Provincia-Smurra: 800mila euro da dividere tra buoni “fratelli”

Gerardo Smurra, beato lui!

Un “uccellino” ci ha sussurrato che in queste ore qualcuno dei tanti dirigenti di fiducia del sindaco cazzaro di Cosenza riceverà qualche brutta sorpresa e che, tra le tante “prodezze” compiute, tornerà di attualità anche quella che fu messa a segno circa tre anni e mezzo fa alla Provincia.

Tante volte ci siamo occupati dell’avvocato Giovanni De Rose, già superdirigente alla Provincia in quota Occhiuto dopo innumerevoli cambi di casacca e salti della quaglia e dal 2017 tornato in pompa magna al Comune a “dirigere” (!) l’Ufficio Legale.

De Rose è un penalista. Di diritto civile ne sa poco, ma è furbo e sa fare l’Azzeccagarbugli.

Tra le tante amenità della sua “carriera” abbiamo citato anche l’ormai famosa transazione con la quale la Provincia (ma sarebbe più corretto scrivere Occhiuto e meglio ancora Mario il cazzaro) ha letteralmente regalato 800mila euro a Gerardo Smurra, il patron della Simet, azienda di autolinee di Rossano.

tradi

 

De Rose, che è traditore e trasformista di professione, ma il deretano se lo guarda bene, preoccupato di eventuali ricadute legali, visto che la firma sulla transazione ce l’ha messa lui e non Occhiuto, ha pubblicato all’epoca un suo scritto giuridico dal quale faceva trasparire solo quello che gli interessava.

Nella fattispecie, egli ricordava che il signor Gerardo Smurra aveva perso il contenzioso con la Provincia, in primo e secondo grado. Poi aveva fatto ricorso in Cassazione, grazie all’immarcescibile Benedetto Carratelli, che anche alla Provincia (come se non gli bastassero tutti i soldi che si è preso dal Comune!) si è preso una bella parcella e per il quale De Rose ha confezionato il pacco che probabilmente, a distanza di anni, gli procurerà guai. Perché il passato presenta sempre il conto, e anche salato. 

Dunque, la Provincia, ai tempi di Palla Palla, si è rifiutata di accordarsi con Gerardo Smurra e ha vinto i contenziosi in primo e secondo grado. Era rimasta solo la Cassazione, che era una pura formalità, ma a questo punto scendeva in campo Benedetto Carratelli.

Sì, sempre lui, lo stesso avvocato che a metà degli anni Novanta prelevò da un conto corrente dell’ASP (allora ASL) due miliardi e mezzo di vecchie lire per il Palazzo della Sanità sulla base di un decreto ingiuntivo firmato da un giudice non togato (soldi poi fatti sparire dal gruppo Gatto e da Mario Occhiuto)

Carratelli ha gli agganci giusti: fa intentare una causa per i presunti danni subiti e rimette in gioco quel furbacchione di Smurra.

Un ente serio farebbe incardinare i due procedimenti e, soprattutto, non andrebbe a regalare 800mila euro sulla base di una semplice CTU (consulenza tecnica).

La logica avrebbe voluto che la Provincia resistesse in giudizio, caro De Rose, mattacchione oggi pavido e con la coda di paglia… Ma evidentemente Occhiuto doveva dare quei soldi a qualcuno, non si sa perché al momento, e De Rose è stato costretto a mettere la sua riverita firma su una transazione assurda e illogica.

Lo ha fatto perché è strapagato ed è strapagato per servire il capo mentre ci sono fior di avvocati che fanno la fame.

prov

E la sua impudicizia lo porta addirittura a dire che è stato un atto dovuto, un atto necessario per far risparmiare la pubblica amministrazione. Senza un minimo di vergogna.

Il problema è che stavolta la firma è sua e quindi rischia lui in prima persona. Non a caso all’epoca aveva provato a rispondere al nostro articolo. Lo aveva fatto perché aveva paura che nella guerra in atto ci potesse rimettere qualcosa. E perché di questa vicenda si sono interessati anche altri politici che non vogliono bene ad Occhiuto e, di riflesso, neanche a lui… E con questa gente, che non è mai caduta in bassa fortuna ed è molto vendicativa, non si scherza.

Caro De Rose, il vecchio adagio recita: “Male non fare, male non temere”.

Ma quando si servono troppi padroni spesso si finisce per raccogliere anche mazzate. E così De Rose, novello Arlecchino, adesso sta pensando a come fare per non essere coinvolto…

Buona fortuna.