Corigliano-Rossano tra generali, boss, “Mollettun” e liste di proscrizione

A Corigliano-Rossano ormai da quasi quattro anni (e quindi già da ben prima della fusione) non c’è più il monopolio dell’informazione garantito dai media fedeli alla causa di don Pasquale Lapietra detto “Mollettun”. L’avvento di Iacchite’ anche sullo Jonio ha permesso di sbertucciare mostri sacri come lui e ducetti di cartapesta come il generale Graziano, esponendoli finalmente più che all’indignazione (che pure ci starebbe eccome) all’ilarità generale per la loro innata avidità di soldi e di potere.

Per esempio, mai e poi mai ai giornalisti di “Mollettun” (bravissimi ragazzi, per carità) è stato permesso di dire o di scrivere che è stato veramente indegno il comportamento del Tar sulla sentenza che riguardava il consiglio regionale e la decadenza dell’aspirante pagliaccio che si atteggia a generale e adesso vorrebbe anche fare il sindaco in quota Cinghiale. Hanno atteso l’esito del referendum per la fusione di Rossano e Corigliano prima di decidere. E dov’è stata quella certezza del diritto e di giustizia che non dovrebbe avere padroni? Eppure, a Rossano non lo ha detto e non lo ha scritto nessuno perché chi tocca il generale… muore.

Così come nessuno aveva scritto con chiarezza quello che era l’atto firmato dalla Giunta rossanese rispetto al referendum. Ci chiedevamo all’epoca che senso avesse ed eravamo perfettamente d’accordo con quanto aveva scritto recentemente Alberto Laise, che non è un giornalista e nemmeno un cameriere di “Mollettun”, che non prende ordini dal generale e neanche da Flavio Stasi e che si è candidato con una delle liste di Gino Promenzio.

“… L’atto d’impulso – affermava Laise – lo ha votato il consiglio comunale ed era il Consiglio che doveva avere il coraggio di dire qualcosa. Non lo ha fatto perché non c’è più una maggioranza e nessuno ha il coraggio di chiarire questo. Le scuse, perché queste sono, accampate sono mediocre espressione di un’amministrazione mediocre. Si è votato senza riflettere. Si è abdicato al proprio ruolo per due anni continuando a sostenere una posizione in cui non si credeva. Sono cambiate le regole? È vero. Ma sono cambiate da mesi nel disinteresse generale.
Quest’amministrazione ha tradito il suo mandato non facendo gli interessi della città. Interesse che era quello di capire e conoscere le possibilità e le carenze della fusione. Oggi la città decide sul nulla e sullo “speriamo che ci vada di culo”…
Ed il comunicato non cambia nulla. L’unico atto serio e responsabile sarebbero state le dimissioni. Dimissioni che sono dovute perché questa città non può navigare a vista qualunque sia il risultato del referendum. E se qualcuno vuole mascherarle da “eroica presa di coraggio”… beh il coraggio è altro. Il fatto che io sia per il No ad una fusione fuori controllo e troppo alla cieca, guidata da alcuni dei più pericolosi politici della Regione, non può impedirmi di vedere la debolezza di questa amministrazione…“.

Successivamente, più che per il referendum cotto e mangiato, si avvertì poi – e anche molto forte – il fremito per l’intervento della polizia e della procura di Castrovillari sui bandi delle aree sociali destinati a un tirapiedi di Teodoro Calabrò e ad un altro di Mollettun (l’ingegnere Antonio Capristo, che è notoriamente legato ai Lapietra, lo sanno proprio tutti…) con tanto di terzo bando annullato per “busta aperta”. Insomma, la procura non poteva proprio chiudere gli occhi. Anche perché qualcuno ha dato fuoco al Lulapaluza ovvero alla struttura degli imprenditori che hanno “osato” presentare ricorso. Ma anche quel fremito è durato poco. 

E per tornare a “Mollettun” e al monopolio dell’informazione a Rossano, qualche anno fa sul profilo FB del media caro a don Pasquale è stata pubblicata per qualche ora una vignetta dedicata addirittura a noi di Iacchite’ nella quale i giornalisti del patron cercavano di sintetizzare le fonti che ci danno le notizie contro il “sistema” rossanese.

C’era il fascista Caputo, che con noi non potrebbe mai andare d’accordo e che ormai perde sempre più credibilità (se proprio ci fosse stato qualche dubbio lo abbiamo neutralizzato pubblicando il nome della sua amica nominata dirigente…), c’era l’onnipresente Lenin Montesanto, che ormai non sa più neanche lui quanti uffici stampa ha ed è in piena crisi di identità e, dunque, ben difficilmente potrebbe rappresentare una fonte. Ma c’era anche Flavio Stasi, con il quale effettivamente andiamo d’accordo ma non certo al punto di “scucirgli” rivelazioni che potrebbero nuocere ad egli stesso, tra l’altro all’epoca anche molto contestato a sinistra perché aveva votato sì al referendum. Poi il Movimento Cinquestelle, che, con decenza parlando, non ha mai fatto storia a Rossano nonostante i parlamentari eletti (e che dovremmo dire a Cosenza che ce ne sono alcuni che non sanno manco come hanno fatto ad arrivare a Roma..). E infine c’era il dirigente comunale Passavanti, il quale pare che sia stato spostato per punizione. Ma allora la vignetta di “Mollettun” era una lista di proscrizione? E adesso? A distanza di qualche tempo? Un boomerang che gli si sta clamorosamente rivoltando contro? Fate voi, noi non vi vogliamo condizionare.