Tesoro di Alarico, Sangineto al Tg3: “Basta Indiana Jones, pensiamo ai tesori veri di Cosenza”

Battista Sangineto

Questa mattina il rotocalco di informazione del Tg3 Calabria “Buongiorno Regione” è ritornato sul tormentone del tesoro di Alarico.

La collega Gabriella d’Atri ha intervistato il docente di Metodologia della Ricerca archeologica all’Università della Calabria, il professore Battista Sangineto, che da più tempo prende posizione contro questa assurda caccia al tesoro scatenata dal sindaco Mario Occhiuto. Tra l’altro clamorosamente bloccata dalla Soprintendenza e dal Ministero dei Beni Culturali.

“Vuole sapere se credo alla leggenda? Ce la racconta Jordanes – ha detto Sangineto -, che a sua volta l’ha appreso da Cassiodoro. E’ come se qualcuno volesse ripercorrere la storia del Risorgimento copiando qualcosa qui e là, che ne so, da Benedetto Croce senza avere nessuna contezza dei fatti. Jordanes, dunque, ci racconta che Alarico, dopo aver assassinato migliaia di romani e saccheggiato la città per tre giorni, scende verso l’Africa, che in quel momento era il centro economico e politico dell’Impero Romano…”.

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Il dialogo tra Sangineto e la d’Atri è stato, per chi l’ha visto, anche un po’ grottesco. Perchè, ad ogni domanda, magari leggermente “buonista” della collega, l’archeologo ha risposto con un inevitabile sarcasmo.

“Alarico seppellito a Cosenza con tutto il suo tesoro? Dubito fortemente che sia stato seppellito col tesoro – ha sottolineato Battista Sangineto -, altrimenti poi i Goti sarebbero dovuti ripartire a mani vuote e sinceramente non lo credo possibile… Aprire con questa prospettiva una caccia al tesoro fatta soltanto di fantarcheologia e piena di richiami a Indiana Jones o a Martyn Mystere non può che farmi sorridere. Questa non è archeologia: è come cercare la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno…”.

Nell’ultima parte dell’intervista, il professore Sangineto ha affrontato l’aspetto politico della paradossale vicenda.

“Invece di spendere soldi ed energie per una leggenda quantomeno dubbia, si potrebbero più facilmente ristrutturare alcuni dei “tesori” più antichi della città di Cosenza, che tra l’altro ne è piena. Parlo di strutture di epoca bruzia e romana bellissime e completamente abbandonate, come per esempio quella di piazzetta Toscano. Vorrei ricordare che Cosenza è stata la Capitale dei Bruzi, poi municipium romano e sede vescovile e ha conservato testimonianze del passato senza soluzione di continuità. Io credo di poter dire, senza esagerare, che sotto ogni palazzo di Cosenza ci possano essere strutture bruzie e romane. Si tratta soltanto di voler diversificare il brand, come si dice adesso, spostandolo da Alarico ad altro: c’è Telesio, c’è l’Accademia parrasiana, insomma tutto quello che serve per cercare tesori veri e non fasulli…”.