Pd, il caso Cosenza manda nel panico big e scagnozzi. Da “Pecoraro o muerte” alla querela a Iacchite’

Carletto e Madame Fifì

Nel Pd si sta consumando uno scontro titanico. Ieri mentre il capo dello stato giurava a Camere riunite, tutto lo stato maggiore Dem aveva un solo pensiero: il congresso Pd di Cosenza!

Sono state ore di grida, risse e carte da mandare a Roma. Boccia è considerato espressione diretta di Letta, una eventuale vittoria del candidato Pecoraro con il 70 o addirittura l’80 per cento sarebbe considerata una gravissima sconfitta di Letta. Una cosa che non può essere consentita nella federazione provinciale del Pd più importante del Mezzogiorno per storia e numeri di iscritti dopo Napoli e Bari e che avrebbe ripercussioni sull’intero Pd nazionale.

Ecco perché anche gli eurodeputati (gli unici eletti in collegio macroregionale che riguarda tutto il Mezzogiorno) come Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo e grande amica di Madame Fifì, Andrea Cozzolino, eurodeputato ed ex assessore regionale di Bassolino in Campania, di cui Pecoraro è considerato il figlio politico (Pecoraro ha la protezione di Bassolino a Napoli) sono stati chiamati nella discussione. E infatti sono stati proprio loro tre, in accordo con il commissario Gentiloni, come avevamo già scritto, a proporre per primo Pecoraro. Insomma, Pecoraro si sta dimostrando un figlio molto più spregiudicato del padre (ed è quanto dire) e ancora più forte in tema di ragnatele di opachi rapporti con i poteri forti.

Di conseguenza, veniva convocata una riunione di emergenza della Segreteria nazionale del Pd. I generali “tromboni” del Pd Cosenza Franco Iacucci e Carlo Guccione, ormai schiavizzati e tenuti con la catena al collo dalla solita Madame Fifì, sono quindi stati messi alle strette dal Pd nazionale, che ha chiesto loro di ritirare ufficialmente il nome di Pecoraro. La minaccia sarebbe stata il rinvio del congresso. Iacucci e Guccione, che notoriamente hanno un coraggio simile a quello dei… “conigli”, a questo punto hanno aperto la strada ad una soluzione unitaria, mollando l’ipotesi Pecoraro.

E a questo punto è successo l’incredibile. Pecoraro, che era considerato loro fedelissimo e che nessuno riteneva in grado di ribellarsi alla magara di Grimaldi, avrebbe rifiutato di ritirarsi mandando a quel paese anche la maga del bene e minacciando di andare avanti ad oltranza sulla sua candidatura, anche contro di loro. Il panico s’è impossessato dei poveri pidioti…

Allora è partito il walzer della trattativa. Pecoraro è stato convocato dai ministri Pd Orlando, Guerini e Franceschini. Glì è stato chiesto di ritirarsi molto bruscamente e lui si sarebbe rifiutato. A nulla sono valse le promesse di fare il segretario cittadino e qualcuno dice anche la candidatura al proporzionale per la Camera dei Deputati. Del resto, Pecoraro non è stupido e sa che nessuno oggi è in condizione di garantirgli una candidatura in Parlamento.

Il no di Pecoraro ha fatto saltare dunque l’accordo unitario che era stato fatto sulla sua testa con Bevacqua sulla segreteria provinciale che prevedeva l’elezione a segretaria provinciale di una anonima assessora di Acri. Il no di Pecoraro ha inoltre aizzato una rivoluzione interna nelle stesse aree di Guccione, Iacucci ma anche di Ferdinando Aiello (che sta sempre alla finestra con i suoi “mezzi” uomini), che avrebbero accusato i colonelli di defezione.

Il presidente del Consiglio comunale di Cosenza Mazzuca e il sindaco di Spezzano Monaco avrebbero sostenuto la linea “Pecoraro o muerte” (poveri noi) e avrebbero mollato (o fatto finta di mollare) i “padroni” per passare con la resistenza dei nuovi “pecorariani”. Il tutto  mentre l’ex deputata Stefania Covello scoppiava in lacrime per essere stata costretta a tradire il suo figlioccio Pecoraro, ex suo capostruttura alla Camera nel 2014, per amore di Boccia e la vicesindaca di Cosenza Maria Pia Funaro avvertiva svenimenti con tanto di attrezzature medice per rianimarla. Insomma, siamo alle comiche. Nel frattempo, anche al Comune di Cosenza hanno sospeso le attività per collegarsi con Roma nel panico con la fronda di Incarnato pro Maria Locanto e Franz sulla linea viva Pecoraro… Scene da film horror, altro che panico…

E qui sarebbe stato tirato in ballo anche Iacchite’. I nostri articoli hanno creato un certo nervosismo nei dirigenti del Pd a Roma e nella chat del Pd di Cosenza è stato chiesto a Pecoraro di sporgere querela per diffamazione. Qui, forse, Pecoraro resuscitato improvvisamente dallo spirito di Robespierre (sembra uno scherzo ma è tutto vero!), ha gridato che la stampa è libera e che avrebbe rispettato il diritto di critica politica senza presentare denuncia perché contrario ai reati di opinione e – udite udite – “al carcere per i giornalisti”. Il fomentatore, allora, che si crede furbo e “malandrino”, gli ha fatto notare che suo padre ha già denunciato Iacchite’ e Pecoraro junior, per nulla intimorito (d’altra parte il fomentatore non fa paura manco a… Incarnato) ha ribattuto che il padre sbagliò a farlo 6 anni fa lasciando interdetti i più e a dirla tutta anche noi che lo abbiamo appreso. Facilissimo individuare l’aizzatore (una mezzacalzetta che da sciacquino di Guccione ora è diventato zerbino di Ferdinando Aiello) molto meno chi avrebbe indotto il rampollo a più miti consigli e chiunque sia (fosse anche il padre da Hammamet) non possiamo che ingraziarlo e anticipargli che al momento opportuno ci sdebiteremo.

Nel frattempo, al capogruppo Pd al Parlamento europeo Benifei e alla capogruppo Pd Malpezzi è stato dato mandato di proseguire le consultazioni con Pecoraro, che però sarebbe irremovibile e con lui i sindaci della Presila e il gruppo del Pd in consiglio comunale a Cosenza, che continua a far finta di litigare con Madame Fifì. Tutto può succedere, pare che ci sia più attesa per vedere come va a finire la storia del Pd di Cosenza che per il vincitore del Festival di Sanremo. Chi vivrà, vedrà e noi naturalmente vi terremo aggiornati. Come sempre.