Ponte sullo Stretto, caccia ai boss nascosti nella lista degli espropri. Verifiche su 20 nomi

Fonte: Repubblica

Tra i dieci e i venti nomi. Da quando la lista degli espropriandi è stata pubblicata, al Comune di Villa San Giovanni si lavora sugli elenchi. Obiettivo, verificare se e in che misura possano esserci proprietà riconducibili a soggetti in odor di clan. Non è un obbligo, né un onere previsto per l’amministrazione, ma un modo per mantenere una promessa fatta all’epoca delle elezioni, cui Villa San Giovanni è arrivata dopo una serie di inchieste giudiziarie che hanno terremotato il Comune.

A bonifica fatta, al Municipio si è cambiato registro. Dopo quarant’anni di vuoto è stato aggiornato il piano regolatore, che ha messo ordine tra le aree che i decenni hanno modificato. E adesso è caccia alle ombre che potrebbero addensarsi sulle proprietà soggette a indennizzo. C’è fretta perché già in altre zone hanno iniziato a suonare campanelli d’allarme. Nel Vibonese, è emerso su media locali e nazionali, alcuni dei terreni che lo Stato finirebbe per pagare sono di familiari di boss e gregari dei Mancuso di Limbadi, clan multiforme, in grado di esprimersi con la violenza delle autobombe fatte esplodere in pieno giorno, come di tessere trame politiche e d”affari tra salotti e logge.

Ecco perché a Villa San Giovanni, dove i clan sono non solo di più ma anche storicamente più incistati nel mondo dei grandi affari, c’è preoccupazione. Secondo i primi rilievi, sono fra dieci e venti le proprietà che hanno fatto scattare l’allarme e sulle quali adesso si stanno facendo approfondimenti. Ovviamente, nella misura del possibile.

Il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri: “La realizzazione del ponte sullo Stretto costituisce un’occasione molto ghiotta per la ìndrangheta. Lo Stato, con la procura di Reggio e con le sue conoscenze, è pronto a prevenire attività di infiltrazione di questo tipo? Si pensa per caso a qualche genere di protocollo?”.

Senza mai entrare troppo nello specifico, anche la società Stretto di Messina li ha promessi. In procura sembrano scettici, quanto meno sul ruolo del’Ufficio come promotore perché “la procura ha il suo lavoro secondo la legge, gli accertamenti dei fatti di reato”. Certo, l’attenzione c’è, ma – spiegava Bombardieri – “preferisco la promozione da parte di altri soggetti istituzionali: prefettura, associazioni di imprese, singoli imprenditori”.