San Giovanni in Fiore 2020, ufficiale la scesa in campo di Rosaria (in quota Jole) Succurro. Ora i candidati sono 8!

di Emiliano Morrone

Ieri all’hotel La duchessa della Sila è stata presentata la candidatura di Rosaria Succurro a sindaco di San Giovanni in Fiore. Non ci sono più dubbi: è la prescelta dalla presidente Jole Santelli e sodali. Meno la Lega, «assente ma in trattativa», ha scandito l’assessore regionale Gianluca Gallo, il quale ha detto che il centrodestra scommette sulla candidata «con umiltà, forza e determinazione» e vuole investire sulla «capitale della Sila», frase coniata e poi respinta dal compianto scrittore Emilio De Paola.

Quasi mezza giunta regionale – più due consiglieri della maggioranza Santelli e il commissario della provincia cosentina di Fratelli d’Italia, Luigi Lirangi – ha presenziato all’appuntamento. Oltre a Gallo c’erano gli assessori regionali Fausto Orsomarso (FdI) e Franco Talarico (Udc). E nel pubblico stavano ex militanti del centrosinistra. Per esempio la già consigliera comunale socialista Amelia Oliverio, che avrebbe accettato volentieri la candidatura pro Succurro, convinta dal progetto, riassunto proprio dall’aspirante sindaca, di «rilancio di Lorica e del turismo tramite Gioacchino da Fiore, di cui parla tutta la letteratura, e la rapida intercettazione di risorse europee».

Orsomarso ha esordito con un riferimento al gruppo degli «Invisibili», i senza lavoro che nel febbraio 2016 occuparono il municipio di San Giovanni in Fiore domandando ascolto e opportunità. Allora Mario Oliverio era presidente della Regione Calabria. «Senza generare illusioni dobbiamo dire la verità, a loro come agli altri», ha precisato Orsomarso, in seguito tendendo la mano ad Antonio Lopez, consigliere comunale uscente di Fratelli d’Italia. «Mi rivolgo – ha dichiarato – alla storia di chi ha portato la bandiera del mio partito». Talarico si è complimentato con Succurro, «per come ha contribuito all’amministrazione di Cosenza».

Ricompattare il centrodestra locale è la priorità dei vertici regionali, dato che Lopez vuole correre con proprie liste e il sostegno della Lega sangiovannese; visto che il forzista Angelo Gentile e l’esponente dell’Udc Peppino Bitonti sostengono il candidato sindaco Salvatore Mancina, manifestamente sponsorizzato dal consigliere regionale Luca Morrone (FdI), che però sarebbe passato dalla parte della Succurro. Invece Pietro Silletta, tra gli altri sostenuto da simpatizzanti e al momento “satelliti” del centrodestra, non troverebbe posto nella grande famiglia dei santelliani. Lo precisa una fonte del centrodestra molto attendibile, che riferisce: «Nulla da dire sul suo conto, il problema è rappresentato da suoi padrini politici».

Nell’attuale spaccatura del centrodestra va ricompreso l’“indomabile” Antonio Barile, già sindaco di San Giovanni in Fiore, che proprio domani (giovedì 13 agosto, nda) presenterà la propria candidatura civica: alle ore 17 nella piazza municipale. C’è poi la candidatura di Domenico Caruso, agit-prop molto popolare sui social, che da prima del Covid ha riunito attorno a sé, sotto la sigla Progetto Fiore, commercianti, delusi dalla sinistra ed elettori del centrodestra.

«Se Atene piange, Sparta non ride». Ieri i Socialisti locali avrebbero comunicato al commissario del Pd del Cosentino, Marco Miccoli, l’abbandono dell’alleanza con i dem, intenzionati a proporre il vicesindaco uscente, Luigi Scarcelli, quale loro candidato alla guida del Comune di San Giovanni in Fiore.

Se il quadro fosse confermato, con alta probabilità si profilerebbe il ballottaggio tra due candidati dell’area del centrodestra. Per Domenico Lacava, vincitore delle recenti Primarie del centrosinistra, la strada sarebbe dunque in salita. Tuttavia, questo caos generale potrebbe addirittura avvantaggiarlo.

Al 12 agosto il dato più significativo è che i candidati sindaco sono 8 a San Giovanni in Fiore: Barile (proveniente dal centrodestra ma civico), Caruso (civico ma con base di centrodestra), Lacava (Pd), Lopez (civico, con il sostegno della Lega), Mancina (civico e sostenuto da due importanti esponenti del centrodestra), Scarcelli (Socialisti), Silletta (civico ma nell’area del centrodestra) e Succurro (centrodestra ufficiale). Questo significherà qualcosa, sarà un segnale per tutti i partiti, anche al di là della vicenda delle Comunali del posto.

Con la saggezza del tempo, De Paola raccomandava di evitare la moltiplicazione delle candidature, fatto che riteneva privo di senso, valore e utilità. Lo scrittore, morto ultraottantenne, mantenne la mente lucida sino alla fine. Usava spesso il generoso – e orgoglioso – possessivo «nostro», accanto a parole come «paese», «territorio» e «comprensorio». Non di rado si rivolgeva con passione ai giovani, cui chiedeva di conservare la lingua dialettale, la memoria e l’identità del luogo. E in tempi remoti ricordava la povertà di una volta, gli effetti sociali dell’emigrazione e l’attivismo culturale di San Giovanni in Fiore: le sue testate giornalistiche, le sue radio, i suoi scrittori di varie generazioni. Inoltre sognava l’emancipazione, il riscatto dell’area silana così bella eppure periferica, ricca di risorse – anche umane – ma depressa, bisognosa di attenzione, servizi e misure di sviluppo.

Non so come Emilio, che conosceva bene la capacità di sintesi della prima Repubblica, avrebbe commentato queste otto candidature. Legittime quanto indicative di una profonda spaccatura sociale, prima che politica.