Sistema Catanzaro, il segreto dell’immortalità e l’accorduna per le prossime Regionali

Da tempo ormai tentiamo di leggere e di rendere pubblici gli intrallazzi che governano il sistema Catanzaro, non sappiamo se ci siamo riusciti, ma in concreto sappiamo che alcuni segnali sono arrivati dove erano destinati e che, sulle scrivanie della Procura di Catanzaro molte notizie stanno diventando l’intelaiatura che svela alcuni passaggi importanti. Catanzaro è la prima città della massomafia calabrse, senza tema di smentita. 

La notizia, per essere vera l’ha pubblicata proprio la Dda di Catanzaro, che con le ultime inchieste come Basso profilo ha aperto la cassaforte della città, facendo conoscere a tutti che l’isola felice non c’è e, forse, non c’è mai stata, fatto salvo nella mente dei catanzaresi che immaginavano tutt’altro. Catanzaro è una città che nel suo sottobosco e nel suo sottoterra si allinea perfettamente al cliché delle altre città calabresi, è consorella della massomafia, quell’alleanza conclusa da anni fra la ‘ndrangheta e la massoneria, in un rituale comune di affiliazione e di fratellanza. Tuttavia, diversamente dalle altre città, Catanzaro ha una caratteristica in più, che ne fa la differenza e la proietta a pieno titolo, nella zona grigia dove le alleanze si consolidano con i colletti bianchi, diventando un’ incrostazione criminale dello Stato, difficile da colpire e difficile da identificare. L’ha detto proprio il Procuratore Gratteri che toccare la massoneria deviata e la massomafia è un attività pericolosa e noi possiamo ben dire che questo lo abbiamo visto proprio a Catanzaro, dove la regola è andata in difesa iniziando una campagna di denigrazione sulle attività della Dda di Gratteri e sui suoi metodi.

Siamo ritornati alla rinascita di una difesa dell’innocenza ad oltranza, che supera anche il dettato costituzionale, perché ha l’esigenza di schermare i “fratelli”, le loro posizioni e gli interscambi. Quella rete di complicità che da una parte, sulle barricate del diritto grida per difendere la “presunzione di innocenza”, mentre dall’altra nei sottoscala grigi del palazzo, opera per uccidere la giustizia ed il principio di diritto. Questa è la sensazione ormai riconosciuta, quella che Gratteri ha disvelato con grande imbarazzo e dispiacere di quell’esercito di “illuminati” fatto di colletti bianchi, avvocati ed anche magistrati che negli anni hanno fatto il bello e cattivo tempo nel Tribunale di Catanzaro.

Catanzaro è diventata il teatro di una guerra intestina e sotterranea, la cui caratteristica riconosciuta è l’essere sanguinosa e senza esclusione di colpi. C’è da difendere il principio dell’immortalità politica che diventa rinascita possibile per quanti, hanno conosciuto o intravisto le patrie galere, ma anche per quanti sono satelliti affamati della costellazione della massomafia e del sistema Catanzaro. E’ una guerra dove ognuno e tutti sono soli con se stessi, ma ugualmente contro tutti. Qui ognuno è alla ricerca della sua vittoria, del suo bottino e di un accordo “clandestino” di non belligeranza o di alleanza, che metta gli altri fuorigioco, massificando le forze nella vera guerra, quella contro la Dda di Gratteri. E le armi convenzionali non bastano. Si usano anche altri metodi. Armi invisibili ma altrettanto letali. Armi nascoste sotto il manto ingannatore di una pseudo-democrazia, oltre il vessillo del “libero scambio”.

Lo spiegamento delle truppe, le divisioni del sistema Catanzaro, deve fare i conti con le conquiste della Dda di Catanzaro e con i molti feriti sul campo, ma tutti si dichiarano pronti a questo nuovo Risiko, una lunga battaglia di trincea dal capitolo dedicato all’altopiano carsico. Il nemico bisogna avere il coraggio di guardarlo in faccia e non è certamente Nicola Gratteri, è quello che da anni intriga nell’ombra di società (anche economiche) più o meno segrete, associazioni pseudo-benefiche o pseudo-politiche, istituzioni sociali o scientifiche dal dubbio valore. Il futuro che si presenta per la città di Catanzaro ha un orizzonte indefinito rispetto al quale bisogna avere il coraggio di lanciare un segnale di allarme, considerato che nessuno può spegnere e fermare la macchina del tempo. E’ sempre quel racconto dove politica, Chiesa e massomafia, governano il campo di guerra, ma dove le varianti oggi ci sono e si trovano nell’azione della Procura di Catanzaro, l’unica speranza di respiro per una città uccisa e svuotata del suo sangue dai vampiri conosciuti e riconosciuti.

Quelli che fino a ieri, Abramo e Tallini dopo Farmabusiness e Basso profilo, a distanza avevano esposto l’argenteria di famiglia per valutare chi si fosse prostituito di più, nell’accezione che la politica è puttana, oggi si riscoprono vergini e casti e, con un giro di valzer raccolgono da terra gli stracci sporchi e si incipriano il naso!  E la città? Catanzaro continua a guardare per colpa di un popolo inerme, come la politica resti puttana e trasformi tutto in un bordello, che riapre le sue porte alla fila degli estimatori laici e prelati, che di nascosto accettano il rischio di contrarre la sifilide, pure di poter dire: io ci sono, io comando! Il postribolo del sistema Catanzaro che si rinnova e che firma il nuovo “accorduna”, se la variante Gratteri lo consentirà…

Su quali intrallazzi di scambio politico-elettorale si basa il rinnovato accordo tra Sergio Abramo e Domenico Tallini?

La segretezza non è un percorso conosciuto, sia perché ancora aleggia la convinzione dell’impunibilità e del potere, sia perché i segnali devono arrivare agli altri competitori, quanti sono ormai fuori dalla pomiciata di Abramo e Tallini, quelli che facevano parte del bordello e dell’alleanza di prostituzione politica, perché è meglio che lo sappiano tutti, piuttosto che debbano interpretare gli astri, oppure i segnali di fumo: augh!

Chiaramente l’accordo si basa su una serie di obiettivi, che sono la dazione e lo scambio,  non solo elettorale, dove la città di Catanzaro torna ad essere stuprata dalla politica della massomafia con il consenso di Abramo, che è al tempo difensore della banda e magnaccio della dignità e della moralità dei suoi cittadini. Il compito di fare da “strillone”, il classico coglione urlante, è del rampollo di “casa azzurra Tallini”, Ivan Cardamone assessore di lungo corso, ambasciatore della “bad company” della massomafia con la faccia da prete.

I termini dell’accordo di Forza Italia, ritrovato luogo di amore di Abramo, puntellato anche dalla presenza dei satelliti in consiglio comunale, Obiettivo Comune e Officine del Sud, diventa subito di dominio pubblico, per bocca di Cardamone e per il passa parola, tipo scorreggia, dei tanti disastrati consiglieri comunali, ormai alla deriva a causa delle mareggiate della Procura di Catanzaro.

La regola è quella più semplice: spartire.

La prima portata sul menù degli abbuffini di Forza Italia è Catanzaro Servizi. La società in house del comune di Catanzaro oggetto delle osservazioni esplosive del MEF (Ministero Economia e Finanze), dove resta inamovibile il presidente Massimo Feroleto, che resta asservito insieme a tutta la società alle clientele, ai favori ed allo scambio elettorale che gestiscono Andrea Amendola, il consigliere comunale conosciuto alle cronache di Gettonopoli ed il dipendente della Catanzaro Servizi, Emiliano Aloi, che ricordiamo socio della sorella di Ivan Cardamone in alcune attività commerciali.

Al secondo punto o seconda portata c’è l’assessorato al Patrimonio del comune di Catanzaro, dove Ivan Cardamone opera in piena libertà, con la distrazione voluta del sindaco Abramo, forzando le procedure molte volte sforando il campo della legalità, perché la norma si addomestica al voto di scambio clientelare degli elettori, quel patrimonio sempre suscettibile di rafforzamento. Ecco che diventa normalità il tentativo di modifica del Regolamento sugli Immobili comunali, che doveva favorire variando la destinazione d’uso dei “chioschi” che sono proprietà dell’ex consigliere provinciale Andrea Lorenzo, ormai arruolato tra le fila dei pasdaran talliniani.

Di spartizione in spartizione l’attenzione restano sul vassoio i lavori di completamento del porto di Catanzaro Lido, che esulano dalle pratiche già consolidate dal socio di maggioranza, almeno fino a ieri, Filippo Mancuso, che si è aggiudicato la gestione dei pontili, i servizi portuali bar e la fornitura di carburante.

C’è poi la nomina del presidente dei revisori dei conti, sfuggito per una maggioranza avversa al volere di Forza Italia, alla dottoressa Rosamaria Petitto, fedelissima di casa azzurra Tallini, tanto che il consigliere comunale Andrea Amendola, autista del boss e plurindagato ha presentato ricorso al TAR. La regola è quella della blindatura contro tutto e tutti, contro quelli che ieri erano compagni di cordata, il gruppo massone di Catanzaro da Vivere degli Esposito, Polimeni e Russo ed il gruppo che fa riferimento al consigliere regionale della Lega, Filippo Mancuso dal quale dopo un primo innamoramento Sergio Abramo è andato via ritornando a casa azzurra Tallini, facendo a tutti il saluto dell’ombrello…

Difendere e blindare il clan Tallini, serve per blindare casa azzurra e quindi tutte le indicazioni, le segnalazioni per l’assunzione di personale nelle società partecipate AMC, Catanzaro Servizi e quelle appaltanti SIECO e Società per la gestione del Verde Pubblico. Stop alla spartizione mentre le biglietterie restano in casa azzurra, che continua a blindare i suoi spazi in danno degli altri e del principio di trasparenza e legalità, la meritocrazia come sempre è andata remengo. Così si blindano i posti in CdA del COMALCA che conservato per l’ex consigliere comunale e dipendente SIECO, Francesco Scarpino. Restano ugualmente blindati i posti in giunta comunale, dove la verifica che Abramo minacciava resta il “ruggito del coniglio”, così Cavallaro, Cardamone, Sculco e la Concolino vengono ibernati, salvo un intervento demolitivo, l’ennesimo della Dda di Catanzaro contro la cosca Tallini.

Il sostegno elettorale è alla base del nuovo accordo, la pomiciata, fra Abramo e Tallini. Le prossime elezioni regionali rivedranno la candidatura di Mimmo Tallini nella lista di Forza Italia, quella che secondo le evidenze di Rinascita Scott è nata sotto la benedizione della ‘ndrangheta dei Piromalli e dei Mancuso. Diciamo la destinazione giusta per la candidatura di Tallini, quell’immortalità politica che giustifica tutto, per come giustifica il sostegno pancia a terra di Abramo e di tutto il comune di Catanzaro, come sempre asservito a Tallini, in quello che resta sempre il sistema Catanzaro. E’ per questo che nello “scambio di favori” Tallini sosterrà la candidatura di Abramo alla presidenza della Regione Calabria ed in subordine la nomina per un assessorato regionale.

Tutto resta immodificato, tutto ritorna ai soci del sistema Catanzaro, da dove passano i concorsi, anche quelli della Provincia di Catanzaro, che devono garantire i vari Gianmarco Plastino e Giovanni Laganà, senza dimenticare la quota rosa dello staff del sindaco, l’ingegnere Rosanna Gnasso, tutte quelle attività che richiederebbero un attenzione della Procura di Catanzaro, magari la stessa già riservata alla cugina dell’assessore Danilo Russo, assunta all’asilo infantile comunale, ma di questo ne riparleremo. Per come riparleremo del sacco urbanistico a favore delle ditte amiche, quelle pronte a cementificare sul nuovo PSC e sulle zone di Giovino e Germaneto, il mattone è da sempre il migliore diamante del sistema Catanzaro e dei collegamenti interaziendali della piramide della cosca Tallini.