Omicidio Bergamini, una verità sempre più schiacciante: la glicoforina inchioda gli assassini

Il pilastro fondativo della nuova indagine sull’omicidio di Denis Bergamini è l’incidente probatorio dell’11 luglio 2017 successivo alla riesumazione del cadavere. La superperizia conferma che Denis Bergamini è stato ucciso e si era già abbattuta come un macigno sulla testa della mantide di Surdo, al secolo Isabella Internò, accusata dell’omicidio volontario aggravato del nostro Campione. Si è perso ancora tempo perché lo stato deviato ha ritenuto opportuno togliere di mezzo il procuratore Facciolla ma – nonostante il tempo perduto – la verità viene sempre a galla.

Le udienze del 25 ottobre 2022 e del 9 gennaio 2024 del processo Bergamini che hanno visto protagonisti i medici legali Vittorio Fineschi, Margherita Neri e Roberto Testi sono state in un certo senso “rivoluzionarie”. In quello stesso Tribunale, nel quale una procura inetta, assente e corrotta ha permesso che lo stato deviato occultasse per così tanto tempo la verità e la giustizia, tre medici legali l’hanno urlata con certezza scientifica e senza tema di essere smentiti. Mentre l’avvocato scelto dai poteri forti per difendere la moglie del poliziotto intrallazzato con gli innominabili faceva sorridere amaramente tutta la platea dimostrando non solo quanto è incapace e grezzo ma soprattutto la miseria umana di chi – non sapendo più che cosa inventarsi – sosteneva che Bergamini (non si capisce su quale base) potesse essere malato di… Aids. Piccoli uomini che stanno per essere smascherati, poca roba.

In aula il professore Fineschi ci ha ribadito come il corpo di Denis avesse “parlato” nel corso di quella riesumazione. Denis aveva lasciato di stucco i suoi ospiti: il suo corpo si è corificato, sfidando e battendo il tempo trascorso. Non un semplice ammasso di ossa, come si attendevano gli esperti pronti a compiere gli esami per dare risposte scientifiche alle cause del decesso, ma una salma integra, con pelle e tessuti. Il colore giallastro bruno, conservata così bene da sembrare in cuoio conciato. C’erano ancora gli occhi a fissare il vuoto, i muscoli, la cute e tutto il resto.

Dall’enciclopedia Treccani, corificazione: Acquisizione dei caratteri del cuoio da parte della pelle dei cadaveri rinchiusi in casse metalliche; è dovuta a processi chimici (disidratazione, polimerizzazioni) che provocano una coagulazione irreversibile della cute a cui consegue un’indefinita conservazione della salma.

“Signor giudice, è stato un aspetto fortunato e drammatico allo stesso modo”, spiegava in aula il dottor Antonello Crisci. Oggi Crisci non c’è più, è scomparso prematuramente ma restano ancora tanti altri testimoni di quel “miracolo” che ha smascherato la mantide e i suoi complici. La riesumazione e poi l’incidente probatorio hanno cambiato la storia di un giallo incredibile. A uccidere Bergamini è stata un’asfissia meccanica violenta. I complici di Isabella Internò l’hanno soffocato prima di stenderlo sulla strada per inscenare il falso suicidio.

E’ stato allora che abbiamo imparato a conoscere la glicoforina. E’ una proteina di membrana dei globuli rossi usata a livello internazionale da tutti gli anatomopatologi impegnati a dimostrare una vitalità presente nelle lesioni. Come prova scientifica è entrata nei tribunali americani, tedeschi, spagnoli. Ovunque. La sua azione è semplice: colora la parte “vitale” di osso, muscolo e tessuto se trova tracce di sangue di una persona viva. In caso contrario dà risultato negativo.

Vittorio Fineschi è colui il quale ha fatto conoscere la glicoforina in Italia ma un contributo decisivo lo hanno dato le perizie firmate dai professori Giorgio Bolino e Roberto Testi che indicavano l’asfissia meccanica violenta come causa probabile della morte, ma ancora senza supporto scientifico. Seguendo quella traccia sono stati eseguiti esami su tutto il corpo del giocatore, ma soprattutto su laringe e lingua, che erano rimaste fuori dall’autopsia effettuata nel gennaio 1990 dal professore Avato. La glicoforina ha fatto il resto: si è illuminata proprio nella zona della trachea (dove c’era un piccolo versamento ematico dovuto all’azione dell’asfissia) restando buia nella profonda breccia causata dal camion.

Gli altri test (la zona polmonare dilatata, in cerca disperata di ossigeno che non arrivava più) hanno completato il nuovo scenario: Bergamini è stato prima stordito con del cloroformio (o una sostanza simile impossibile da rintracciare col passare dei giorni), poi soffocato in modo soft forse con un sacchetto di plastica e infine fatto sormontare parzialmente dalla ruota del camion, per simulare il suicidio. Questa è la verità finalmente supportata dalla scienza e finalmente urlata senza timore nel porto delle nebbie. Il processo sta facendo emergere una verità e delle prove sempre più schiaccianti: la sentenza si avvicina sempre di più.