Pier Silvio ordina, Giorgia esegue: sconti a Mediaset

(DI GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – Uno sconto sui costi di doppiaggio e di produzione di serie e film europei. Meno obblighi di investimenti e programmazione per film e serie italiane, ma anche sull’obbligo di acquistare opere cinematografiche appena uscite. E regole che devono valere per tutti: servizi di media generalisti e piattaforme streaming. Nel nuovo Testo Unico sui Servizi Media Audiovisivi (Tusma) in discussione nelle commissioni Trasporti e Cultura della Camera, la maggioranza di destra si prepara ad accontentare le televisioni generaliste contro le nuove piattaforme streaming che stanno provocando scompensi nel duopolio Rai-Mediaset entrando nel mercato pubblicitario.

Nel parere che sarà votato oggi dalla maggioranza in commissione Cultura della Camera, che Il Fatto ha letto, vengono accolte le principali richieste di Mediaset fatte al governo durante la discussione parlamentare: a fine gennaio in commissione a Montecitorio era stato ascoltato il direttore delle Relazioni Istituzionali di Mediaset, Stefano Selli, che aveva consegnato ai deputati una memoria con le istanze del Biscione. Ora, nel parere parlamentare che sarà trasmesso al governo, in particolare vengono recepite dai partiti di maggioranza le richieste di maggiore flessibilità su investimenti e programmazione che riguardano film e serie italiane e di nuova uscita. Un piatto che vale tanti soldi per Mediaset per continuare a competere con i grandi player dello streaming come NetflixPrime Video e Disney.

Il primo correttivo che viene accolto è quello che riguarda le “Quote europee di programmazione e investimento”, cioè la soglia di investimenti che secondo la legge attuale ogni media diverso dal servizio pubblico deve destinare a produzioni di serie, fiction e film europee e italiane. Oggi questa quota per le produzioni indipendenti è fissata al 12,5% e il Biscione chiedeva di calcolare diversamente la soglia: non più in base agli introiti netti annui ma sulla programmazione e che in questa quota venissero inseriti anche i fondi per l’acquisto di serie e film italiani, per il doppiaggio e per la promozione pubblicitaria. Una richiesta accolta in toto dalla maggioranza di destra e che per Mediaset vale tanti soldi.

In secondo luogo, nel parere di maggioranza che sarà votato oggi, si stabilisce un principio per gli obblighi relativi agli investimenti. La destra chiede al governo di “valutare una razionalizzazione e rimodulazione in termini di maggiore flessibilità e certezza degli adempimenti posti in capo agli operatori”. Una sintesi che ricalca la richiesta di Mediaset nella memoria depositata in commissione in cui si parlava di “eccessiva rigidità” nel testo approvato dal Consiglio dei ministri.

La terza istanza che viene accolta è l’abbassamento delle quote di investimento obbligatorio per serie, film e fiction europee e italiane indipendenti. Una norma che riguarderà solo le tv private e non le piattaforme: si passa da una soglia del 12,5% al 10% per l’investimento in film e fiction, ma anche dal 3 all’1,75% sull’acquisto di opere cinematografiche di produzione italiana.

Nel parere della maggioranza invece non sono state accolte le richieste di Mediaset sull’abbassamento delle sanzioni per chi non rispetta gli obblighi sugli investimenti e quella sull’esclusione del ministero della Famiglia su regole e possibili sanzioni sulla fascia protetta. Questioni minori che non riguardano soldi. Diverso è invece la richiesta di Mediaset di eliminare la sotto-quota di investimenti per i cartoni italiani: su questo la maggioranza non ha ancora deciso.

Un parere che è stato scritto dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che si è imposto sulla Lega anche sulle quote di investimento che riguardano le piattaforme streaming. Queste ultime, con l’appoggio del Carroccio, chiedevano di eliminare ogni forma di obbligo, ma il titolare della Cultura ha fatto inserire un comma che impone una soglia del 70 per film e serie di produzione italiana. L’italianità prima di tutto. A meno che non dispiaccia a Cologno Monzese.