Rende 2019, Principe-De Rango: un lungo sodalizio dissolto da cosa? (di Franco D’Ambrosio)

Principe-De Rango:
Un lungo sodalizio dissolto da cosa?

di Franco D’Ambrosio

Nel tardo pomeriggio di questa uggiosa “pasquetta” mi sono lasciato prendere da un dubbio: la “rottura” del lunghissimo sodalizio umano e politico di Sandro Principe e Raffaele De Rango a cosa è dovuta realmente?
La cronaca politica cittadina ci restituisce una motivazione legata alle vicende pre-elettorali: Alessandro De Rango, figlio di Raffaele, era fino a pochi giorni fa il candidato dei Riformisti Principiani. Un riconoscimento, sia pure tardivo, del ruolo che il giovane consigliere aveva svolto negli anni, negli ultimi cinque in particolare. Alla base di quella scelta vi era anche implicita una tabella di qualità che in politica conta o dovrebbe: Affidabilità, fedeltà, serietà, professionalità, età, storia.
Poi ad un tratto quella candidatura è stata cancellata, si dice per il mancato gradimento di alcune forze e liste civiche.

Alessandro De Rango, notoriamente “avaro” di dichiarazioni politiche e poco incline a commentare, almeno sui social, ha scritto venti righe con le quali annunciava di voler chiudere la Segreteria elettorale nel frattempo aperta e di volersi ritirare dalla politica.
Nel contempo è giunta la candidatura (la ricandidatura) dell’On. Sandro Principe, le cui motivazioni le conoscete per essere state ampiamente commentate e spiegate.
Osservo che sul nome di Sandro Principe non mi pare si siano realizzate le adesioni “importanti” mancate ad Alessandro De Rango. O sbaglio?
Cioè, se De Rango era gradito ai Riformisti Principiani, ma non aveva ottenuto il placet di liste e partiti, quali sono le liste ed i Partiti che invece gradivano Principe? Mah, misteri del lessico politico meridionale.

Dal giorno della sua comunicazione sui social Alessandro De Rango si è chiuso nel silenzio, confermandosi, peraltro, nel suo ruolo di dirigente assestato e proverbialmente schivo. Assestato, schivo, silenzioso, riservato, fedele come e più di suo padre Raffaele, che conosco da 50 anni e del quale non ricordo mai, mai un commento, un giudizio, un pettegolezzo.
Sebbene Raffaele De Rango il “marciapiede” non lo disdegni, anzi lo frequenti e molto e da tanto, forse da sempre. Ma lui il “marciapiede”, epici quelli del Bar San Paolo o di Saporito, poi quello del baretto De Chiara, li domini e li viva per “ascoltare” più che parlare.

Come è possibile, quindi, che dopo il silenzio di Alessandro, un figlio molto amato e stimato dal padre, sia arrivato il frastuono provocato da Raffaele?

Un frastuono assordante, inusuale, culminato nella decisione di candidarsi direttamente lui, a quasi 80 anni, dopo essere stato Consigliere, assessore e Sindaco di Rende; dopo aver varcato il portone del Consiglio regionale e poi quelli della Confindustria e di importanti banche meridionali.

La vita di Sandro Principe e Raffaele De Rango è caratterizzata da un rapporto solido, fraterno, lunghissimo, indissolubile, resistente alle intemperie, agli insuccessi, alle sconfitte.
Nell’elenco dei 130 dirigenti ed amministratori rendesi che ho stilato (fra i quali anche il sottoscritto) che negli anni si sono allontanati da Principe non c’era il nome di Raffaele De Rango, proprio non c’era e non pensavo di doverlo aggiungere mai.
“L’ultimo dei Mohicani” così era considerato Raffaele De Rango, cioè l’unico o quasi a non avere mai, assolutamente, tradito o minato il rapporto con Sandro Principe. Eppure, Raffaele De Rango negli anni, mi risulta, è stato oggetto di lusinghe, di ammiccamenti, di offerte, sempre rifiutate.
Mai un dubbio, mai un sospetto, tanto da essere davvero rimasto l’unico “consigliere” di Sandro Principe, ascoltato e stimato.

Può un uomo come De Rango avere agito di impulso? Può la delusione per il trattamento subito dal figlio, ingiusto e sbagliato, aver sconvolto quell’uomo mite ed affidabile, tanto da indurlo a reagire così istintivamente, fino al punto di candidarsi nelle liste di Mimmo Talarico, a ragione o torto considerato, anche dal De Rango, la vera minaccia politica contro Principe?

De Rango poteva, come sempre ha fatto, assorbire il colpo, manifestare la sua delusione, registrarla, annotarla e poi, nel tempo, capirla, metabolizzarla e metterla sul “conto” di un’amicizia e di una storia.
Invece? No, ha sconvolto uno stile mantenuto per oltre 40 anni ed è andato a schierarsi con quello che anche oggi appare essere il vero antagonista di Principe a Rende, considerato che Marcello Manna diventa Sindaco, in modo straordinario, senza essere mai stato nella politica rendese o aver vissuto i tempi e le fasi della politica cittadina. Il Talarico, no. Mimmo è un soggetto, peraltro bravo ed astuto, che a Rende ha fatto parte della squadra, è stato delle partite sempre, in campo od in panchina.
La rottura fra Principe e De Rango non è come quella fra Massimiliano de Rose e Mimmo Talarico, per età, condizione, per durata e significato.

Principe e De Rango hanno, sin dal 1980, stabilito di correre insieme, di realizzare insieme, di superare insieme tutto, ostacoli e conseguire successi.
Io stento a ritenere che sia solo una pur legittima e stizzita reazione di una sorta di affronto verso un figlio.
E quante altre volte è accaduto?

Non parla Raffaele De Rango!
E questo, forse, non va bene, perché è un uomo pubblico, che peraltro decide di fare una cosa assai importante. Avrebbe dovuto spiegarlo ai rendesi che in tanti anni gli si sono stretti con afflato e generosità.
E non ne parla Principe, che pure dovrebbe spiegarlo o almeno commentarlo, dire perché a suo avviso Raffaele De Rango da amico prezioso e fraterno, diventa a questo punto il suo vero avversario, che sceglie di candidarsi con colui che, ad oggi, rappresenta, forse, la vera minaccia ad una possibile partecipazione di Principe al ballottaggio, considerato da tutti l’esito elettorale del primo turno.

Io conosco bene i due, da 50 anni.
C’è qualcosa, però, che mi sfugge e lo scrivo da osservatore non essendo, è risaputo, della partita, avendo deciso di proseguire nello stand-by, che da otto anni caratterizza la mia presenza politica a Rende.
E da osservatore penso che, sia pure in questo scorcio di pomeriggio pasquale, questa mia riflessione non sia inopportuna.

E’ un pezzo di vita di questa città e come tale credo meriti di essere scritta e commentata.

“Don Rafè”, una cosa l’hai dimostrata e l’hai implicitamente riconosciuta, spero in senso autocritico: oggi puoi dire che alcuni giudizi sulle persone andrebbero rivisti e corretti, si.
Perchè, per esempio, a me hai sempre rimproverato l’istintività, il reagire temerario. Mi dicevi sempre: “Francù sei bravo, ma hai un carattere difficile e questo in politica nuoce….devi essere meno impulsivo, più coerente….”.
Insomma, Don Rafè oggi, e sono dispiaciuto nello scriverlo, anche tu, se hai ragione, potevi esserlo e se non lo sei stato vuol dire che è proprio difficile talvolta accettare tutto, tutto, in nome dell’amicizia e della lealtà.