Steccato di Cutro: il Calvario della sinistra

Al surrogato, francamente, preferiamo l’originale. La manifestazione di ieri a Steccato di Cutro più che la testimonianza politica di una sinistra compatta che non si arrende alle barbarie e alla disumanità, sembrava la brutta copia della Via Crucis di una settimana fa, promossa dalla Chiesa (che di “Via Crucis” ne capisce) calabrese subito dopo l’immane sciagura del naufragio. O meglio, buona parte dei partecipanti al corteo, ha pensato bene di mettere in scena una sorta di parodia, di pessimo gusto, del Cristo che trascina la Croce lungo la salita che porta al Calvario, con tanto di “stazioni” dove sostare per esprimere patimento e sofferenza; e non certo per fede (senza nulla togliere ai credenti presenti ieri al corteo), ma come misura precauzionale per differenziarsi dai “modi”, dagli slogan, e dall’estetica (non solo politica), di certi gruppuscoli politici usi a frequentare cortei e manifestazione che spesso e volentieri sfociano in atti di violenza, intenzionati a partecipare alla rievocazione laica degli ultimi istanti di vita terrena del Cristo indetta per lavarsi la coscienza.

Meglio tutelarsi e “fissare” subito i paletti tra chi manifesta anche per Cospito e chi invece con Cospito e simili non vuole avere niente a che fare, avrà pensato più di qualcuno tra gli organizzatori del corteo. Specie di questi tempi dove basta veramente poco per rimediare l’etichetta di terrorista, o sovversivo. E poi la nuova segretaria del Pd è stata chiara: “nessuna vicinanza con chi esprime solidarietà ai terroristi che hanno attentato alla vita di mia sorella”. Anche se le differenze non si limitano certo solo a questo. L’azione di isolare quelli che l’establishment definisce “i violenti” –  un classico in uso a tutti i politici, di destra e di sinistra, per criminalizzare chi sputtana i loro intrallazzi – da tutti i contesti politici e sociali, va considerato come uno scambio di cortesia in uso al potere. I sovversivi sono i nemici di tutti i governi. Differenziarsi da chi grida “politica ladrona”, per chi ha bisogno del politico di turno per campare, diventa, specie a queste latitudini, questione di vita o di morte. Per molti dei figuranti che hanno partecipato alla processione di ieri, aderire a questo slogan, equivale, scusate la metafora, a sputare nel piatto dove mangiano. E da queste parti chiamiamo papà chi ci da mangiare. Un motivo più che valido per marcare la differenza.

Infatti, ieri, durante lo svolgimento del “Calvario della sinistra”, la spaccatura, prevedibile come il sole del mattino, tra le due anime dei convocati alla brutta copia della Via Crucis, si è subita materializzata. A sfilare sulla via del calvario due cortei: uno spezzone, maggioritario, capeggiato dalla Cgil, e uno spezzone, minoritario, composto dal sindacalismo di base, dall’associazionismo militante, da frammenti di anarchia, e comunisti vari. A voler la “spaccatura”, come da manuale, la Cgil, che non solo non ha permesso ai familiari della vittime del naufragio di aprire il corteo, ma ha deciso di “partire”, verso il proprio Calvario, mezz’ora prima dello scadere della convocazione prevista, per tutti, sovversivi compresi, per le 14,30. Vani i tentativi di riavvicinare, in nome della solidarietà e della pace nel mondo, i due cortei, che hanno continuato a marciare ben distanti tra di loro, almeno 700 i metri di distanza, per tutta la Via Crucis. Differenziandosi anche nella scelta “del luogo” dove piantare la Croce. Del resto si sa, ognuno porta la propria Croce e la pianta dove più ritiene opportuno.

La scelta dei dirigenti nostrani della Cgil di praticare la differenza che tanto piace alla Meloni tra buoni e cattivi, democratici e sovversivi, guardie e ladri, dove i buoni ovviamente sono loro, è perfettamente in linea con la direttiva emanata dal Pd calabrese e cosentino in particolare, che come tutti sanno controlla da sempre il sindacato. Di più: molti dirigenti nostrani del sindacato devono le proprie fortune proprio ai politici del Pd. Mogli e figli sistemati, scatti di carriera, nomine e tanti altri privilegi che presto vi racconteremo nello specifico. Vi racconteremo di telefonate tra sindacalisti locali di un certo livello e politici nostrani intrallazzati dove il sindacalista implora il politico chiedendogli di fare una 104 falsa per far trasferire la moglie. Operazione andata in porto. Perciò non possono gridare politici ladroni, e devono criticare chi lo fa. Non possono sputare nel piatto dove mangiano. Non ci sono violenti da isolare, ma solo padroni da tutelare. E’ questa la verità  che si cela dietro alla “spaccatura”.

In tutto questo Mimmo Lucano che trascina la Croce, scopiazzando il Messia, verso il Calvario, è la rappresentazione plastica, o metafora se preferite, di una sinistra definitivamente “inchiodata a quel legno”. E la resurrezione (della sinistra), in questo caso, non è prevista. Amen.