Rogo di corso Telesio: la Manzini indica un colpevole

Oggi alle 18 presso il Duomo di Cosenza saranno celebrati, dal vescovo, i funerali dei poveri tre disgraziati morti bruciati vivi nel rogo di corso Telesio: Tonino, Serafina e Roberto.

Un modo per la chiesa per lavarsi la coscienza e scrollarsi di dosso la tanta indifferenza dimostrata rispetto alla povertà e all’abbandono che in tanti vivono a Cosenza. Una chiesa sempre più silente e prona al potere davanti a tanta povertà e disperazione. Ora il vescovo benedirà le loro anime ed ogni colpa, ogni responsabilità, svanirà con un Amen. E che riposino in pace.

Sul fronte delle indagini siamo ancora in alto mare. La procura non sa come muoversi dato che non sono abituati a scoprire i colpevoli. Non sanno come si conduce una indagine per arrivare a catturare chi si è macchiato di questa orribile strage. Già, perché in procura più che condurle le indagini sono abituati ad insabbiarle. E sono in seria difficoltà perché non possono più dire che il rogo è divampato in maniera “spontanea”, considerato che tutte le analisi scientifiche hanno decretato che l’incendio è partito da fuori.

E c’è chi dice che la procura per uscire da questo tunnel stia cercando una soluzione di comodo. Serve un colpevole a tutti i costi. E siccome non sono in grado di trovare il vero colpevole, la Manzini è alla ricerca di un assassino di comodo. La solita porcheria che avviene in procura. Mandano in galera gli innocenti mentre i veri colpevoli restano liberi. Evidentemente non possono prendere il vero colpevole che potrebbe significare arrivare al mandante e questo, forse, non se lo possono permettere. Tra nobili, massoni e corrotti si difendono sempre, anche quando di mezzo ci sono tre cadaveri bruciati.

Gira da giorni un nome che la procura vorrebbe come il colpevole dell’incendio, e pare che le attenzioni della Manzini si siano posate sul fratello di Tonino Noce, Pinuzzu Noce. Una persona con gravi disturbi della personalità e alcolista cronico da decenni. Il colpevole ideale. Gli si può imputare tutto, tanto Pinuzzu non è in grado di difendersi. E poi c’è la storia della continue liti tra di loro, alcune finite anche in malo modo. Il movente, secondo la Manzini, che ad inventare accuse non la batte nessuno, sarebbe da ricercarsi proprio negli screzi tra Pinuzzu e i tre morti nel rogo, per via anche della proprietà della casa al primo piano. Infatti Pinuzzu era stato allontanato dai tre dalla casa e vive da tempo da qualche parte in via Popilia.

Un’ ipotesi che dire assurda è dire poco. Chiunque conosce Pinuzzu sa bene che le sue condizioni fisiche non gli avrebbero permesso di portare a conclusione un atto criminale di questa portata. E poi lo avrebbero visto tutti, dato che è sempre ubriaco, e fare quattro passi per uno come lui è un vero problema. Figuriamoci accendere un fuoco e poi scappare per tutto corso Telesio o via Padolisi senza essere notato.

Sono proprio queste “caratteristiche” che forse hanno indotto la Manzini a indicare Pinuzzu come soluzione di comodo. Tanto Pinuzzu non potrà mai fare nomi di eventuali mandanti e il caso è chiuso. Lo metteranno in qualche clinica psichiatrica, e chi si è visto si è visto.

Mi chiedo: se così è, ovvero che accuseranno ingiustamente Pinuzzu della morte dei tre, come fanno questi giudici a dormire la notte tranquilli? Possibile che sono barbari fino a questo punto? Possibile che non alberghi in loro il benchè minimo senso del dovere ed una coscienza?

Lo diciamo da tempo: il vero problema della città sono questi magistrati corrotti e venduti al potere mafioso che hanno fatto della Giustizia a Cosenza una mera merce di scambio, in cambio di regalie, bustarelle e privilegi.

Uno schifo che prima o poi dovrà finire. Sempre che ci sia qualche onesto magistrato disposto a mettere fine a questo locale di ‘ndrangheta che è il Tribunale di Cosenza. Fino ad allora saremo in balia di delinquenti e corrotti che possono disporre delle nostre vite, così come faranno con Pinuzzu, come e quando vogliono.