Rende 2019 e Rimborsopoli, Sandro Principe e Mimmo Talarico: così lontani, così vicini

Così lontani così vicini. Sandro Principe e Mimmo Talarico oggi, oltre che essere rivali alle elezioni comunali di Rende, sono anche imputati insieme nell’inchiesta “Rimborsopoli” per il loro passato di consiglieri regionali. Sono stati coinvolti anche loro in queste pratiche di basso impero e non può essere una giustificazione il solito e scontato così fan tutti.

Ecco cosa scriveva il gip di Reggio Calabria Olga Tarzia: “…l’omesso controllo dei capigruppo era deliberatamente ispirato a una logica di compiacente e colpevole condivisione di certi metodi di sfruttamento parassitario di cospicue disponibilità finanziarie di natura pubblica che, senza alcun pudore, ma semmai con spregiudicato disprezzo delle regole, sono state utilizzate per finanziare spese personalissime con una scandalosa tracotanza…”. 

Sandro Principe è accusato di aver sottratto alla Regione 35mila euro, Mimmo Talarico 13mila euro. Ricostruire la storia dei loro altalenanti rapporti è quasi come scrivere il romanzo politico dell’ultimo atto della Rende principiana.

A fine anni Novanta Mimmo Talarico è giovane assessore all’Urbanistica della giunta di Sandro Principe ma dopo un primo periodo di entusiasmo, i nodi vengono al pettine e il ragazzotto rompe con l’ex sottosegretario al Lavoro accusandolo apertamente di gestione “dispotica e autoritaria”.

Conclusa la consiliatura, tra i due seguono anni di astio arricchiti da un forte “ostruzionismo” da parte degli allora Ds (ex partito di Talarico e a quel tempo formazione “amica” di Principe) che evidentemente temevano “l’ascesa” del promettente giovanotto. Poi il 2004, l’attentato e la lenta ripresa di Sandro Principe sindaco a furor di popolo e poi anche assessore regionale nella Giunta Loiero ma per Talarico non c’è trippa per gatti neanche all’epoca di Bernaudo sindaco. E Talarico, che non è più un giovanotto, ha intanto lasciato l’ideale comunista per farsi eleggere consigliere regionale con Italia dei Valori trasferendo anche a Reggio e a Catanzaro il loro annoso scontro.

Sono gli anni nei quali il Cinghiale ed il centrodestra sferrano l’attacco decisivo al “principato” tirando fuori documenti e prove del “cartello dei palazzinari” e dei rapporti con il clan Lanzino, che determineranno l’inizio della fine per il potentato rendese e persino l’onta dell’arresto per il successore di Cecchino e i suoi colonnelli.

Ed è proprio in quegli anni che il rapporto tra Principe e Talarico, in qualche modo, si ricompone. La candidatura a sindaco di Vittorio Cavalcanti è proprio un compromesso tra Sandro e Mimmo ma Rende sarà travolta dallo scandalo e costretta al commissariamento e alla nuova rottura tra i due leader. L’anticamera della inevitabile sconfitta, evitata con Cavalcanti e materializzatasi con Manna.

Nel 2017, come in una telenovela infinita, Principe e Talarico erano tornati a parlarsi. Mimmo si era detto disponibile e in accordo anche con Sandro Principe nell’obiettivo comune di costruire una coalizione che non avesse però né rendite di posizione, né alcun diritto di nascita. E c’era chi diceva che fosse proprio Talarico il designato alla carica di sindaco. Non se ne fece nulla e anzi i due finirono a litigare come al solito sul nodo dell’alleanza con il Cinghiale, prima molto vicino all’accordo con Principe ma alla fine alleato ufficiale di Talarico…

Intanto, tuttavia, i due eterni rivali dovranno trovare il tempo anche per difendersi dalle accuse della procura di Reggio per “Rimborsopoli” perché, comunque, anche Sandro e Mimmo sono caduti nella tentazione di fare la cresta sui fondi pubblici. E così fan tutti non è una giustificazione. E se pensiamo che il loro avversario è l’impresentabile per eccellenza, ovvero Marcello Manna, bisogna dire che per i rendesi è davvero notte fonda. Comunque vada…