Regione Calabria, i (rac)comandati al Dipartimento Tutela della Salute: la proroga “elettorale” di Belcastro

I (rac)comandati al Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria: Belcastro proroga l’improduttivo utilizzo di una torma di dipendenti delle Aziende Sanitarie

Il dottore Antonio Belcastro, direttore generale del Dipartimento Salute della Regione Calabria, con proprio decreto assunto in data 21 marzo, ha prorogato presso il Dipartimento l’inconcludente utilizzo di uno sciame di circa 50 dipendenti delle Aziende Sanitarie regionali fino al 31 dicembre 2020.

Una “milizia di irregolari” che, fra medici, infermieri e personale amministrativo, sono passati dalle corsie dei nostri ospedali e dalle attività sanitarie territoriali al Dipartimento della Cittadella. “Comandati”: così vengono definiti i dipendenti che, senza alcuna precisa motivazione o possesso di una specifica esperienza professionale o, ancora, appartenenza ad uno specifico profilo, si “sottraggono” ai compiti per i quali sono stati assunti dalle rispettive Aziende Sanitarie per finire nel dipartimento “Tutela della Salute e Politiche Sanitarie”, proprio mentre reparti degli ospedali della nostra regione sono costretti a chiudere, a sospendere o limitare le attività sanitarie territoriali verso i cittadini a causa della carenza di personale.

La nutrita schiera dei (rac)comandati risulta essere eterogenea per profilo di appartenenza ed improbabili sopraggiunte competenze professionali: amministrativi, ostetriche, psicologi, nutrizionisti, tecnici della prevenzione e anche infermiere professionali. A titolo di cronaca, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza ha “offerto” il suo tributo al Dipartimento con ben 7 dipendenti (rac)comandati, tra cui spiccano i dottori Gianfranco Calderaro e Achille Straticò, rispettivamente medico del 118 e veterinario del territorio, Achiropita Curti e Simona Mirarchi, rispettivamente medico di medicina interna presso l’Ospedale di Castrovillari e farmacista presso il Servizio Farmaceutico di Amantea.

Non vi è alcun criterio funzionale o imputabile alle capacità professionali da mettere in relazione al distacco dei dipendenti (rac)comandati al Dipartimento, se non il solito: la raccomandazione! I dipendenti distaccati alla Regione, invero, non sono affatto “comandati”, anzi, al contrario, sono “raccomandati”, avendo impegnato il “politico” a loro più vicino al fine di ottenere tale privilegiata posizione “lavorativa”. E ricadiamo, quindi, nella solita consuetudine elettorale, visto e considerato che i soggetti in questione sono capaci di mobilitare consistenti pacchetti di voti per il solito Palla Palla.

Il “vantaggio” riservato a tali rac-comandati consente loro non solo di sottrarsi a ben determinati obblighi relativi al profilo lavorativo di appartenenza (turni in corsia, rispetto dell’orario, attività specifica sul territorio, rapporti con l’utenza, ecc.), quanto anche di ricevere la corresponsione, oltre che ovviamente dello stipendio di base, degli oneri accessori derivanti dall’utilizzo in Regione e di una indennità di risultato di decine di migliaia di euro per il raggiungimento di improbabili e fantasiosi obiettivi. Resta inteso che l’intera spesa relativa all’utilizzo dei rac-comandati rimane a carico dell’Azienda di provenienza e, al contrario di quanto previsto nei decreti che si sono succeduti, non è mai stato rimborsato alcunché dalla Regione alle Aziende in sede di ripartizione del Fondo Sanitario Regionale. Per questa insensata pratica relativa ai rac-comandati in Regione, rimane ovvio che a pagare, ultimi tra gli ultimi, sono sempre i cittadini calabresi.