San Fili. Lettera aperta contro avvelenamento, uccisione e sparizione di cani: tra firmatari anche Brunori

Cosenza – In una lettera aperta, la scrittrice Loredana Nigri, la docente Unical e pianista Ingrid Carbone e il cantautore Dario Brunori, richiamano l’attenzione dell’amministrazione comunale, dell’Asp e di tutti i cittadini e cittadine di San Fili che vorrebbero che gli animali fossero amati e rispettati contro i maltrattamenti sui cani.

“Puntualmente anche questa estate, così come negli anni scorsi, sono spariti, dalla sera alla mattina, una decina di cani – denunciano nella lettera aperta – che vivevano pacifici e inermi negli spazi verdi di Via Gramsci, presso la contrada Frassino di San Fili. Una sparizione, come quelle degli anni precedenti, immotivata e misteriosa. Vox populi, sussurrano di avvelenamenti di massa, o nel migliore dei casi di deportazione sulla montagna. Anche così, i cani fuori dal loro habitat e con l’incombenza degli incendi che affliggono il territorio montano, sono andati incontro a morte certa. Perché a San Fili si uccidono e deportano cani indifesi e docili? A chi davano fastidio? Quali danni arrecavano alla cittadinanza? Ci sono state denunce in ordine ad episodi di aggressioni da parte di cani? Se sì, quali e quante? Se sì l’Amministrazione comunale e il Settore Randagismo dell’ASP di Cosenza, come hanno inteso affrontare il problema? Se invece, come noi crediamo, non c’è stata alcuna denuncia, perché i cani erano assolutamente inoffensivi, chi ha deciso e perché, che i cani dovessero sparire, finire ammazzati e/o deportati?

Come e con quale mezzo si possono caricare una decina di cani per portarli a morire in montagna o per gettarli in una discarica? In ultimo, ma non ultimo, è possibile visionare le riprese delle telecamere poste lungo il viale, sicuramente in condizioni di filmare una violenza tale da richiedere l’intervento di più persone e l’utilizzo di un mezzo capiente per il trasporto? E che dire dell’avvelenamento di due cani (di cui uno purtroppo è morto) in un giardino privato? Oggetto peraltro dell’unica denuncia ai carabinieri, nonostante questa dell’avvelenamento pare essere una consuetudine a San Fili. Chi, in barba alla virtuosa legislazione nazionale e regionale di tutela degli animali, che tra l’altro indica chiaramente la catena di responsabilità delle istituzioni, chi, con il distratto e colpevole silenzio dei cittadini, uccide i cani, fin dentro le nostre case? A San Fili, come del resto in moltissimi paesi del sud, non ci sono né rifugi, né canili sanitari. Tenere i randagi accalappiati in canili di altri paesi, rappresenta una spesa significativa per tutte le amministrazioni comunali, allora perché questa inerzia progettuale? Viene da pensare che chi uccide e maltratta gli animali, è lo stesso che picchia la moglie, inquina l’ambiente, è aggressivo col prossimo. Persone di fatto indifferenti al dolore degli esseri viventi e della natura. Sono pochi/e per fortuna, ma c’è uno zoccolo duro di indifferenza, quella banalità del male con cui Hannah Arendt ha tentato di spiegare l’accettazione della crudeltà nazista, di gran parte del popolo tedesco. È questa indifferenza, parente stretta della rassegnazione, che fa sì che l’orrore si normalizzi”.

Questa lettera aperta è rivolta, evidenziano “alle cittadine e ai cittadini di San Fili, paese di una bellezza disperante e naturalmente ai suoi amministratori, affinché si possa stringere un patto d’alleanza volto al bene delle buone pratiche, in un’ottica di reciprocità d’intenti e azioni in difesa e a tutela dei cani presenti sul nostro territorio. Facciamo sì che il cane della prof.ssa Carbone non sia morto invano, che la sua accorata riflessione consegnata alla stampa locale non sia frettolosamente archiviata. Per noi è un seme da porre in dimora e curare per far fiorire una pianta della solidarietà, sensibilità e umanità. Grazie per questo Ingrid. Il tuo grido di dolore ci ha risvegliati e tolti dalla nostra zona comfort, piena di libri, musica e cose belle, ma che forse non bastano. Se solo uno, sia esso persona, animale, albero, soffre, perdiamo tutti. Questo oggi per noi ha pieno senso. Mentre scriviamo dalle finestre delle nostre case, vediamo andare in fumo gran parte della montagna sopra Bucita. Non sentiamo, è troppo lontano da qui, le urla disperate degli animali che ardono vivi, ma anche la nostra pelle brucia. Coraggio, responsabilità, impegno, tenerezza. Aiutiamo gli animali, aiuteremo la parte migliore di noi stessi”.