Santa Maria del Cedro. Politica, sanità e massomafia: le analisi di Facciolla, Vetere e Stamile

La serata era calda e non solo perché l’estate è ancora piena. La serata a Santa Maria del Cedro si è riscaldata soprattutto per i temi toccati senza tanti fronzoli. Il pretesto era la presentazione del libro “Teorema Cosenza” di Saverio Di Giorno, ma il volume è solo un punto di partenza, un pretesto appunto perché la discussione si è subito focalizzata sul territorio.

Il 18 agosto a moderare la serata l’avvocato Tiziana Forestieri, mentre ospiti e coprotagonisti, oltre al sindaco Ugo Vetere, sono stati il magistrato Eugenio Facciolla e don Ennio Stamile referente di Libera Calabria. Quale migliore piazza per discutere delle condizioni del territorio e delle connivenze tra politica, imprenditoria e ‘ndrangheta, se non quella di Santa Maria, il cui sindaco recentemente si è chiesto pubblicamente se questa fosse terra di nessuno?

Alla luce di episodi di intimidazione, servizi inesistenti, il sindaco aveva puntato il dito contro il silenzio generale della politica e della discussione pubblica. E allora la piazza diventa anche una risposta ed un primo tassello. Mondi diversi e attori diversi che spesso in Calabria colludono, hanno dialogato di temi reali davanti a decine di persone.

Il magistrato Eugenio Facciolla ha immediatamente posto l’accento sull’analisi delle cause delle mancanze. Abusivismo edilizio, concessioni monopolizzate, falsi controlli che creano pacchetti di voti familistici e impediscono un reale sviluppo a cui tutti possano avere accesso. Dall’altra parte mette però in guardia: negli anni alla magistratura si è delegato troppo e la magistratura oggi si circonda di conferenze stampa e riflettori stabilendo l’agenda politica. Non va bene. La magistratura guarda i reati, ma la politica deve fare il suo in termini di etica e di opportunità. Soprattutto se la magistratura e non solo invade, ma addirittura insabbia.

Proprio nel libro di Saverio Di Giorno in un’intervista ad un ex ufficiale del territorio si racconta degli accordi tra imprenditoria e criminalità che garantiscono voti. Finanziamenti elettorali o favoritismi nei permessi. E se questi accordi non vengono rispettati ecco emergere intimidazioni e atti violenti. Insomma, non semplici prepotenze o prevaricazioni. Quanto alla magistratura, spesso, è solo parte del sistema: viene riportato nel libro uno stralcio di intercettazione nel quale un professionista del territorio dice di non preoccuparsi perché con il magistrato di allora (Greco) se la sarebbe vista lui e che la clinica ex-Tricarico era coperta.

Il tema della responsabilità di tutti e della critica alla magistratura è al centro anche delle parole di don Ennio Stamile, che ha lanciato un monito alla magistratura e al giornalismo: “Bisogna parlare per sentenze!”. E ne ricorda una che ha certificato la presenza storica dell’infiltrazione massomafiosa nel territorio, il processo Overloading, mentre ha un giudizio critico sui processi più deboli che si smontano troppo presto e cita il processo Frontiera.  Racconta in maniera appassionata la spartizione del territorio dopo le guerre di ‘ndrangheta e mette in guarda dai mondi grigi della massoneria, di cui il territorio è pregno. Don Ennio poi chiosa amaramente, in quella che sembra una critica anche all’attuale procura: la gente non denuncia, anche perché non ha fiducia nelle istituzioni e se non ha fiducia è perché vengono commessi reati e atti eclatanti sul territorio a cui non seguono adeguate risposte.

Una piazza nella quale per circa un’ora si sono fatti nomi e cognomi. Analisi. Ma anche appelli. In particolare, il sindaco Vetere, da candidato della coalizione Unione Popolare di De Magistris, stimolato ad esporsi, non si è sottratto. Si dica pubblicamente di rifiutare i voti della ‘ndrangheta, possono farlo tutti i candidati? Infine, Vetere ha chiuso con una riflessione sul voto. È vero lo stato di bisogno e di ricatto, ma il sindaco aggiunge: “sono convinto che i Calabresi conoscono e sanno distinguere. Sanno benissimo che la sanità è politicizzata e se votano il parente che ha la clinica lo fanno consapevolmente…”.