Simet, Elda Renna: “Continuerò la battaglia per i miei diritti: il coraggio è Donna”

di Elda Renna
Sono trascorsi 3 mesi dalla sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Castrovillari che ha sancito il mio reintegro sul posto di lavoro, autista della Simet licenziata assieme ad altri 38 colleghi il 13 settembre 2022.
Seppure la sentenza di reintegro che mi riguarda non sia l’unica – altri colleghi si sono visti decretare il diritto a rientrare al lavoro – è però l’unica legata a una causa per motivi di genere, essendo la sola donna autista in forza alla Simet.
Il primo gennaio si è intanto concretizzato l’affitto del ramo d’azienda di Simet da parte della società del Gruppo Fs Birs (Busitalia Rail Service), dopo l’accordo stretto al Ministero nei mesi scorsi, con conseguente passaggio dei dipendenti.
Ebbene, nonostante le interlocuzioni con le due aziende e i tentativi di risolvere la vicenda in maniera bonaria, in tutto questo tempo non è pervenuta dalle suddette società alcuna comunicazione ufficiale riguardo al dovuto reintegro sul mio posto di lavoro. Reintegro che, tra le altre cose, è al contrario avvenuto per un altro gruppo di colleghi tra coloro che erano stati destinatari delle altre sentenze del giudice del lavoro.
Alla luce di tutto ciò e delle mancate risposte, si è reso necessario denunciare le due società per il loro comportamento omissivo e aprire così un nuovo fronte nella battaglia legale che vedrà la sua prima udienza in tribunale il prossimo 19 marzo.
È giusto ribadire, per sottolineare la gravità della situazione – a maggior ragione a ridosso dell’8 marzo, giornata che celebra i diritti delle donne – che la sentenza riguardante la mia vicenda sancisce l’illegittimità del licenziamento per il mancato rispetto delle quote di genere all’interno dell’azienda Simet e il silenzio di entrambe le ditte appare, dunque, ancora più grave. Una sentenza modello basata su articoli della Costituzione e che, peraltro, viene in questo momento utilizzata in altri tribunali di tutta Italia per vicende simili, ma che qui in Calabria qualcuno ha deciso che può tranquillamente ignorare. Un messaggio che non può passare, anche per tutte le donne che si trovano nella mia stessa situazione. Continuerò dunque la battaglia fino a che un diritto sacrosanto e riconosciuto dalla legge non venga calpestato nel silenzio generale.
#nonunpassoindietro