Omicidio Bruni: i pentiti Bruzzese e Lamanna condannati a 11 anni anche in Cassazione

Franco Bruzzese

I pentiti Franco Bruzzese e Daniele Lamanna, accusati di essere rispettivamente il mandante e l’esecutore dell’omicidio di Luca Bruni, figlio del boss Francesco Bruni, alias “Bella Bella”, sono stati condannati a 11 anni di reclusione anche dalla Cassazione, ragion per cui – almeno per loro – si chiude definitivamente questa vicenda giudiziaria. I ricorsi dei due imputati sono stati ritenuti inammissibili. 

La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni della Corte d’Assise di Cosenza (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo, a latere Francesca De Vuono) e della Corte d’Appello di Catanzaro, che erano state pronunciate tra l’estate e l’autunno del 2016.

arrestolamanna Del delitto, in cui sono stati condannati i due che hanno ottenuto benefici dal momento che sono collaboratori di giustizia, sono accusati anche Maurizio RangoAdolfo Foggetti (collaboratore di giustizia da tempo) ed Ettore Sottile, che però hanno scelto di ricorrere al rito abbreviato.

Adolfo Foggetti e Maurizio Rango

Rango è stato condannato all’ergastolo e Foggetti (anch’egli pentito) a 6 anni di reclusione anche per altri reati. Sottile, invece, resta indagato in attesa di giudizio.

In un altro processo, svoltosi pure con il rito abbreviato, Francesco Patitucci è stato condannato a 30 anni di reclusione.

Per Bruzzese e Lamanna il pm della Dda Pierpaolo Bruni aveva chiesto nove anni di carcere tenendo conto delle attenuanti previste per i collaboratori di giustizia. La Corte d’Assise di Cosenza aveva revocato la costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero dell’Interno.

Luca Bruni era un personaggio scomodo e ingombrante. La sua presenza metteva a forte rischio la pax mafiosa in città, siglata a prezzo di tanto sangue dal 2006 in poi.

L’omicidio di “Bella Bella”, per quanto sia avvenuto molti anni prima, è sempre stato lo spartiacque nel determinare situazioni di forza. Quando Luca Bruni, nel 2011, esce di galera, chiede a muso duro alla Cosenza Criminale di riavere quello che gli spetta, Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti vengono individuati da Ettore Lanzino come coloro che devono portare a termine una missione delicatissima.
Sono loro che devono attirarlo in trappola perché Lanzino non può vivere nel terrore di un attentato.
Gli dicono che Ettore Lanzino e Franco Presta lo vogliono incontrare e gli danno un appuntamento che sarà fatale. Luca Bruni non riesce a salvarsi, forse ci avrà pensato che era un’imboscata ma alla fine è andato incontro alla morte.
Luca Bruni in realtà predica pace e si spende per mantenere le alleanze, formalmente non ha fatto nulla per giustificare un’esecuzione così rapida ma il desiderio di vendetta è sempre dietro l’angolo. E Daniele e Adolfo rinnegano anni di amicizia e di assalti ai furgoni portavalori blindati perché potrebbero fare un altro salto nella loro scalata.
Si dice che Lanzino gli avrebbe promesso tutti i soldi che invece sarebbero toccati a Luca Bruni. Li seduce con il denaro, secondo il racconto di Adolfo Foggetti. Toccherà a Daniele Lamanna dirci se è vero o no. Ettore Lanzino, dal canto suo, ha già avuto modo di negare con decisione che l’ordine di uccidere Luca Bruni l’ha dato lui. Se n’è sempre tirato fuori con decisione. Daniele ci dirà.
Quello che è certo, invece, è che l’omicidio di Luca Bruni segnerà l’inizio della fine di un altro periodo. Un altro bivio.

Luca Bruni
Luca Bruni

Il figlio di “Bella Bella” affronta il suo destino a testa alta. Prima di sparire per sempre, Luca Bruni ha voluto incontrare suo cugino Ernesto Foggetti, adesso pentito, che fu l’ultimo a vederlo vivo. Era il 3 gennaio 2012.

Un privilegio che gli ha consentito di raccogliere i dubbi e i timori della futura vittima.

“Mi ha abbracciato in modo forte e deciso. E poi mi ha sussurrato in un orecchio che quella sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti. Era abbastanza teso, parlava tra i denti e con voce flebile. Ciò sicuramente per il fatto che l’incontro al quale doveva partecipare era in realtà una trappola mortale”.

Luca Bruni dice a Ernesto Foggetti che è stato invitato a un vero e proprio summit con Maurizio Rango, Franco Bruzzese, Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna al quale avrebbero partecipato anche gli allora latitanti Ettore Lanzino e Franco Presta. Ma a quell’incontro probabilmente Luca Bruni non ci è arrivato vivo.

Bruni capisce di essere stato attirato in una trappola ma non riesce a spiegarsi la posizione di Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna. E comunque ha già deciso che andrà incontro alla morte perché è un uomo d’onore e non può sottrarsi al suo ruolo.

“Lasciò il telefonino nella tasca dell’auto e si diresse a piedi verso via Bari a Roges di Rende. Gli ho chiesto se dovevo accompagnarlo ma mi ha risposto di no perché Adolfo e Daniele lo aspettavano là vicino”.

Adolfo Foggetti spiega lo scenario all’indomani della sparizione di Luca Bruni.

Quando si sparse la notizia della collaborazione di mio cugino Ernesto Foggetti, io Lamanna e Rango esternammo preoccupazione in quanto avevamo saputo da F. R. che Ernesto Foggetti aveva accompagnato all’appuntamento presso il bar +++++ Luca Bruni.

Intendo precisare che quando io e Lamanna incontrammo Luca Bruni innanzi al bar, lo stesso Luca Bruni era solo. Il giorno dopo l’omicidio, invece, il nipote di Luca Bruni che si chiama F. R., mi venne a prendere a casa insieme ad un ragazzo che si chiama F. e che è stato di recente arrestato per una estorsione di poche centinaia di euro. I due erano a bordo di una Ford Kuga di colore nero, a bordo della quale salivo.

F.R. mi diceva che i familiari di Bruni sapevano che lo stesso Luca aveva avuto, il giorno della scomparsa, un appuntamento con me e Lamanna e ci diceva che a quell’appuntamento era stato accompagnato da Ernesto Foggetti. Io, per come avevo concordato con Lamanna e Rango, confermavo che, effettivamente, il giorno della scomparsa, insieme a Lamanna, avevo incontrato Luca Bruni, in quanto avremmo dovuto accompagnarlo ad una riunione cui avrebbero partecipato Rango, Franco Bruzzese, Ettore Lanzino, ed altri.

Sempre per quanto concordato con Lamanna, aggiungevo che l’incontro con Luca Bruni era durato pochi minuti perché la programmata riunione non si era tenuta. Lo stesso Lamanna mi riferiva che, nei giorni successivi all’omicidio, era stato avvicinato da Ernesto Foggetti che gli chiedeva spiegazioni circa la scomparsa di Luca Bruni, Lamanna si limitava a dirmi che aveva consigliato ad Ernesto Foggetti di non fare troppe domande altrimenti sarebbe stato meglio avesse abbandonato Cosenza.

Lo stesso Ettore Sottile mi diceva che aveva parlato con Ernesto Foggetti che chiedeva spiegazioni in relazione all’omicidio di Luca Bruni. Non sono stato curioso di sapere il contenuto del dialogo tra Sottile ed Ernesto Foggetti in quanto evitavo di parlare dell’omicidio di Luca perché temevo di determinare intercettazioni compromettenti.

L’omicidio Bruni è stata una vicenda gestita esclusivamente all’interno della cosca Zingari, Bruzzese Franco determinava me e Lamanna ad eseguire questo omicidio in quanto temeva che Luca volesse prendere il comando del nostro gruppo, subentrando al fratello Michele.

In particolare Bruzzese temeva che, ove fossimo stati arrestati, Luca avrebbe assunto un ruolo di egemonia senza riconoscerci neanche tutti i proventi delle attività criminali. L’ulteriore argomento della prospettata collaborazione dei fratelli Bruni, si vociferava che sia Michele che Luca avevano intenzione di pentirsi, è valso a convincerci, ulteriormente della necessità di ammazzare Luca Bruni. Sebbene potessimo eseguire l’omicidio autonomamente, abbiamo ritenuto opportuno avvertire coloro i quali si riconoscevano nel gruppo Lanzino.

Ricordo di una prima riunione, avvenuta nell’estate precedente all’omicidio, in concomitanza ad un permesso fruito dal Bruzzese, svoltasi presso la sua abitazione, cui partecipammo io, Rango F.P.. Lamanna non c’era perché era detenuto. In quell’occasione esponemmo a F. P. il nostro proposito, senza dare molte spiegazioni né tantomeno F.P. ne chiedeva perché gli esponenti del clan Lanzino avevano ragione di odiare tutti gli esponenti del clan Bruni.

Nell’autunno dello stesso anno, quando Bruzzese tornava libero, a casa di Rango si teneva una seconda riunione cui partecipavamo oltre a me: F.P., F.P., Rango Maurizio, Bruzzese Franco, il quale voleva vedere le pagine concernenti gli atti del processo Telesis da cui emergeva il proposito collaborativo dei fratelli Bruni. Ricordo che F. P, e F.P pretendevano di avere le copie di questi atti che, evidentemente, dovevano mostrare ai latitanti Presta e Lanzino, io stesso facevo le fotocopie in una vicina copisteria.

Voglio precisare che la copia di cui sto parlando veniva richiesta a me direttamente da F.P. Anche quando si è sparsa la voce della collaborazione di Mattia Pulicanò, abbiamo avuto paura di essere arrestati per l’omicidio Bruni in quanto Rango ci aveva confidato di avere, a sua volta, confidato allo stesso Pulicanò di essere stato l’assassino di Luca Bruni. Secondo quanto ci disse, Rango si era limitato a dire a Pulicanò: “siamo stati noi”. Conosco Pulicanò quale responsabile delle forniture di cocaina agli spacciatori per le zone di Settimo di Montalto e di Lattarico in nome e per conto di R. P. Evidentemente, chiedevo spiegazioni a Rango del fatto che se si fosse vantato dell’omicidio consumato con Pulicanò, Rango mi rispondeva che, avendo verificato che Pulicanò era un uomo di fiducia di R. P:, mai avrebbe immaginato avesse intrapreso la strada della collaborazione.