Sila-Mare, la statale del viadotto crollato costata 100 milioni di euro e in costruzione da 33 anni

di Paolo Virtuani

Fonte: Corriere della Sera

Sulla strada statale 177 Silana di Rossano (localmente conosciuta come Sila-Mare), sulla cui diramazione è crollato un viadotto presso Longobucco, si potrebbe scrivere un saggio sulla lunghezza infinita della realizzazione delle opere pubbliche in Italia, e in Calabria in particolare. Posa della prima pietra nel 1990, inaugurazione nel 2015 e tuttora incompiuta nell’interezza del suo tratto dopo 33 anni. «La 177 può rappresentare un’arteria strategica sia per lo sviluppo turistico che per la pianificazione di una mobilità più eco-sostenibile, che consenta di decongestionare il traffico ormai insopportabile che ipoteca ogni giorno il tratto che da Corigliano-Rossano collega al capoluogo di provincia (Cosenza, ndr) e alla Sila e da Rende alla costa tirrenica», scriveva nel maggio 2022 l’assessore provinciale Adele Olivo.

La storia
La storia della Ss177 inizia nei primi anni Novanta del secolo scorso (ma i primi embrioni possono essere fatti risalire già negli anni ‘50 con la bonifica del Trionto e la costruzione di una diga sul torrente Laurenzano, costata 50 miliardi di lire e poi abbandonata), quando la comunità montana Sila Greca lanciò il progetto, che finora è costato circa 100 milioni di euro, cioè quasi 200 miliardi di lire contro una previsione iniziale di «qualche decina di miliardi». Una strada ingegneristicamente difficile, quasi interamente in tunnel e viadotti in una zona soggetta a smottamenti e inondazioni del Trionto, una tipica «fiumara» calabra. L’idea era di unire in 30 minuti d’auto la costa ionica con l’interno della Sila grazie a una strada a scorrimento veloce, coniugando quindi la possibilità di un turismo marino con quello montano, oltre che a facilitare di molto la mobilità del traffico locale. Ridando vita a Longobucco e Cropalati con le loro storie secolari, piccole comunità tagliate fuori da percorsi difficili, lunghi e pieni di tornanti.

I lavori
Nel 2007 una frana investì la vecchia statale, dando la spinta per il completamento del primo lotto della nuova Sila-Mare. Il 30 giugno 2014 venne inaugurato un tratto di 11 chilometri dei circa 25 proprio da Longobucco al bivio sulla Statale 106 «Jonica» che collega Reggio Calabria a Taranto in 491 km (tra le più pericolose d’Italia in quanto a incidenti), ma pochi minuti dopo il taglio del nastro la strada venne chiusa al traffico perché mancavano alcuni adempimenti tecnici (venne comunque riaperta poco tempo dopo, ndr). Nel marzo 2022 era completata per l’80% ma i cantieri per gli ultimi 5,2 km, i più difficili e montani che dovevano essere completati nel 2018, superando ostacoli burocratici, giudiziari, progettuali, autorizzativi e intimidazioni malavitose, erano pronti a partire.

I finanziamenti
Un passo indietro: nel settembre 2021 la senatrice Silvana Abate (eletta nel 2018 con il M5S, passata nel gruppo Misto dopo aver votato la fiducia al governo Draghi) aveva presentato il progetto di una variante per completare il collegamento Cropalati-Statale 106, di cui un tratto a monte di competenza regionale mentre quello a valle in capo ad Anas per un totale di circa 10 km. Gli operai che lavoravano al progetto erano scesi in sciopero nelle settimane precedenti perché rimasti senza stipendio. Dagli uffici regionali avevano assicurato che i lavori sarebbero terminati entro dicembre 2022. Poi, naturalmente, occorreva il collaudo.

Fine lavori(?)
«La Sila-Mare è una delle infrastrutture che farà svoltare i territori e sarà presto una realtà», annunciava in aprile la consigliera regionale di Forza Italia Pasqualina Straface dopo un nuovo finanziamento di 14 milioni di euro. Il completamento dei lavori è previsto per il 31 dicembre 2023. Salvo crolli di viadotti.