Rende 2019, e venne il giorno di Sandro Principe (di Franco D’Ambrosio)

Oggi alle ore 18 all’Hotel San Francesco di Rende Sandro Principe presenterà la sua candidatura a sindaco “per rilanciare tutti insieme la nostra amata Città”. Grande attesa per il discorso del leader politico. Nell’occasione, pubblichiamo una riflessione di Franco D’Ambrosio, che ripercorre a volo d’angelo la storia, passata e presente, della città di Rende.

… E venne il giorno di SANDRO PRINCIPE

di Franco D’Ambrosio

Era il 1980 ed il primogenito dell’On. Francesco Principe, il sindaco “rosso” che conquistò il piccolo comune di Rende, andò a sedersi sullo scranno di Primo Cittadino.
Sandro Principe era un predestinato, gli era stato affidato il compito di mantenere viva una lunga e feconda tradizione.
Non era per nulla scontato che sarebbe riuscito bene, in realtà il padre era “il Sindaco”, più bravo e visionario del Sud.
Socialisti, di quel Socialismo rurale che si scontrava con il moderatismo, la DC, gli agrari, il notabilato ed i possidenti, anche a Rende. Città della liquirizia, del mercato di Arcavacata, troppo vicina a Cosenza per aspirare a diventare ciò che poi divenne.
Cecchino aveva alcune “fisse”: non voleva che la sua città fosse sporca, senza acqua, senza scuole, voleva lasciare il segno, soprattutto nell’assetto urbano. E fece la Rende degli anni ’60 e ’70, una cittadina moderna, ordinata, con strade larghe e palazzi allineati e poi volle i parchi, la fusione e l’integrazione sociale (la CEEP del Villaggio Europa) e poi tanti impianti sportivi. E per fare ciò aveva in mente di realizzare una struttura “verticale”, piramidale, rigida.
Ordine, pulizia, precisione, perché la Valle d’Aosta e la Svizzera erano i due punti cardinali.

Sandro, invece, entrò dalla finestra che trasformò in porta, in portone.
Aveva un’altra idea. E la seguì con caparbietà. Non un “quartiere” bellissimo, ma anonimo, ma una città. Ovviamente partiva da un’architrave ben piazzata e fissa, con l’Università che il padre riuscì a far costruire lì ad Arcavacata, la collina degli “Dei”, ove aveva espropriato in una notte 800 ettari di prezioso terreno.
E Sandro riuscì progressivamente a cambiare il segno della “città Cecchiniana”. Pochi lo scrivono e pochissimi hanno il coraggio di ribadirlo: la città di Sandro è una cosa completamente diversa ed opposta a quella di Cecchino.Sandro osa e realizza una inversione nell’assetto urbanistico, sogna l’area industriale e poi le scuole superiori e poi i musei e le Chiese, vuole allargare ad Est ed Ovest ed abbandonare la “longitudine” maledetta che vede la città tagliata in due, poi in tre fette, una città di transito e lui la vuole di “testa”. Insomma, una cosa diversa.

Sandro Principe

E governa con piglio, con “arroganza”, dicono in tanti, in realtà governa le debolezze degli uomini e della politica. Capisce che a Rende hanno bisogno di “un capo”, altrimenti la nave rischia di sbagliare rotta. E spesso, spessissimo hanno tentato l’ammutinamento, quelli dell’equipaggio di Sandro. E lui li tiene d’occhio, fino a quando, per stanchezza, errori e debolezza gli sfuggono di mano.
Quella parte di equipaggio diventa una “casta”, lo intuisce, ma stenta a frenarla, gli sfugge di mano. Diventa Deputato, poi vice ministro, si sposta a Roma, come avvenne anche al padre, in una saga meridionale straordinaria e sinergica, e non può governare la nave da solo. Deve fidarsi, nominare via via nuovi capitani di vascello, ma qualcosa non funziona più. Cambia i Sindaci, sempre. De Rango, il vecchio, poi la Feola, poi Casciaro, poi Bernaudo. La cittadella è accerchiata, la casta si è divisa, deve ritornare al timone. Nel 1999 e fatica a riconquistarla, ma per un soffio ci riesce.
La città è cambiata, sono cambiati gli uomini e la politica. Il PSI viene spazzato via, lui perde il seggio alla Camera, la “casta” è allo sbando, dilaniata da mille ostilità, da aspirazioni urticanti.

Poi accade che un giorno, il giorno più lungo e terribile, un uomo si avvicina a Sandro e lo colpisce in pieno volto, mentre si accinge ad inaugurare la Chiesa di San Carlo, in realtà il simbolo del suo trionfo politico.
Si pensa al peggio, ma alcuni pensano per miracolo, altri per la tempra Sandro ritorna, dopo un calvario umano che gli segnerà la vita.
E quel giorno, in realtà, cambieranno molte cose.
La sua assenza produce lotte fratricide, i suoi uomini si dividono, mettono in luce le loro debolezze, i loro risentimenti, si dividono e cambiano tante cose, in assenza del “capo”. Quando lui torna trova un’altra Rende e per di più, nonostante il trionfo elettorale che lo ha riconfermato Sindaco con l’80% dei voti, deve decidere il suo successore e lì Sandro mostra di non avere le idee chiare.

Principe e il “pentito” Cavalcanti

Sceglie un candidato, che viene eletto e che poi è andato via, sbattendo la porta e dicendo cose gravi, che peseranno e pesano nella storia di Rende. Parlo di Cavalcanti.
Vince e perde, insomma perché i rendesi pur avendolo seguito nell’impresa si sentono traditi, ingannati, presi in giro. Non gli perdoneranno mai quell’errore.
Sandro sceglie il PD, il partito – sintesi che non diventerà mai quella “cosa” che tanti avevano sperato.
E sbaglia, Sandro, diverse volte. Sbaglia anche quando decide o si lascia condizionare nella scelta del nuovo candidato Sindaco e perde, quella volta, non vince, perde e basta.
Parlo di Verre.
E Rende diventa un’altra cosa, la sua creatura è cresciuta, sceglie un avvocato che ha radici rendesi e che accoglie i tanti che erano stati di Sandro.
E siamo all’oggi.
Ho contato oltre 120 ex amministratori e dirigenti politici che, nel tempo, hanno abbandonato Sandro. Fra questi anche il sottoscritto, sempre mal sopportato, inviso alla “casta” e, quasi sempre indotto a sbagliare.
Marcello Manna va a sedersi sulla poltrona che fu di Cecchino e di Sandro, che non ha ascoltato consigli modesti, ma sinceri.
Poteva candidare il giovane De Rango Alessandro, giovane, ma testimone della storia rendese. Non lo fece, Sandro tentenna e Marcello gli soffia Via Rossini e tanti, ma proprio tanti lo tradiscono, gli rivelano quell’ostilità che avevano sempre celato.
Ed ora?

Franco D’Ambrosio

Ora siamo al 2019, il ritorno al passato ed al futuro.
Oggi Sandro Principe dovrà spiegare perché, dopo 39 anni deve ancora lui tentare la “riconquista” ed in questi giorni ha perduto altri pezzi del suo “equipaggio”. Ha perduto, ad esempio, Raffaele De Rango, uno che non lo ha mai tradito e deluso. Una perdita che descrive il concetto della parabola di un politico bravo, ma difficile da capire e seguire.
Sandro dovrà spiegare, convincere, in una città frammentata, non più identitaria, ancora sotto l’effetto della “narcosi” politica.
Dovrà spiegare, se lo ritiene, come è stato possibile perdere il timone e quasi tutto l’equipaggio.
Forse dirà o non dirà, in fondo deve giudicare se stesso e 39 anni di cose buone e cattive.
Deve convincere e non sarà facile.
Lo ascolteremo.