Scandalo al Vaticano, Francesca Chaoqui annuncia: “Sarò in aula e mi batterò per la verità”

“Ho deciso che martedì (domani, ndr) vado a difendermi al processo, a dimostrare che mai un solo foglio è passato dalle mie mani a quelle di un giornalista, uno qualsiasi, non solo Emiliano o Gianluigi (Fittipaldi e Nuzzi, ndr)”.

E’ quanto scrive sul suo profilo Facebook Francesca Immacolata Chaouqui, la ‘pierre’ nata e cresciuta a San Sosti, in provincia di Cosenza, ex componente della Commissione referente sulle finanze d’Oltretevere (Cosea) rinviata a giudizio in Vaticano per la sottrazione e la diffusione di documenti riservati della Santa Sede insieme all’ex segretario della Cosea, mons. Lucio Vallejo Balda, all’ex collaboratore di quest’ultimo Nicola Maio e ai giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, autori dei libri “Avarizia” e “Via Crucis”.

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“Forse non servira’ a niente, ma mi battero’ come un leone affinche’ la verita’ emerga – aggiunge l’ex consulente vaticana -. Possono condannarmi ma se lo faranno sappiate che mai potranno produrre una sola prova che un solo foglio sia stato portato o consegnato da me a chiunque non fosse un mio referente nella commissione, il Santo Padre stesso o il suo Staff”.

Anche Nuzzi e Fittipaldi, il primo attraverso un tweet e il secondo con una lettera su Repubblica, hanno annunciato che saranno in aula nel processo che si apre domani nel Tribunale vaticano.

Francesca Chaouqui era stata arrestata all’inizio di questo mese e subito rilasciata per la sua collaborazione con le indagini. Oltre al reato di divulgazione di notizie e documenti riservati, contestato a tutti e cinque gli imputati, deve rispondere con mons. Vallejo Balda e Maio anche di quello di associazione a delinquere.

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“Quando ho visto il dispositivo del rinvio a giudizio del processo in Vaticano ho pensato che era meglio lasciar perdere, rinunciare a qualsiasi difesa, tanto partendo da quei presupposti tutto sarebbe stato inutile. Ho pensato che potevano fare quello che volevano. Che la giustizia non e’ mai di questo mondo”, scrive sempre su Facebook.

“Ero rimasta cosi’ male che neanche volevo piu’ andarci al processo, tanto piu’ che il Vaticano non ha ammesso l’avvocato Bongiorno come mio difensore, nonostante precedentemente Lei avesse sempre ottenuto il permesso di patrocinare altre cause davanti allo stesso tribunale”, aggiunge.

Poi spiega di aver deciso diversamente durante una sua visita fatta ieri alla sua famiglia d’origine a San Sosti, annunciando quindi l’intenzione di battersi per dimostrare la propria innocenza. “Non mi sottometterei – sottolinea ancora – ad un processo basato su regole del 1923, in fondo sono una cittadina italiana a cui niente puo’ essere imposto da Oltretevere finche’ resto sul suolo italiano”.

(ANSA)