Sibaritide, “Galassia” 2005: una raffica di ergastoli cancellati e di assoluzioni

Per capire qualcosa in più rispetto a quanto sta accadendo nella Sibaritide dopo l’eclatante duplice omicidio di martedì, che ha fatto seguito a quelli del boss Leonardo Portoraro a giugno dell’anno scorso e a quello di Pietro Longobucco (per non parlare di altri due molto probabili casi di lupara bianca) bisogna ritornare indietro nel tempo e quindi alla fatidica operazione “Galassia”. Dopo aver ricordato l’operazione e la sua vasta eco mediatica (http://www.iacchite.blog/sibaritide-galassia-1995-mafiosi-e-politici-uniti-negli-affari/) ora ricordiamo il suo naufragio sancito dalla Corte di Appello di Catanzaro nel 2005. Leonardo Portoraro è tra quelli ai quali viene cancellato l’ergastolo di primo grado sancito dal Tribunale di Cosenza. Il boss, che aveva già scontato 9 anni, scontò anche un altro piccolo residuo di pena e tornò pienamente libero diversi anni fa.

28/06/2005 – Fonte: Il Quotidiano della Calabria

di Giacinto De Pasquale

Umiliata. Così ne esce la maxinchiesta Galassia del 1° luglio 1995, dopo l’emissione della sentenza del processo di appello avvenuta a Catanzaro. Umiliata perché, a conti fatti, alla fine solo in 14 sono stati condannati. Una sentenza questa, in un certo senso, annunciata. Infatti appena un anno fa il penalista coriglianese Salvatore Sisca dichiarava: “Mi convinco sempre di più che l’operazione Galassia del luglio 1995, in questi nove anni, almeno dal punto di vista processuale è andata sgonfiandosi sempre di più”. E l’avvocato giustificava questo suo dire con alcuni dati abbastanza significativi: “All’udienza preliminare ­ affermava Sisca – gli imputati erano 313, dei quali 182 furono rinviati a giudizio dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro ed il giudizio fu definito con sentenza del 28 giugno 1998. Nel susseguente giudizio d’appello gli imputati erano 101 poi, a seguito della sentenza del 14 marzo 2001 che dichiarò l’incompetenza territoriale dei giudici catanzaresi per i fatti avvenuti nella provincia di Cosenza, il processo si divise in due tronconi.

Si ripartì con il giudizio di primo grado dinanzi alla Corte d’Assise di Cosenza per 52 imputati che, nel susseguente giudizio d’appello intrapreso il 26 novembre 2004, si sono ridotti a 40. Da 313 imputati iniziali siamo arrivati a 40”.

Oggi, quindi, solo in 14 sono stati riconosciuti colpevoli, a vario titolo, in questa maxinchiesta che, lo ricordiamo allora venne descritta come l’inchiesta che aveva “assestato un colpo quasi mortale alla ‘ndrangheta della Piana di Sibari e del Cirotano”. Invece, e lo diciamo con profonda amarezza, non è stato così.

La Corte di appello di Catanzaro (presidente Fortunato Barone, giudice a latere Francesco Luigi Branda) ha “sfrondato” in maniera netta e decisa la sentenza di primo grado, che lo ricordiamo, era stata sposata in pieno dal procuratore generale Pietro D’Amico, il quale lo scorso 9 marzo nel corso della sua requisitoria ne aveva chiesto la conferma.

Invece la corte catanzarese ha condannato: Cirillo Giuseppe a 13 anni e sei mesi (in primo grado era stato condannato a 18 anni); Azzinnari Demetrio a 8 anni e 4 mesi (16 anni e sei mesi); Bruno Antonio a 9 anni (7 anni); Carelli Santo all’ergastolo; Cicciù Antonio a 9 anni e 4 mesi (13 anni); Cimino Giovanni a 2 anni e 6 mesi (7 anni); Costa Francesco a 3 anni e 4 mesi (6 anni); Marinaro Pietro Giovanni all’ergastolo;

Morfò Salvatore a 3 anni e 10 mesi (6 anni); Pesce Pietro 3 anni e 4 mesi (6 anni); Portoraro Leonardo 10 anni (ergastolo); Recchia Antonio 4 anni (5 anni); Tripodoro Pasquale 8 anni e 6 mesi (14 anni).

Sono stati, invece, assolti: Albano Maria Luigia (condannata in primo grado a 4 anni di reclusione); Alberghina Franco (6 anni); Cirillo Gerardo (3 anni); Cirillo Luigi Giuseppe (3 anni); Comite Antonio (5 anni); Crocellà Salvatore (6 anni); De Luca Giovanni (5 anni); Faillace Federico (1 anno e 6 mesi); Farao Giuseppe (ergastolo); Farao Silvio (ergastolo); Garasto Leonardo (5 anni); Garofalo Francesco (12 anni e 3 mesi); Impieri Lidio (5 anni); Magliari Pietro Alberto (4 anni); Marincola Cataldo (ergastolo); Marrazzo Antonio (2 anni); Milici Salvatore (3 anni); Parisi Agatino (6 anni); Perna Francesco (ergastolo); Pino Francesco (12 anni e 3 mesi); Postorivo Antonio Domenico (4 anni); Postorivo Gianfranco (4 anni); Pricoli Biagio (6 anni); Rende Giuseppe (5 anni); Tripodoro Aldo (6 anni).

Come si può notare solo ai coriglianesi Santo Carelli e Pietro Marinaro è stato confermato l’ergastolo che i giudici della corte di assise di Cosenza gli avevano inflitto in relazione all’omicidio di Mario Mirabile.

Per il resto sono stati cancellati completamente gli ergastoli inflitti in primo grado ai fratelli Silvio e Giuseppe Farao e Cataldo Marincola di Cirò, Leonardo Portoraro di Cassano e Francesco Perna di Cosenza. Così facendo i giudici di secondo grado non hanno ritenute valide le accuse che alcuni pentiti avevano lanciato nei loro confronti, a proposito del loro coinvolgimento diretto o indiretto all’omicidio Mirabile. E’ indubbiamente una sentenza che farà molto discutere, non fosse altro per l’avere determinato in maniera chiara, i giudici catanzaresi, in massima parte l’inattendibilità di buona parte dei collaboratori di giustizia, mezzo questo, invece, indispensabile in quel 1995 ai magistrati antimafia di Catanzaro guidati da Mariano Lombardi per dare vita a questa maxinchiesta, ora ridotta assolutamente in briciole giudiziarie.

2 – (fine)