«Chi infrange una legge ingiusta deve farlo apertamente, con amore […] e con la disposizione ad accettare la sanzione».
Così scriveva Martin Luther King dalla prigione di Birmingham.
Per carità, non vogliamo mica paragonarci a lui, ma ne seguiamo il “consiglio”. Noi non sappiamo se oggi andando in rete commettiamo un reato, ma siamo consapevoli delle eventuali conseguenze. Che vogliamo affrontare a viso aperto, e senza tentennamenti.
Perché quello che abbiamo subito è una legge ingiusta, applicata da uomini ingiusti. E a questa ci ribelliamo. Senza se e senza ma. Senza amore, come dice Martin Luther King, ma solo con tanta rabbia. Una violenza quella da noi subita che non trova eguali nel resto del paese. Una misura adottata in spregio al diritto e ai doveri di un magistrato. Che evidenzia l’arroganza del potere esercitato da uomini dello stato senza scrupoli.
Certi della loro impunità perché parte di un sistema corrotto che gli garantisce ogni forma di immunità. Sono liberi di fare quello che più gli pare, senza dover dar conto a nessuno del proprio operato. Nonostante la loro pubblica carica. Perché male hanno inteso le loro funzioni e prerogative pubbliche, convinti di assumere con la loro carica la proprietà dell’ente. E di gestirlo come fosse cosa privata. Barattando la libertà dei cittadini con qualche banconota che puzza di prigione. Per il popolo, non certo per loro.
Siamo stati accusati di esercitare pressioni sul sindaco, al punto da sfociare in una vera e propria persecuzione, a detta dei corrotti, che gli ha procurato continui e prolungati stati d’ansia. Una motivazione che se non fosse tragica, sarebbe comica. Una barzelletta.
Ma a Cosenza è cosa normale. Ciò che la logica vuole, qui non vale. Lo abbiamo visto tante altre volte. E’ difficile trovare un cosentino che parli bene del tribunale. Compreso chi ci lavora. Un palazzo oramai inviso a tutta la città. Il luogo della Giustizia, ridotto ad un ufficio del malaffare. Il tutto condito da abusi e prevaricazioni che hanno segnato profondamente il senso di giustizia nella nostra città. Una vergogna tutta nostra. Alla quale in pochi si sono ribellati.
Perché è meglio affrontare 100 mafiosi che la procura di Cosenza. Lo sanno bene i cittadini, quanto pericolosi sono giudici, carabinieri e poliziotti corrotti. Ti rovinano la vita a norma di legge. Meglio tenersi lontano da loro. E hanno ragione. Ma noi questa mattina li sfidiamo.
Sfidiamo il loro nauseabondo potere. E a differenza loro che si nascondono nell’ombra, noi lo facciamo alla luce del sole. Mettendoci la faccia. Senza nasconderci. Non siamo vigliacchi come loro. Ora è chiaro a tutti come funziona la giustizia a Cosenza. Che non si rifà né alla Costituzione, né al codice penale. Ma solo ai loro interessi.
Noi siamo la prova vivente del loro abuso di potere. Che questa mattina rispediamo al mittente. Lo facciamo per tutti voi, per chi ha subito infamità da questi uomini squallidi, e non ha avuto il coraggio di ribellarsi. Lo facciamo per quelli che ogni giorno devono patire l’ingiustizia in silenzio e nell’angoscia. Lo facciamo per chi non se la sente di gridare tutto il suo disprezzo verso questi corrotti.
Lo facciamo per noi, per la nostra libertà. Perché anche se dovessimo finire in prigione, saremo, a differenza loro, sempre degli uomini liberi. E si sa la libertà non ha prezzo, e non la barattiamo con qualche giorno di finta libertà. Grazie a tutti voi e per il vostro sostegno. Noi saremo sempre dalla vostra parte, e contro chi attraverso la violenza e la prevaricazione, pensa di assoggettare una intera comunità. Il vostro tempo è arrivato. La città si è svegliata, ed ora per voi sono guai seri.
GdD