Paola 2022. “Dinamite” Di Natale scassa la coalizione: Cassano non più in corsa

Fonte: Marsili Notizie (Dinamite Di Natale)

Come la celeberrima “Tela di Penelope”, la coalizione sorta dall’apparentamento di svariate compagini del centrosinistra paolano, ancora una volta è stata ordita al mattino per essere disfatta alla sera.

Così, in un battito di ciglia – a meno di inimmaginabili passi indietro – l’intero apparato predisposto per condurre la campagna elettorale sotto la guida dell’ex vicesindaco Antonio (Tonino) Cassano, s’è sciolto come neve al sole. Malgrado le resistenze messe in atto da chi all’ambizione personale ha sempre anteposto il bene collettivo, la frenesia dell’accaparramento individuale ha prevalso, facendo saltare ogni schema ragionevolmente condivisibile e, si vocifera, anche le staffe del candidato in pectore.

È svanita dunque l’opportunità di vedere sul campo la forza esprimibile da una coalizione apparentemente coerente, dove l’unica nota sopra le righe era rappresentata – paradosso dei paradossi – dal Partito Democratico, che oltre al gravoso passato da forza di governo (fino a quasi tutto il 2021 era parte integrante dell’amministrazione Perrotta), è anche un soggetto politico che a Paola viene identificato nell’azione del suo più ingombrante esponente, vale a dire Graziano Di Natale, ex presidente del consiglio comunale, ex consigliere e presidente (f.f.) provinciale e – soprattutto – ex consigliere regionale.

Già dall’annuncio dell’investitura di Tonino Cassano quale candidato unitario della coalizione, qualcosa era suonato stonato, perché la notizia – oltre alle 3 righe dedicate da una sola testata cartacea – è stata perlopiù diffusa sul web, quasi a denotare una certa “fretta” nell’annunciare qualcosa che – comunque – non ha mai trovato conferme ufficiali in parole del diretto interessato, forse consapevole fino all’ultimo momento che, quando c’è di mezzo il PD di Di Natale, ogni tipo di sorpresa può essere dietro l’angolo.

E così è stato.

Secondo alcune ricostruzioni autorevoli, cercata e trovata la “lana caprina” nella presunta incompletezza di almeno una lista a supporto della coalizione, l’avvocato democratico – celebre per essere uno che “non molla” – avrebbe dimostrato un’irremovibilità talmente intensa da non lasciare in piedi nessuna opzione diversa dal “forfait”. Un comportamento di difficile interpretazione, analizzabile (forse) solo tenendo presenti i pronostici plausibili a partire dalle potenzialità di ciascuna delle liste componenti la coalizione a sostegno di Cassano che, nello scenario di una sconfitta precedente o successiva al ballottaggio, non avrebbe garantito l’elezione in consiglio del Di Natale.

L’esito di questa vicenda non è stato una sorpresa per chi, da anni, ne rendiconta le gesta, che in questo verso sbarazzino lo hanno già visto protagonista a iosa di azioni “pro domo sua”. Esemplare – ai tempi in cui la “pugna” contro l’amministrazione Ferrari era giunta al suo culmine – la partecipazione ad un Consiglio Comunale che, senza la sua presenza, avrebbe decretato la fine anticipata del mandato al centrodestra (durato poi fino al suo termine naturale). Ma all’epoca c’era in ballo il “consilierato” provinciale, che d’amblé sarebbe svanito se il Comune fosse caduto (con tanti bei saluti alla carriera conseguente, giunta fino alla “facente funzioni presidenza”). I tempi più recenti confermano il ritratto sin qui tracciato, con lo schizofrenico rapporto instaurato con l’attuale primo cittadino paolano, del quale fu dapprima determinante supporter (la corrente “dinataliana” è arrivata ad avere ben 6 elementi nella maggioranza “di salute pubblica”) e successivamente il più accanito oppositore (giunto fino all’organizzazione della “raccolta firme” per mandare tutti a casa), solo perché le elezioni regionali di Ottobre hanno avuto un esito negativo (anche se l’ipotesi di un Mimmo Bevacqua eletto al Parlamento alle prossime politiche, lascia accesa una flebile speranza di “rientro” come primo dei non eletti).

Meravigliarsi di come sono andate le cose, quando c’è di mezzo colui che nelle pubbliche sortite si fa anticipare dal “siamo dinamite” di Eros Ramazzotti, sarebbe da ingenui. L’instabilità del tritolo, almeno stavolta, fortunatamente non ha sorpreso gli “addetti ai lavori”, che ne hanno disinnescato la carica anzitempo, facendo implodere l’ordigno che, altrimenti, avrebbe rischiato di bruciare la quasi totalità dei punti di riferimento sul versante del centrosinistra cittadino. E con essi anche il buon nome di Tonino Cassano.

Comunque, se le cose non hanno funzionato, è stato meglio lasciarsi prima del matrimonio. Un remake degli ultimi 5 anni non sarebbe stato possibile.