Teorema Cosenza. Manna stipendiato dal clan per le soffiate e Pino “perseguitato” dal suo ex amico (carabiniere)

di Saverio Di Giorno

Chissà che nel mare di ricostruzioni riguardanti i verbali dei pentiti ma anche degli ex pentiti, oltre a “mollichine” per Paola e Cosenza, non ci sia qualcosa anche per Salerno. È un pensiero che viene perché muovendosi in questi ambienti grigi, dietro le finestre, tra le tende polverose ci si imbatte in nomi sui quali dovrebbe lavorare Salerno.

Sempre tenendo a mente la figura centrale, da collante di alcuni avvocati, a definire il ruolo sono le parole di Bevilacqua. Afferma che anche lui ha un avvocato di fiducia, Marcello Manna. “A quanto risulta a me io tengo… come vi ho già spiegato è Manna, l’accordo mio che avevo pigliato con gli zingari, cioè Manna doveva venire stipendiato” e a cosa serviva? “se c’era qualcosa per esempio… mi chiamava… dice “accorto alle microspie che stanno mettendo… mo ho saputo che stanno mettendo… stai accorto…”. Questo è solo un esempio, ma altrove si nominano altri uomini di Stato e così via. Un esempio particolarmente calzante, a dimostrazione di quanto si scrive in “Teorema Cosenza” sul ruolo di questo avvocato nel Cosentino e nella famosa relazione Lupacchini e cioè: fatti che prima di essere archiviati arrivarono a Salerno già all’epoca. Magari si ritrovano…

A proposito della relazione Lupacchini e di questi verbali dormienti, è centrale il processo per l’omicidio Chiappetta. Secondo Franco Pino è li che iniziano i suoi guai. Almeno a suo dire. Pino dice di star “prendendo atto anche di alcuni comportamenti nei miei confronti da parte dei Giudici che gestivano questo processo”. E poi aggiunge di avere contro “un Ufficiale dei Carabinieri potente, e ci ho contro l’Ufficiale dei Carabinieri che mi ha accreditato nella collaborazione se vogliamo, non so se riesco a farmi capire. (…) Un Ufficiale dei Carabinieri che è riuscito a bloccare a Messina le inchieste, un Ufficiale dei Carabinieri che mi ha fatto pervenire un biglietto prima di… e questo mi azzardo a dirlo anche che andrò incontro a una… a una querela per diffamazione e calunnie, mi ha fatto pervenire un biglietto in un posto dove lui… solo lui sapeva, e addirittura è stato capace di farmelo pervenire prima di un interrogatorio svolto a Messina, e l’ho denunciato Signor Capitano, se poi le denunce non vengono approfondite…”. E qui siamo al solito discorso. Denunce non approfondite. Un fungheggiare di denunce non approfondite, ma se non si approfondisce quel che dice Pino, che speranza hanno altri cittadini?

Ma si diceva dei guai iniziati per Franco Pino nel processo Chiappetta. Se si tolgono i nomi, i luoghi, le date e si guardano sono le dinamiche, quello che appare è uno Stato che utilizza ogni mezzo per raggiungere i suoi scopi, che sono evidentemente quelli dei suoi rappresentanti e riesce in qualche modo (pur sempre senza prenderne le parti, ci mancherebbe!) a utilizzare la criminalità.

“…nei tribunali, nella località dove mi trovo, durante i viaggi, insomma, io qua sono diventato praticamente oggetto di tutte le cose malefiche che esistono, e tutto contro di me si rivolta, io non pensavo mai di avere contro anche le istituzioni, io con le istituzioni ho collaborato, le istituzioni dalle mie parole hanno tratto vantaggi, hanno scoperto fatti che nessuno li sognava, io non ho imbrogliato le istituzioni, e per quale motivo se le istituzioni tra di loro ci hanno problemi io che c’entro, io non ho niente a che vedere, non so se… se lo sforzo mio serva a qualche cosa, ma cerco di farmi capire, cerco di spiegare perché questo Ufficiale che prima eravamo tanto amici oggi mi sta facendo tutte queste cose.”

Chi è l’Ufficiale potente? Ma soprattutto quali sono i problemi delle istituzioni a cui fa riferimento? Alcune sono persone ancora attive, magari e quindi che ci stanno a fare le Procure di Paola e Cosenza alla luce di tutto questo? E quella di Salerno può tirare le fila finalmente o che fine hanno fatto le 15 indagini di cui si parlò? Oltre non si può andare. Noi, ma altrove chi ha fatto dell’indagare una professione lo deve fare. È possibile che le istituzioni regolino i conti tra di loro a spese delle persone, perché si, anche se stiamo parlando di ‘ndranghetisti e assassini, sono persone. E se ieri è toccato a uno di loro e si potrebbe pensare che dopotutto se sei nel gioco te lo devi aspettare, poi può toccare a membri delle istituzioni stesse e anche in questo caso – nonostante si metta in dubbio la democrazia –  si potrebbe pensare come vuole la vulgata che tanto sono “tutti uguali” e se lo meritano, ma domani potrebbe toccare a cittadini che incappano involontariamente in queste vicende e non hanno mezzi né per difendersi né per capire.

Non sono vicende che si consumano nei privé dei locali, nelle celle delle galere o negli scantinati di garage, sono cose che regolano storie e rapporti di forza a livelli nazionale. Carriere, elezioni. E chi nasce con questi metodi non è detto che poi non li utilizzi per mantenere questo potere.