Rende e la pubblicità mafiosa: i commissari hanno scoperto tutti gli altarini di Maduli&Iacovo. Gratteri lo sa?

Settantaquattro pagine. Il prefetto di Cosenza Vittoria Ciaramella ha condensato in questo numero le 491 pagine che compongono la relazione della commissione di accesso antimafia al Comune di Rende che ha determinato lo scioglimento dell’ente per infiltrazioni mafiose. Di conseguenza, pubblichiamo le parti salienti di queste pagine. Nelle quali c’è posto per uno degli aspetti più sconcertanti di questa storia: la gestione degli impianti pubblicitari, che coinvolge in pieno il leggendario editore che non deve chiedere mai (ai clan): Domenico Maduli da Limbadi. Noi siamo sicuri che il (super)procuratore Gratteri queste cose le sappia ma evidentemente ciò non gli impedisce di sdoganare e persino imbiancare la sua azienda pacchianamente fuorilegge. Ma ecco la parte della relazione del prefetto che riguarda la pubblicità mafiosa. 

Altro caso di evidente contrasto tra i principi di buona amministrazione ed imparzialità e concreta azione amministrativa portata avanti dal Comune di Rende, è quella relativa all’affidamento in concessione del servizio di installazione e gestione degli impianti pubblicitari per l’affissione diretta.

L’Ente ha intrattenuto due rapporti di concessione di servizi con l’impresa Pubbliemme (oggi Diemmecom) di cui uno relativo alla fornitura di pensiline attrezzate per attesa autobus e l’altro inerente il servizio di installazione e gestione degli impianti pubblicitari.
Con specifico riferimento agli impianti pubblicitari, il Comune di Rende ha sottoscritto, in data 6 novembre 2009, contratto per la durata di anni 9 a fronte di un canone annuo pari ad € 90.510,00, prevedendo all ‘art. 13 che “il presente contratto e non può essere ceduto, nemmeno parzialmente, a pena di nullità, ai sensi del D.LGS 163/06. E ‘fatto divieto di concedere in subappalto anche una sola delle prestazioni di cui al capitolato speciale d ‘appalto, pena la risoluzione del presente contratto”.

In data 15 novembre 2017 il Comune ha poi sottoscritto con la società Pubbliemme un atto transattivo concedendo una proroga di tre anni e prevedendo: “la presente proroga è unica ed esclusiva stabilendo le parti….che alla scadenza nessun ‘altra proroga potrà essere concessa, ritenendo quindi terminato alla data del 31.12.2021 il contratto allo stato in essere”.

Senonchè, in data 30.05.2018 il Dirigente comunale Azzato richiedeva alla Pubbliemme chiarimenti in merito ad alcune segnalazioni ricevute anche da parte di studi legali, che rappresentavano “l’impossibilità di alcuni operatori economici del territorio rendese di accedere alle affissioni sugli impianti pubblicitari di formato 6×3 e 4×3 affidati alla vostra società, poiché gestiti, a loro dire, da una diversa concessionaria, la Publidei, completamente estranea e sconosciuta allo scrivente ed al Comune di Rende”; venivano quindi richiesti chiarimenti in merito “ai rapporti economici, commerciali e societari che legano la vostra società con la Pubblidei atteso che il subappalto è espressamente vietato dalla vigente concessione e ciò determinerebbe la immediata revoca della concessione in essere”

L’improduttività di tale interlocutoria istruttoria, induceva a comunicare al Dirigente del Settore Territorio e Ambiente ed al Segretario Generale che, a quei punto, la convenzione fosse da ritenere scaduta.

Ma nonostante la transazione andasse considerata priva di effetti: il Comune di Rende non poneva in essere alcuna iniziativa finalizzata ad ottenere la rimozione degli impianti pubblicitari per violazione della clausola contrattuale di divieto del subappalto. tollerando di fatto l’utilizzo senza titolo degli impianti da parte di un’impresa terza, estranea a qualsiasi rapporto con la Pubblica Amministrazione e nei confronti della quale alcuna attività di controllo e vigilanza veniva esercitata.

A questo punto la Commissione d’accesso approfondisce, opportunamente, chi ci sia dietro le due società d’affissione coinvolte.

La società Pubbliemme (oggi Diemmecom) è riferibile a Domenico Maduli. Dalle indagini confluite nella nota operazione “Rinascita Scott” coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, emerge che un affiliato al locale di ‘ndrangheta di Limbadi si era interessato per il recupero di un credito proprio della Pubbliemme, maturato in occasione della campagna elettorale per le consultazioni del 2014.
Inoltre, lo stesso affiliato, in occasione di un servizio di osservazione, è stato visto in compagnia del Maduli e di altro affiliato al locale di ‘ndrangheta di Limbadi.

E’ stato poi riscontrato che il revisore legale dell’azienda è stato, sino all’anno 2021, sindaco supplente di due società lametine, entrambe destinatarie di provvedimento interdittiva antimafia.

La titolarità della società Publidei illegittima subappaltatrice del servizio da parte della Pubbliemme, è invece riconducibile a tale Agostino Iacovo, già richiamato quale coindagato nell’ambito della operazione Coffee Break unitamente a Fabio Coscarella, concessionario dello stadio Marco Lorenzon e sostenitore del sindaco Manna nelle consultazioni amministrative del 2019… 

II profilo criminale dello Publidei è riassunto nell’informazione antimafia interdittiva che ha colpito una società di cui è titolare la sorella, ma che è a lui riconducibile: in essa, tra l’altro, viene riportato che Iacovo, condannato per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, è stato poi assolto in secondo grado, ma nel corpo delle motivazioni di quest’ultima pronuncia giudiziaria emerge che vi sono stati contatti del predetto con “appartenenti al sodalizio mafioso di riferimento, ovvero gli STUMMO-VALENTE, referenti su Scalea del clan MUTO di Cetraro”, contatti finalizzati proprio ad avere un sostegno per l’attività imprenditoriale svolta nel settore delle affissioni.

Al fine di accertare con quale impresa le aziende operanti nel territorio di Rende intrattengano oggi rapporti per la gestione degli spazi pubblicitari, la Commissione d’accesso ha proceduto all’audizione dei rappresentanti delle due società, fruitrici del servizio.

II primo ha riferito di essersi interfacciato con l’altra società “scatola cinese” a sua volta in rapporti con la società che gestisce la cartellonistica nel Comune di Rende e che è quella che ha fatturato il servizio ed ha ricevuto il pagamento. Ha inoltre precisato che gli spazi di affissione, in ogni caso, riportano il logo Pubbliemme.

Analoga situazione è emersa dall’audizione del legale rappresentante dell’altra società. In base a quanto emerge dalla documentazione fornita dagli operatori economici sentiti dalla Commissione d’accesso, la gestione degli impianti pubblicitari nel Comune di Rende viene dunque attualmente esercitata da una delle società riconducibili a Iacovo.

A conferma di quanto riferito dagli imprenditori auditi, vi sono i riscontri effettuati sul sito della Publidei, dal quale è emerso che la società in questione gestisce numerosi spazi pubblicitari nel Comune di Rende, coincidenti con quelli affidati alla Pubbliemme, come si evince dal logo presente sugli impianti pubblicitari.

Dunque, l’atteggiamento omissivo dell’Amministrazione rispetto ai propri compiti di vigilanza e controllo e di cura degli interessi della stessa, ha consentito la permanenza della Pubbliemme e della Publidei negli spazi pubblicitari a convenzione scaduta omissis (5.11.2018), nonchè l’utilizzo senza titolo dei predetti spazi dalla Pubbliemme prima, e dalla Publidei dopo.

Di contro, è l’intera cittadinanza ad aver subito un evidente disservizio oltre che i danni patrimoniali dei mancati introiti. A tal ultimo proposito, l’audizione anche del Comandante della Polizia Municipale e le dichiarazioni raccolte dal Segretario Comunale in base alle quali la società Publidei risulta estranea a qualsiasi rapporto contrattuale con l’Amministrazione Comunale, hanno confermato alia Commissione d’accesso il sostanziale. mancato esercizio del potere di controllo e vigilanza da parte del Comune di Rende che ha finito con l’avvantaggiare la palesemente illegale gestione del servizio da parte di soggetto ufficialmente estraneo ai rapporti con la pubblica amministrazione e molto vicino ad ambienti della criminalità organizzata.