“Report” riprende il tema Ponte sullo Stretto… e sono dolori

di Mario Primo Cavaleri

Fonte: L’Eco del Sud (https://www.lecodelsud.it/report-riprende-il-tema-ponte-sullo-stretto-e-sono-dolori)

Molta Sicilia nella puntata di ieri sera di Report che ha dedicato ampio spazio a Totò Cuffaro, leader della rinata Dc e soprattutto al Ponte sullo Stretto.

Il ritorno del politico con la nuova Democrazia Cristina è stato al centro dell’inchiesta sull’assessore regionale alla Famiglia Nuccia Albano, rappresentante della Dc, figlia dello storico boss di Borgetto, Domenico Albano, deceduto negli anni ’60. “Nonostante la parentela, l’assessora ha dichiarato che il suo stile di vita è distante dalla mafia ed è all’insegna della legalità. Qualcosa che stona visto che il fratello Giovanni Albano è presidente della Fondazione Istituto G. Giglio che gestisce l’ospedale di Cefalù, che sarebbe stata una riserva di voti per la sorella. Quanta importanza ha avuto la Fondazione durante la campagna elettorale? E soprattutto qual è il ruolo della Fondazione Giglio nella sanità siciliana? Sono state riportate alcune testimonianze sulla campagna elettorale all’interno della Fondazione a favore della sorella del presidente e sono emerse disfunzioni che riguardano le attività in convenzione.

Ma veniamo al Ponte. Potremmo dire il solito disastroso quadro che ha evidenziato: un’informazione compiacente protesa a recepire acriticamente tutto ciò che viene dalle dichiarazioni del ministro o degli attori principali dell’infrastruttura; clamorose fake news; improbabili aperture di cantieri; dati sulla Co2 e sui posti di lavoro sfornati ad libitum senza alcuna verifica e senza mai citare le fonti (che quando si scoprono risultano poco attendibili); comparazioni inesistenti con altri ponti; aggiornamenti di progetto di cui si sente l’eco mediatica ma senza carte ufficiali; annunci di alta velocità ferroviaria smentiti dai fatti.

Un modo di procedere opaco su cui Report ha gettato fasci di luce. Problematiche sollevate ripetutamente su L’Eco del Sud, avendo in più occasioni evidenziato le molteplici criticità di un iter poco convincente. A cominciare proprio dal cosiddetto aggiornamento del progetto che, non potendo stravolgere quello vecchio di decenni, dovrà limitarsi a una rivisitazione contenuta, pena il crollo dell’intero impianto procedurale e quindi l’obbligo di ripartire con nuova gara.

Tanti, troppi interrogativi che, come diceva uno dei tecnici intervistati, prima o poi verranno al pettine ed evidenzieranno come con grande superficialità si stia parlando della più grande opera ingegneristica, sulla base di un approccio poco serio e di una tempistica surreale.

E siamo ancora alla parte preliminare! Perché strada facendo si tratterà di capire anche chi dovrebbe approvare questo progetto, con quali garanzie di terzietà rispetto al committente e alla società appaltatrice, dal momento che non è ben chiaro dove si esaurirà (e con quali tempi per un’attenta analisi) il compito del Comitato scientifico nominato dal ministro e quale sarà l’organo terzo che dovrà validarlo.

Stiamo parlando ancora del progetto definitivo… non di quello esecutivo, cioè di quello che sarà l’elaborato conclusivo e certo.

Il ministro Salvini non ha ragione neppure quando asserisce che dopo 50 anni di studi si tratta del ponte più studiato, approfondito, indagato. Basterebbe osservare che, dopo 50 anni, ancora oggi al mondo non esiste un ponte simile. Anzi non esiste neppure un ponte a campata unica superiore della metà di quello in esame: il ponte più lungo al mondo che sia stradale e ferroviario non supera i 1500 metri. Nello Stretto, con iperbolico salto brunelleschiano, si andrebbe oltre il raddoppio.
E qui ci fermiamo, avendo sintetizzato solo alcuni dei rilievi eccepiti da Report nei lunghi servizi di ieri sera.
Ci sarebbe da sottolineare che puntualmente i protagonisti hanno preferito schivare il microfono, sempre infastiditi quando si pongono domande puntuali. Ma questa non è una novità.