziale. Come le gravissime responsabilità di cui si è macchiato nello scempio della Sibari/Sila, ad esempio, dove ha commesso una montagna di reati, alcuni individuabili ad occhio nudo, ma nessuno gli ha mai imputato o contestato qualcosa. 60 milioni di euro per due chilometri di strada mai finiti, sistemati nel mezzo di una montagna che collega il niente col nulla. Uno scempio economico e ambientale che si vede, come detto, ad occhio nudo.

L’impunità di Oliverio, garantita da diversi suoi accoliti in buoni rapporti con le procure, si è infranta, però, qualche mese fa, quando la Dda di Catanzaro a firma Gratteri gli ha notificato un obbligo di dimora per abuso d’ufficio per i noti fatti legati all’imprenditore Barbieri (il costruttore di piazza Fera/Bilotti) e ai suoi legami con mafiosi, in merito ad alcuni appalti quali la sciovia di Lorica e l’aviosuperficie di Scalea. L’inizio del suo declino. Uno dei motivi che ha fatto dire a Zingaretti, futuro segretario del Pd: nessuno dei “vecchi” sarà più ricandidato. E l’annuncio di altri guai giudiziari in arrivo ha fatto il resto: il fuggi fuggi generale. Anche se va detto che questa azione giudiziaria mossa nei suoi confronti ricorda un po’ la paradossale vicenda giudiziaria di Al Capone: non potendolo arrestare per omicidio, stragi, furti, rapine, gioco d’azzardo, vendita di alcolici, tangenti, corruzione, perché nessuno aveva il coraggio di accusarlo, la polizia lo incriminò per evasione fiscale.

Ecco, Palla Palla ha commesso di tutto nella sua lunga carriera politica, vedi lo schifo che ha fatto, ad esempio, con i finanziamenti concessi alla compagna, la signora Toman, ma non certo quello che gli accusa la Dda di Catanzaro sull’affaire Barbieri, piazza Fera /Bilotti, dove l’unico che aveva rapporti con l’imprenditore e la mafia era Occhiuto.

Se davvero avessero voluto incastrare Palla Palla su cose serie e concrete, sarebbe bastato, agli investigatori, perquisire gli uffici del suo braccio operativo, l’ingegnere Soda, per scoprire, nelle sue carte, oceani di reati e di truffe, ma non l’hanno fatto. E va bene anche così: anche se questo reato Palla Palla non l’ha commesso, l’obbligo di dimora vale per tutto quello che ha commesso in passato e che nessuno gli ha mai contestato.  E per una volta siamo pari. E poi conviene anche a lui: meglio essere ricordato come il politico cacciato per per un abuso di ufficio che il politico cacciato per aver ridotto i calabresi alla fame. Come Al Capone, che sarà ricordato per evasore fiscale e non come assassino. Almeno per la giustizia.

Caro Palla Palla, a mai più rivederci.