Omicidio Bergamini, la posizione della Maserati e la testimonianza di Ranzani

La posizione della Maserati di Denis Bergamini acquisisce oggi un rilievo decisivo e purtroppo all’epoca delle indagini rimase una nebulosa totale dove si trovasse l’auto prima e dopo la morte di Bergamini.

Alla luce delle nuove rilevazioni di Infantino (dichiara di non aver mai visto la Maserati davanti al suo ristorante) possiamo fondatamente concludere che la Maserati non si spostò dal luogo teatro dei fatti.

D’altra parte, osserviamo che già nel processo di primo grado davanti al pretore di Trebisacce tale circostanza era misteriosamente sparita: nessuno più ne parlava. Era rimasto così: un elemento utilizzato nei primi giorni dopo la morte di Bergamini e poi abbandonato!

Al dibattimento il brigadiere dei carabinieri più corrotto d’Italia ovvero Francesco Barbuscio, che comandava la stazione di Roseto, finalmente chiarirà dove aveva rinvenuto la Maserati al suo arrivo sul posto: non più come aveva scritto nei suoi verbali davanti al camion e nemmeno presso il locale di Infantino (allo stesso tempo!) ma dove si trovava davvero la vettura di Denis.

Dichiara Barbuscio: “Mi recai sul posto e sul lato destro della carreggiata c’era una Maserati turbo e dopo un autocarro il corpo senza vita di Bergamini“. Tale dichiarazione sembra ricalcare quanto indicato da Isabella Internò e Raffaele Pisano il 18 novembre 1989. La Internò dichiarava: “Ho messo in moto l’auto portandola sulla sede stradale credendo di trovarlo in vita”. Pisano dichiarava: “Appena ho fermato il mezzo, sono stato raggiunto dall’auto che stava nel parcheggio, dalla quale è scesa una ragazza che mi ha avvicinato dicendomi: “E’ il mio ragazzo, si è voluto suicidare”.

Molto diverse sono invece le loro dichiarazioni rese al dibattimento.

Raffaele Pisano rende dichiarazioni ambivalenti ed estremamente confuse. “Ho sentito bussare alla macchina dopo l’incidente. Si è mossa dalla macchina ed è venuta verso il mio camion. La ragazza forse spostò la macchina dopo il camion”.

Dunque, la ragazza si muove dalla macchina, non indica che arriva con la macchina ma che si sposta lei. Poi, a domanda, non sapendo più cosa dire, afferma che “forse” spostò la macchina dopo il camion. Insomma, non si capisce nulla. 

Tranchant è invece la deposizione di Isabella Internò al dibattimento nell’udienza del 30 maggio 1991. Isabella la Maserati quella sera non l’ha mai spostata, non l’ha mai guidata in vita sua, l’auto è rimasta nell'”aiuola”…

Questa seconda versione smentiva clamorosamente quanto aveva indicato in precedenza con tanta sicurezza. Perché? Un motivo esiste.

Ormai non c’è più spazio per fare spostare la Maserati. Al processo di primo grado è pacifico sulla base sia della consulenza Coscarelli sia soprattutto dell’autopsia di Avato che il corpo di Bergamini non è stato trascinato. E allora la piazzola è dilatata fino all’inizio del guard-rail e allora non c’è più spazio per spostarsi con la Maserati e non c’è più motivo alcuno (se anche ci fosse spazio) per spostarsi con la Maserati per fare 10 metri…

Ormai, nel 1991, al processo l’immaginifica tesi che tutto risolveva di Barbuscio è definitivamente tramontata e tutti lo sanno: non c’è stato il trascinamento del corpo di Bergamini per 60 metri. Ergo, il punto di impatto si “sposta” e la Maserati rimane ferma! Come per incanto. Allora ecco che la posizione finale della Maserati, da ininfluente perché spostata nell’immediatezza e addirittura “andata” al locale di Infantino e poi tornata indietro, diviene di rilievo decisivo.

Dove si trovava davvero la Maserati? Dove dichiara al processo Barbuscio, dietro il camion o nell’aiuola, come indica Isabella?

Se la Maserati fosse davvero rimasta nell'”aiuola”, come vorrebbe la Internò, certo nessuno dei soccorritori l’avrebbe spostata per portarla sulla sede stradale. L’osservazione è ovvia.

Viceversa, qualora fosse stata sulla sede stradale, è possibile che qualcuno l’avesse spostata a lato della strada.

LA DEPOSIZIONE DI ROBERTO RANZANI

Roberto Ranzani

Il direttore sportivo del Cosenza Calcio Roberto Ranzani, appena appresa la tragica notizia, parte da Rende insieme all’allenatore in seconda Sergio Pini. Ecco quanto dichiara al pm il 29 novembre 1989. 

“Giunti sul posto, ho potuto constatare che purtroppo la notizia era vera. Ho trovato il cadavere di Bergamini sull’asfalto in prossimità delle ruote di un camion fermo sulla carreggiata ad un metro e mezzo dal guard-rail. L’auto di Bergamini era a circa una decina di metri dietro il camion”.

Quindi, sulla sede stradale ma distante dal camion, esattamente dove l’aveva lasciata quando è stato aggredito o quando ha provato a fuggire. E qui trovano riscontro quelle strane tracce di diversi pneumatici, rilevate dal medico legale Coscarelli, che non erano le tracce di trascinamento del corpo (come avrebbe preteso Barbuscio) ma erano qualcosa di ben diverso che indicavano una sola cosa: nel tratto di strada subito dopo il termine della piazzola era successo qualcosa per cui Bergamini era stato costretto a fermare la Maserati sulla strada, ad abbandonarla lì prima di essere ucciso.