Sarafine siamo noi. E “Malati di Gioia” è il manifesto di una generazione

di Teresa Scarcella

Fonte: La Nazione (https://luce.lanazione.it/spettacolo/sarafine-xfactor-malati-di-gioia/)

Sarafine siamo noi. La sua storia, quello che racconta, ci fa sentire meno soli perché mentre ci parla, dicendoci cose anche scomode, ci guarda fissi negli occhi come a dirci: “vi vedo che non siete felici nelle vostre vite delimitate, imposte e impostate, alla spasmodica ricerca di obiettivi che in realtà non vi appartengono”.

Sarafine vince X Factor 2023
E’ lei la vincitrice di X Factor 2023. Inaspettatamente per tanti motivi: la sua musica esce fuori dai classici canoni che certi programmi e talent televisivi ci hanno abituato a vedere e ad ascoltare. La sua non è una voce soave, che scalda i cuori, che parla all’amore, ma è fitta, pungente e ti arriva dritta in testa perché si rivolge alle persone. Non canta soltanto, parla, recita. Poi perché il sound non è commerciale, cambia ogni volta che lo ascolti, è sempre diverso, imprevedibile e come tutto ciò che sorprende e non si capisce, non si agguanta, spaventa.

E poi perché è una producer. La prima a vincere un talent show. Specchio di un’utenza che sa ben poco di questo mondo, perché si concentra solo sul prodotto finale e impacchettato, e di un settore – quello della musica – che dà poco spazio a questo lato, soprattutto se a produrre sono donne.

Perché ha vinto lei
Ma Sarafine, per molti di noi, era la vincitrice fin dalla sua prima apparizione su quel palco. L’incoronazione di ieri sera è quindi un qualcosa in più. Il fatto che ci sia stata ci ha sicuramente fatto esclamare “giusto così”, ma se così non fosse stato avremmo fatto spallucce, senza stupirci. Il rischio che potesse restare incompresa era alto, ma per fortuna non è stato così e questo lascia ben sperare (non nei gusti musicali, ma nella capacità di andare oltre delle persone).

“Malati di gioia” parla alla generazione anni ’80-90 che ha seguito un percorso educativo e lavorativo più per senso del dovere che per reale vocazione e quindi spesso si è sentita fuori luogo e ha visto la gioia come un morbo dal quale tenersi a distanza con anticorpi a tempo indeterminato”. Con queste parole, alla prima audizione, introduce il suo inedito. Impossibile rimanere indifferenti.

Poi racconta qualcosina in più di lei e la curiosità, come l’empatia, aumenta. Sara Sorrenti, 34 anni, ad un certo punto della sua vita, ad un’età in cui la gente si aspetta da te un matrimonio, figli (a maggior ragione se sei donna), un mutuo, un lavoro stabile, lei decide di ribaltare il tavolo apparecchiato da qualcun altro e di salirci sopra. Lascia il lavoro da assistente amministrativa che, evidentemente, le stava troppo stretto e si dedica alla sua vera passione: la musica.

Cambia direzione, rischia e investe su stessa. La redazione del programma, nel descriverla sotto al video della sua audizione usa la parola “coraggio”. Tutti la userebbero. Ma pensate voi in che società viviamo se ci vuole “coraggio” per inseguire i propri sogni e per essere se stessi?

Ma torniamo a Sarafine. Se nel cantare passa dall’inglese al francese con una facilità disarmante, la sua parlata tradisce una cadenza inequivocabile (forse per chi, come la sottoscritta, condivide con lei le stesse origini). Calabrese, di Vibo Valentia, lascia la sua amata terra d’origine, dove le possibilità e le opportunità si riducono con la stessa velocità con cui le meravigliose spiagge della costa vengono inghiottite dal mare, per un posto – nel suo caso Bruxelles – che possa assecondare la fame di stimoli e le passioni.

Se da una parte è terra di cantautori di un certo spessore (Rino Gaetano su tutti), da una tradizione popolare molto forte e identitaria. dove le parole contano, hanno un peso, radici profonde, viscerali; dall’altra la Calabria non è proprio il terreno più fertile per la musica elettronica, la dubstep, la tecno etc… Sarafine quindi evade – come fanno molti suoi compaesani – dai confini territoriali e mentali, alla ricerca di una sua dimensione, senza mai tagliare veramente il cordone ombelicale che le ricorda il punto di partenza.

Rompe con il tepore della monotonia e si lancia nella conoscenza dell’incertezza, dove paure e speranze convivono. Padrona di quel non luogo ci spalanca le porte, guardandoci fissi negli occhi, e ci fa accomodare.

Malati di gioia, manifesto di una generazione

IL TESTO

“An apple a day keeps the doctor away
What if Today I want the doctor to stay

Malati di gioia, Benvenuti!
Questo è il vostro show.
E come Pinocchio nel paese del Balocchio
Voglio vedervi volare con la fantasia
O citando il poeta Franchino
Voglio vedere…
LA MAGIA!

Ho completato gli studi non brillantemente in economia aziendale
Ho accumulato una carriera di sette anni in fiscalità internazionale
Parlo inglese fluentemente per quelli che lo parlano male
Ma Signori e Signore se c’è una cosa che so veramente fare è
BALLARE!
Faccio parte di quella generazione di Italiani che
dimmi tre pregi e tre difetti che non sono veramente difetti
Che anche se sei introverso
Leadership
Soft skills
Team Building
Time management
AWANAGANA

Che chi sei tu cosa vuoi è superfluo perché
È cosi che va il mondo
È cosi che va il mondo

Signore e Signori con tutto il dovuto rispetto per dove va il mondo
Io oggi resto!”
E noi, Sarafine, restiamo con te.