San Marco Argentano 2019: democrazia al macello, anzi al… cavallo!

Caro Direttore,

Come anche lei saprà, per decenni la vita amministrativa di San Marco Argentano e dintorni ha avuto un unico uomo forte. Sotto i riflettori come attore protagonista, o dietro le quinte a suggerire le battute agli attori improvvisati. Dal 1986 è sempre lui a decidere se piove o se “scampa”: Giulio Serra, detto il cavallo. Il soprannome se lo era affibbiato da solo nel 1999, quando riferendosi alla lista avversaria che aveva una colomba nel simbolo disse: “noi non siamo colombe, siamo cavalli che trottano”. E lui ha trottato lontano: quasi un ventennio da sindaco, due legislature da consigliere regionale di maggioranza, quota Udeur, appoggiando sia Loiero che Scopelliti.

Dal 2016, un ruolo in ombra, come afferma lui stesso da consigliere comunale “semplice”,
ma sempre di maggioranza. Chi conosce poco la Valle dell’Esaro, non è detto sia al corrente del ruolo egemone di questo animale politico: dal lampione sotto casa alle pratiche amministrative complesse, non c’è nulla che lo faccia desistere dal proporre un cordiale aiuto, tanto che subentrò un secondo soprannome “a’mmasciata”. E la più semplice equazione politica: più ‘mmasciate = più voti. Queste sono solo romanze di paese, un po’ divertenti, un po’ inquietanti. Tuttavia, ciò che dovrebbe suscitare preoccupazione è lo stato di salute della democrazia a San Marco Argentano. La lista “Popolari e democratici” è come sempre in campo, con candidata a
sindaco la uscente Virginia Mariotti, da sempre presente nella scuderia del cavallo al trotto. Contrariamente, per un ritardo nella presentazione della documentazione necessaria, le due liste concorrenti sono state inizialmente escluse, hanno prodotto ricorso al TAR della
Calabria e sono state rigettate ufficialmente il 3 Maggio (sentenza 698/2019).

La prima lista esclusa è “Progetto Comune”, animata dai consiglieri di minoranza e che non è riuscita a costruire una alternativa solida, organizzata e pronta a correre quanto un cavallo, ed arrivando all’ultimo giorno di scuola senza aver fatto i compiti.
Dall’altro lato – e qui la vera emergenza democratica si manifesta – una lista civetta, organizzata in fretta e furia, tirando dentro passanti e giovani ronzini, con il solo ed unico compito, in mancanza di “Progetto Comune” di spianare la strada alla facile vittoria di
Giulio e Virginia. Infatti, sarebbe stata questa la mossa vincente che avrebbe evitato lo sforzo di portare alle urne il 50% più uno dei cittadini aventi diritto.

A questo punto ognuno si sarebbe piegato al volere della legge, ma l’onnipotente no, lui non si ferma mai: allora ecco che spunta la sottocommissione elettorale circondariale, la quale riammette la lista civetta basando il proprio atto praticamente sul sentito dire. Peccato che un candidato della lista civetta sia proprio parte della sottocommissione elettorale. I fatti sono facilmente accertabili sul sito del Comune.Allora, la partita come è finita? Giulio lo zar colleziona quasi mille preferenze personali, vince con il 90% e la Gazzetta del Sud (del 28/05/2019, p.30) afferma che “San Marco, si avvia dunque con serenità ad una nuova fase”, e trasformando i 3000 voti di lista in 5000,
ignorando che il dato sull’affluenza (meno del 45%, minimo storico) è di 15 punti percentuali inferiore alle elezioni amministrative del 2014 e che a conti fatti, senza la riammissione della lista civetta, i Popolari e Democratici sarebbero stati ben lontani dall’ottenere il necessario 50% + 1 dei voti validi.

Quello che è successo di sicuro non è etico, anche se questa parola è ormai cancellata dai dizionari politici, ma nello stesso tempo gioca con la legalità in maniera allarmante. Questi fatti andrebbero accertati dalle autorità competenti, ma purtroppo in Calabria c’è così tanto da indagare che quello che è successo a San Marco nel 2019 è già una storia vecchia,
passata e dimenticata.

Lettera firmata