Processo Aemilia, ostaggi liberati e sequestratore arrestato

Dopo otto ore di contrattazione, verso le 16.30, finalmente, Francesco Amato si è arresto ed è stato fatto uscire dalle forze dell’ordine. Gli ostaggi sono stati liberati.

Francesco Amato, 55 anni, di Rosarno, condannato a 19 anni e un mese per associazione mafiosa nel processo Aemilia, destinatario di un ordine di carcerazione e ricercato dalle forze dell’ordine da tre giorni, era barricato da stamattina alle 8.30 nell’ufficio postale di Pieve con una funzionaria e altre tre dipendenti.

L’uomo era armato di un coltello. Sul posto polizia e carabinieri. La via Emilia era stata chiusa dalla rotatoria di via Camurri a quella della Citroen (con grossi disagi sulla viabilità) e le attività intorno all’ufficio postale erano state sospese.

Amato è entrato e ha iniziato ad urlare: “Fuori, fuori, fuori”. In quel momento, oltre agli impiegati, erano presenti tre clienti. A quanto si apprende l’unica rivendicazione che Amato aveva fatto era quella di parlare con il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Assieme al fratello Alfredo, secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, Francesco Amato, rosarnese, era «costantemente in contatto con gli altri associati (e della famiglia Grande Aracri) in particolare per la commissione su richiesta di delitto di danneggiamento o minaccia a fini estorsivi, commettendo una serie di reati». Nel 2016, all’inizio del dibattimento, lo stesso Amato aveva affisso un cartellone provocatorio davanti al tribunale di Reggio Emilia, scritto a pennarello e pieno di invettive: l’uomo si era autodenunciato poi in aula definendosi l’autore di quel cartellone in cui, diceva, «era anche contenuto il nome dell’autore delle presunte minacce al presidente del tribunale Cristina Beretti», per le quali sono state arrestate nelle scorse settimane due persone, tra cui un sacerdote.