Rossano, gravi difficoltà per i pazienti oncologici: le colpe dei dirigenti e della politica

In queste ultime settimane leggiamo ancora una volta il grido d’allarme per le condizioni dell’ospedale Giannettasio di Rossano e, più in generale, per le condizioni sanitarie dello Jonio sibarita. Ultima, in ordine di tempo, è l’allarme legato al reparto di Ostetricia-Ginecologia che, se verrà chiuso o comunque se non sarà in grado di fornire un servizio, lascerà scoperto un territorio che conta oltre 200mila abitanti.

Le risposte che vengono date sono estremamente vaghe e, troppe volte, sono ad uso e consumo dei soli operatori del settore mentre il soggetto principale, quello che dovrebbe stare al centro dell’agire “sanitario”, il paziente resta senza ne risposte né soluzioni e né certezze. I tempi per le prenotazioni restano abnormi ed andrebbe spiegato che le risorse messe a disposizione per accorciare i tempi, in Calabria, non vengono utilizzate. Si parla dei medici cubani, le cui competenze e la grande preparazione non si mette in dubbio, ma non si chiarisce né il costo, né il perché non si utilizzano quelle risorse per assumere medici che potrebbero avere un impatto realmente positivo nella sanità calabrese.

Anche in questo caso non si intravede una progettualità ovvero una programmazione a lungo termine ma una sorta di pezza su un buco troppo grande. Poi ci sarebbe tutto lo sfascio e l’abbandono, forse il ridimensionamento, della sanità territoriale (guardie mediche): non partono i presidi previsti dal PNRR (ospedali di prossimità e Case della Salute) ed in compenso si svuotano le guardie mediche e si riducono i servizi nelle Asp (quella di Corigliano fornisce almeno il 30% di prestazioni in meno rispetto a 10 anni fa).

Poi, e questa è una cosa che potrà sembrare di poco conto ma che, per chi vive il percorso oncologico non lo è affatto, c’è l’incredibile mancanza di un sistema di areazione e di aria condizionata nella sala d’attesa e nella sala dove si somministra la terapia farmacologica, di oncologia a Rossano. Voi pensate alla situazione che vivono i pazienti oncologici che vanno li, già provati da un male estremamente debilitante nel fisico e nella psiche, è devono attendere il loro turno e poi subire la somministrazione della terapia prima in un ambiente che diventa ostile.

Da aprile la situazione è stata segnalata… ma le autorità ospedaliere non sono in grado di provvedere. Nel frattempo, ironia della sorte, viene riconosciuta la possibilità per la Sanità privata di attivare ben 180 prestazioni ADI (assistenza domiciliare integrata). Una disponibilità economica messa a disposizione del privato (in questo caso un gruppo vicino alla maggioranza regionale di centrodestra, la stessa che ha nominato il dirigente che ha autorizzato il servizio) ben superiore a quella messa a disposizione del pubblico (circa 90 posti).

Sembra abbastanza chiaro che le voci tranquillizzanti che si sentono poi non abbiano un riscontro effettivo nella realtà. È colpa della politica, a turno, che è interessata più alle poltrone ed ai voti che, poi, queste poltrone permettono di utilizzare? O andrebbero anche valutate le azioni dei dirigenti che, in barba al loro essere al servizio del malato e del sistema pubblico, permettono queste ingerenze? Non siamo in grado di dirlo… probabilmente sono entrambe facce della stessa moneta. Resta il fatto che il problema resta ed è urgente.

Angelo Broccolo
Alberto Laise