Teorema Cosenza, tutte le strade della massomafia portano alla Bcc di Verbicaro

Sono tempi di elezioni e di particolari movimenti anche degli inquirenti. E in questi giorni è bene fare un quadro completo della situazione che non è tale se parla solo di politica e lascia fuori le forze economiche. Quelle che poi comandano. E legano tutto.

Recentemente una lettera arrivata a Iacchite’ anticipava l’apertura di una nuova succursale della Bcc di Verbicaro. In particolare questa nuova filiale, si diceva, sarà aperta proprio nei locali del “tempio Conad, del suocero di Magorno (il famigerato Casella, ndr), segno evidente dei legami occulti fra potere economico e corruzione. Questa notizia, ora verificata da più parti, con le elezioni amministrative in corso, spinge ad una nuova riflessione sul legame tra potere politico ed economico. Basterebbe infatti guardare bene tra le ditte, i commercialisti, gli studi.

Quanti sportelli bancari ci sono nelle nostre zone? Forse troppi. In Teorema Cosenza di Saverio Di Giorno un passo è dedicato alle banche locali: molte fungono anche da tesorerie per i comuni circostanti e si evidenzia come una parte consistente dei comuni della Calabria tra le voci di bilancio hanno debiti e crediti presso le tesorerie. “Voci da centinaia di migliaia di euro”. Al Nord questo non avviene. Sono queste banche che hanno continuato a prestare (anche per le molteplici reti che le legano ai comuni) fino a quando questi sono finiti in dissesto. È uno schema ravvisabile dal comune più grande (Cosenza) a quelli più piccoli.

In Teorema Cosenza si riporta un report dell’Espresso sulla Bcc di Verbicaro e i suoi crediti deteriorati. Che pericolosità ha? Media, si legge. A chi ha prestato i soldi mai riavuti? Sono domande che bisognerebbe approfondire anche per altri luoghi. A riprova del fatto che si tratta di un meccanismo sempre uguale una tale commistione era stata già messa in luce per la Bcc di Crotone dove ad essere indagati furono il presidente, Nicola Adamo e Tursi Prato. Potere economico e politico, appunto.

Tempo fa si chiedeva al procuratore Bruni, all’epoca appena insediato, di dare un’occhiata alla Bcc e zone limitrofe; qualcuno rispose: Bruni dovrebbe prima controllare a Paola. Luogo nel quale molte denunce e segnalazioni che qui arrivano, li invece si perdono. Sì, perché potere politico ed economico non potrebbero flirtare senza quello giuridico. È un ménage à trois, che diventa pesante sotto elezioni.

In Teorema Cosenza centrale nella ricostruzione è il ruolo degli avvocati, anche tramite rivelazioni di pentiti storici che ancora erano rimaste private. Veri collanti tra i mondi economici e massonici. Cetraro -anch’essa al voto- ne ha alcuni esempi nella famiglia Caldiero, di cui spesso si parla. Altrettanto esemplificativo è il dottore Torretta, giudice a Paola. I suoi legami parentali sono ramificati. Da una parte è vicino ai Silvestri. Cognome che a Scalea dice qualcosa, vicino all’ex sindaco Mario Russo, in ombra ma sempre presente in vista di competizioni elettorali e che ricade in qualche procedimento dalle alterne conclusioni. Dall’altra parte qualche collega più o meno direttamente agli ambienti della Bcc di Verbicaro (di nuovo). Ma si sa dalle nostre parti, come si dice, ci si conosce tutti e siamo tutti parenti.

Ma il punto non è capire se si condivide più genoma o più interesse perché non è una questione di singole persone, ma un meccanismo ben oleato. Un breve passo del meccanismo, a mo’ di esempio, sempre da Teorema Cosenza di alcune carte giudiziarie di altro periodo. “… Si tratta dell’omonimo presidente del Consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Verbicaro, Zito Giuseppe, il cui nome era emerso in altre conversazioni quale finanziatore di Sollazzo Giancarlo insieme a Mario Stummo… l’aggiudicazione del lotto all’Hotel Felix …” (il resto su Teorema Cosenza). Struttura che secondo alcune denunce risulta morosa e in situazione di conflitto d’interesse. La cosa attraversa gli anni. In questo modo il cerchio si chiude su tutti e tre gli snodi.

O si potrebbe chiudere se si andasse oltre. Tanto per tornare a Diamante,  punto di partenza ora al centro della bufera scatenata dalla diffusione di alcuni video-denuncia, anche in quel caso seguendo appunto la via in parte già tracciata degli appalti (nei video si parla di De Summa e bisogna verificare) e di qui alle stazioni appaltanti, ai finanziamenti ai correntisti e i sindaci/correntisti o ai professionisti/soci si potrebbe avere un quadro più chiaro. I sequestri o alcune indagini possono essere punti di partenza (tardivi, ma meglio tardi che mai) per completare un quadro che i cittadini e la stampa possono percepire e abbozzare, ma non verificare.

In questa ragnatela a tal punto pervasiva si possono svolgere competizioni libere e veramente democratiche? I sindaci o gli aspiranti tali che posizioni hanno nei confronti di tutto questo? Quanto potranno poi agire liberamente?

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