Siamo preoccupati per Enrico Mentana

(di Nanni Delbecchi – Il Fatto Quotidiano) – Siamo preoccupati per Enrico Mentana. Sta mano po esse fero e po esse piuma, dice Carlo Verdone; e anche Mentana, un tempo, poteva correre i 100 metri di un tg leggero come una piuma, oppure affrontare con i cingoli 24 ore di una tornata elettorale in diretta; dopodiché, però, andava a dormire. Poi, qualcosa è successo. Arriva il Covid con i Dpcm, i divieti sudoku, i funerei bollettini dei caduti. Ogni giorno ce n’è una, e Mentana non può trattenersi. Anche lui, ogni giorno, una maratona televisiva. Grazie al fondamentale l’aiuto dei virologi, in grado di proporre allarmi pandemici, scenari immunologici e proiezioni statistiche a getto continuo, l’ex mitraglietta vince la sfida. Stracciato Filippide, il maratoneta Mentana arriva all’elezione del presidente della Repubblica in condizioni di forma mostruose, le dirette del Tg non mancano di auscultare un grande elettore che uno.

Sembrava giunto il momento del riposo del guerriero, invece è scoppiata proprio la guerra. Come Putin invade l’Ucraina, Mentana invade i palinsesti. È subito sera, ed è subito maratona. A volte il maratoneta appare in collegamento con i numerosi inviati sparsi per l’Ucraina; a volte cattura in studio qualche opinionista di passaggio; a volte, nei tempi morti, è solo con Dario Fabbri, un geopolitico al fosforo che dalla sua garitta non si tira indietro su nulla, dall’ascesa di Carlo Magno alla fine dei Romanov, dalla guerra franco prussiana alla calata dei normanni francofoni. Che c’entra tutto ciò con la guerra in Ucraina? Poco, però c’entra molto con la Maratona Mentana, divenuta una misura antropomorfa del Tempo, non priva anch’essa di interrogativi geopolitici. Cosa fa Mentana, quando torna a casa? La cosa più probabile è che continui la maratona anche in famiglia, perché se molla dorme per una settimana, e non può certo permetterselo. Ma le guerre sono imprevedibili, possono durare anni. Chi si fermerà per primo, lo zar o il maratoneta? Siamo preoccupati per Enrico Mentana.