Sanità, la classe medica è allo sbando: pensa solo ai soldi di cliniche e studi professionali

Sanità e mattone. Così l’associazione a delinquere della classe politica cosentina fa razzia dei fondi pubblici per arricchirsi e foraggiare l’inesauribile miniera delle clientele e delle parentele. E questa classe corrotta e indifendibile, per assicurarsi l’impunità, del resto già garantita da una magistratura connivente a tutti i livelli, vorrebbe anche impartirci lezioni sui temi del privato e del pubblico (con riferimento alla sanità) e di urbanistica (con riferimento all’edilizia).

Approfondiamo adesso un aspetto molto importante della questione sanità.

A Cosenza, probabilmente, serve più un policlinico che altro, perché è necessario rifondare la sanità, formando una classe medica capace e non interessata solo a quello che trova in busta paga a fine mese.

Certo, non si deve fare di tutta l’erba un fascio, ma chi vive giornalmente la realtà, sa che quanto scriviamo è inconfutabile. La crisi viene da lontano, cioè da quando all’inizio degli anni Settanta vennero costruiti ospedali fotocopia a pochi chilometri di distanza, che avevano come mission non quella di dare risposte efficaci ed efficienti, bensì di dare posti di lavoro ai clientes politici.

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E così realizzarono piante organiche con le figure più varie. Ma il vero dramma è rappresentato dal fatto che la politica designò a dirigere tali strutture quelli che erano definiti scorie, quelle figure mediche che “andavano sistemate” come primari e, contemporaneamente, fiorirono reparti specialistici dei quali certamente non c’era necessità, perché venissero affidati ai loro referenti, al di là che ne avessero la qualità.

Per cui, i giovani medici specialistici che venivano conseguentemente assunti, non trovando come mettere in pratica ciò che avevano studiato per carenza di punti di riferimento culturali, dopo qualche anno, iniziarono ad abbrutirsi e pensare anche loro solo alla busta paga ed ad arricchire cliniche private e studi professionali.

Questo è il dramma che stiamo vivendo e su questo dovrebbe aprirsi un vero confronto politico/culturale per intraprendere strade costruttive.