Dopo l’amara e fortissima denuncia di Santo Gioffrè, medico di lungo corso, a poche ore dall’omicidio della dottoressa Romeo, migliaia e migliaia di calabresi hanno finalmente smascherato con coraggio la finta pietà dei politicanti parassiti calabresi, capeggiati dal fannullone per eccellenza, il presidente della Regione. Ecco la riflessione di Rocco Tassone, già segretario regionale di Rifondazione Comunista, in perfetta linea con quanto scriveva ieri Gioffrè.
SANTO GIOFFRE’: “QUESTA TERRA NON HA PIU’FUTURO” (https://www.iacchite.blog/omicidio-a-santa-cristina-la-lezione-di-santo-gioffre-ai-politicanti-questa-terra-non-ha-piu-futuro/)
Questa non è la striscia di Gaza, è la Calabria. Anche qui, come lì, impunemente si assassinano medici che adempiono al giuramento di Ippocrate. E così con la notizia della dottoressa assassinata in Aspromonte al ritorno della guardia medica si aggiunge un motivo in più per sentirci persi, impotenti, arrabbiati e disperati.
Caro Santo Gioffrè, compagno, medico, scrittore, combattente disperato come disperati assieme a te siamo noi altri calabresi onesti, volevo scriverti in privato. Poi ho deciso di scriverti pubblicamente, perché la rabbia e la disperazione che ci attanagliano nel profondo del nostro intimo non hanno nulla di privato.
Scrivo a te perché è come se scrivessi alla tua collega assassinata, perché tu sei un sopravvissuto per puro caso: non è la vita, non è il futuro il destino di chi diventa un ostacolo al compiersi dei disegni del mostro. Un mostro risultato degli immondi innesti di ndrangheta, massoneria deviata, malapolitica, corpi dello stato compiacenti che tengono in ostaggio due milioni di calabresi.
Non è la striscia di Gaza, è la Calabria. Una terra ed un popolo discriminati e segregati, condannati a crepare nell’isolamento e nella sopraffazione, senza speranza e senza una fine di tutto ciò all’orizzonte.
Compagno Santo, sai quanto me che è difficile avere contezza delle cose se non vissute direttamente. Soprattutto quando la loro enormità induce l’estraneo a ritenere che siano una irrealistica esagerazione. Ed invece, cari amici e compagni che leggete, potete star certi che quello che riusciamo a raccontare è solo una modesta parte della realtà. Il resto non abbiamo abbastanza parole per raccontarlo. Quindi capisco che rischio di non essere creduto quando dico che Santo è un sopravvissuto dopo aver scoperchiato il nauseabondo verminaio della spesa sanitaria calabrese.
In questo verminaio si è pasciuto il mostro, che noi combattiamo per indomita inerzia, perché non vogliamo piegarci al destino, con la consapevolezza che non lottiamo per costruire qualcosa: lottiamo per sopravvivere. (MA LOTTIAMO…)