Rende, aumenti Tari: equilibrio di sottoccupazione per i soliti noti

Aumenti Tari a Rende, l’economista replica all’assessore.

Destano indignazione le parole dell’Assessore al Bilancio del Comune di Rende, che in merito all’aumento di almeno il 30% delle tariffe TARI, invece di raccogliere la preoccupazione dei cittadini di Rende, non trova di meglio che insultarne l’intelligenza. A suo dire, infatti, le lamentele, provengono da chi «senza alcuna capacità e senza studi economici, si cimenta in giudizi superficiali, puerili e di bassissima lega.» Bene, posso smentirlo. Le lamentele, infatti, si sollevano in modo unanime dall’intero territorio, e coinvolgono anche chi ha alle spalle lunghi e seri studi di economia.

Antonio Crusco
Antonio Crusco

Il suo argomento è basato sul fatto che «le attività economiche generano ricchezza e occupazione. Senza la loro capacità di innovare e creare valore e lavoro la città morirebbe; collasserebbe immediatamente».

Da qui la decisione di diminuire le aliquote agli imprenditori e aumentarle ai privati cittadini. Questa affermazione va ridimensionata, poiché il c.d. principio di sostituzione, a cui l’assessore si riferisce, vale solo in un equilibrio di piena occupazione, quando cioè tutti i fattori produttivi sono già impiegati, e la sola alternativa è data dal dirottare l’utilizzo delle risorse da un impiego ad un altro.

Ma quale risultato si avrebbe se le risorse fossero impiegate solamente in parte, per esempio a causa della persistente disoccupazione, o di terre abbandonate, o di rami d’industria in crisi? In questo caso, lo storno di risorse da un impiego “civile” ad uno “industriale” non si traduce necessariamente in un miglioramento della qualità di vita, quanto piuttosto in un peggioramento.

Il motivo è che il costo dei beni industriali diverrebbe proporzionalmente meno accessibile ad una fascia crescente della popolazione. Il risultato finale – paradossalmente – è che nel tentativo di stimolare l’occupazione e i consumi, si otterrebbe invece una diminuzione tendenziale del potere d’acquisto dei redditi, tanto per i privati cittadini che per gli imprenditori.

Questo aspetto è stato ormai definitivamente acquisito dalla letteratura economica, perlomeno da quando l’economista inglese Keynes, dimostrò che nel mondo in cui viviamo, i processi di creazione di risparmio e di investimento si influenzano reciprocamente, determinando simultaneamente il livello del potere d’acquisto dei redditi, dei tassi di interesse e dell’occupazione.

John Maynard Keynes
John Maynard Keynes

Keynes disse che per creare ricchezza non basta stornare risorse da un impiego all’altro né impiegare uomini e mezzi in un lavoro qualsiasi, svolto senza senso, come scavare fossi e poi riempirli. Disse pure che una volta che un’economia si è allontanata dall’equilibrio, potrà certamente sperare di ritornare ad una situazione di piena occupazione, non però alla situazione precedente di equilibrio. Questa circostanza venne da Keynes definita “equilibrio di sottoccupazione”, qualcosa di analogo alla situazione di una imbarcazione sganciata dalla boa, che si allontana alla deriva. Puoi nuotare finché vuoi, ma la barca sarà già altrove.

Detto altrimenti, in un equilibrio di sottoccupazione – quale, in coscienza, ritengo si trovi attualmente la Calabria – è vano pensare di ripianare i conti pubblici semplicemente aumentando le tasse, ma occorre piuttosto usare questa crisi come una opportunità per ripensare le priorità.

Nuotare più velocemente non serve, e neppure cambiare lo stile della nuotata. Serve invece aguzzare l’ingegno e capire dove l’imbarcazione sta andando, per attenderla al varco. Per far questo, occorrono persone preparate, che sappiano gestire le crisi. In altre parole, occorre innovare, un concetto che non si riesce a rintracciare da nessuna parte nelle parole dell’assessore, il quale – invece – si lascia prendere dallo sconforto quando dice,Avremmo dovuto continuare a vessare le piccole e medie imprese? Avremmo dovuto distruggere dal punto di vista tributario il cuore pulsante di una città?”.

La risposta è no. Ma questo concetto si può apprezzare solo se si smette di dare vecchie risposte a nuove domande. Per esempio, in una situazione di oggettiva difficoltà, consentire alle imprese partecipate dal Comune di Rende di acquisire nuovi debiti con le banche, non è il modo migliore per risolvere i propri problemi, se poi non si rimette mano alla riorganizzazione di tutto il ciclo gestionale di tali aziende. Dobbiamo dircelo con franchezza. E neppure è vero che la creazione di ricchezza derivi solamente dall’impiego di lavoro manuale, se poi mancano capacità direzionali e occasioni per creare risparmio. Solo in questo modo sarà possibile ottenere nuove risorse da investire, qualità dei servizi ai cittadini e aumenti di produttività. Sono questi ultimi, infatti, a consentirci di ottenere ovunque migliori risultati con minore fatica.

Quindi, se è vero che le attività economiche generano ricchezza e occupazione, non è altrettanto vero che le attività economiche coincidano solo con le piccole e medie imprese. Infatti, tanto gli individui quanto le famiglie creano risparmio. Questo concetto era ben noto alle generazioni di agricoltori che questa terra l’hanno lavorata col sudore della propria fronte.

Quando decidevano di dissodare la terra per creare canali invece che per seminare, stavano già creando ricchezza, che tuttavia – in quel preciso momento – non era visibile agli occhi. Si tratta di capitale netto, il carburante di ogni economia.

Le generazioni successive hanno beneficiato delle loro scelte, ma noi ora ce ne siamo dimenticati, e banchettiamo allegramente. Solo l’aspettativa di maggiore capitale netto fa sì che gli individui rinuncino al consumo presente (risparmio) in vista di una necessità futura (investimento).

Senza opportunità di investimento, nessun individuo risparmierebbe e, alla lunga, nessuno neppure potrebbe, visto che si peggiorerebbe la qualità di vita, si assisterebbe al fenomeno di capacità produttiva inutilizzata, e quindi si produrrebbe solo ulteriore disoccupazione e miseria. E intanto, la capacità di risparmio delle famiglie rendesi sta deteriorandosi, anche a causa del recente aumento delle tariffe Tari. Non lo dimentichi e, soprattutto, non dimentichi che i propri convincimenti possono essere espressi serenamente, senza denigrare nessuno.

Matteo Olivieri, Economista