Vaccinate la Calabria dal Covid ma anche dalle “varianti” massomafia e Longo

Il caos vaccini nella Regione Calabria crea caos cerebrale al commissario ad acta Guido Longo. Noi l’abbiamo detto che il dottore Longo per quanto valente poliziotto poco c’azzecca con la sanità e soprattutto con la sanità calabrese, terra di mezzo di mafia, massoneria, politica e tanti imprenditori che ormai da anni fanno razzia di denaro pubblico senza garantire una svolta.

Questo è il quadro vero e sempre desolante del panorama sanità in Calabria. Ma il male viene da lontano o meglio, il male è interno. E’ un cancro che sta consumando la Calabria come territorio e come istituzione, soprattutto regionale, dove tutto diventa lecito e dove il crimine e l’incapacità diventano titoli di merito: la fotografia del Dipartimento alla Salute. Il commissario Longo non l’ha capito, mentre continua a fare Belzebù negli uffici della regione, definendo tutti “delinquenti”. Ecco questa è la verità che non va solo urlata, ma colpita, caro commissario Longo!

Vanno colpite le complicità di quella giostra che è diventata la sanità calabrese, dove chi sbaglia – sempre perché corrotto – viene premiato. Dove chi ruba viene promosso. Dove più si è capra con certificazione, più si sale la scala gerarchica. Questo è il materiale umano, le famose risorse del Dipartimento Salute della Regione Calabria, quello che ha visto passare come dirigente generale il dott.  Francesco Bevere.

Non avevamo sbagliato quando abbiamo definito Bevere il classico “parassita” di stato, proveniente per titolo da un altro carrozzone pubblico, AGENAS, dove ci si arriva grazie al “calcio nel culo” e si scala la piramide dirigenziale solo in base a quanto forte sia stato, proprio il rinculo. Il protetto delle logge massoniche, che è costato alle casse della regione Calabria oltre 250 mila euro per nove mesi, più benefit e premi di produzione, ma che è riuscito ad “immobilizzare” l’intero settore della sanità calabrese, dove non ha firmato nessun atto per mesi, restando rintanato nella sua stanza, amabilmente circondato da incapaci leccaculo portati al seguito o nominati alla necessità, ma soprattutto continuando a replicare reati di natura penale ed amministrativa, tipo un “danno erariale” perenne.

Ecco perché oggi non sbagliamo se diciamo che il dottore Longo è un altro reperto archeologico, caduto chissà perché sul pianeta Calabria, per occuparsi di una materia – la sanità – per lui illogica, seduto con il culo di pietra – tipico dell’uomo di stato per sempre – sulla poltrona che governa la sanità regionale, dove fra una parolaccia ed una bestemmia, si lascia infinocchiare da quella pletora di scarafaggi che sono molti dirigenti regionali, la cui migliore caratteristica è essere incapaci e prezzolati. Così il commissario Longo pensa di governare la sanità in Calabria?

Perché se è così, allora ai calabresi non resta che buttarsi volontariamente dalla rupe di Sparta, salveranno almeno la dignità, senza lasciarla nelle mani di loschi soggetti, quei tanti “ex” che ormai in quiescenza, non hanno valutato le loro capacità di risposta attirati anche certamente dai compensi importanti ed oggi, dimostrano di essere pensionati nella capacità di ricezione, smarriti e catturati dalla burocrazia più ostile e più massomafiosa. Però tutto va bene!

Va talmente bene che lo stesso Longo considera una “onorificenza” bocciare i bilanci della aziende sanitarie provinciali oppure ospedaliere. Quando in effetti i documenti contabili vengono bocciati perché non superano l’istruttoria – che fa riferimento a principi univoci – effettuata dagli uffici regionali, tanto che la promozione o la bocciatura non è una valutazione personale, neanche del commissario ad acta: già questo ci conferma la dimensione che Longo è suonato come un pugile. Quello che lascia allibiti è pensare che nonostante i bilanci delle aziende sanitarie e ospedaliere bocciati la prima volta, ma anche la seconda quando non superano le riformulazioni, lascino al loro posto i tanti “direttori amministrativi” che sono nominati da quei commissari che proprio il dottore Longo ha messo a capo delle diverse strutture sanitarie regionali: le aziende sanitarie provinciali e le aziende ospedaliere. Allora è vero che più si è imbroglioni, più si fa carriera, sembra il motto giusto per i direttori amministrativi della sanità calabrese.

Anche questo sfugge al commissario Longo, perché se fosse stato attento avrebbe anche lui capito che i tanti direttori amministrativi sono incapaci – per scelta – di rispondere con le controdeduzioni per sanare la bocciatura dei bilanci, ma quasi mai ottemperano alle prescrizioni “imposte” dai Revisori dei conti delle singole aziende, tanto che è ormai una procedura consolidata il richiamo della Corte dei Conti.

Allora se questo è il quadro, cosa ci sta a fare il commissario Longo in Calabria? E’ consapevole che il vero disastro della sanità regionale è proprio nella taroccazione dei bilanci?

Sono proprio i documenti contabili che servono ad alimentare, foraggiare e proteggere quel mondo di mezzo, fatto di imprenditori fallimentari per risposta sanitaria, ma protetti perché sodali alla logica del grembiule, quella massomafia che è la caratteristica diffusa in Calabria, ma questo Longo non l’ha capito.

Ed è talmente vero che Longo sia planato per sbaglio sul pianeta sanità Calabria, che siede nel CTS (comitato tecnico scientifico) nominato da Spirlì ultimamente, insieme a professori universitari, dichiaratamente organici alla massoneria e peraltro fuori quota in termini di pandemia o virologia, il professore Ludovico Abenavoli è testimonianza e conferma di come la massoneria forse deviata o forse massomafia, sieda nel board di comando della regione, ma Longo dorme!

Il sonno del commissario Longo è talmente profondo tanto da non aver capito di essere accerchiato all’interno del palazzo, dove il presidente facente funzione, nella sceneggiatura degli stati generali sulla sanità, ha parlato di “malandrini” e di “scafisti” della salute, dimenticando che molti di questi, i famosi imprenditori, sono amici dei suoi amici di partito e di coalizione. Sono quelli che hanno avvelenato i pozzi della sanità in Calabria, insieme alla collaborazione – quella che si chiama complicità – e che Longo dovrebbe annoverare nel suo vocabolario, costruita negli uffici della Regione Calabria, fra funzionari o dirigenti molto sensibili alla moneta. Di questo ne riparleremo, per come parleremo della storia dei reggenti/vicari, i “Re di maggio con il ferro di cavallo”.

Ma parleremo anche della storia triste del presidente Spirlì, del suo ricordo a memoria di Jole e della verità che la morte ha interrotto, quella che tutti conoscono e che è l’arma di repressione di prossima consegna al capitano Salvini. Senza dimenticare di narrare la truffa AGENAS ed i tanti “parenti di…” che con il nuovo Decreto Calabria e la dotazione della struttura del commissario ad acta, mettono le mani sul piatto, fonte di ispirazione e di stabilizzazione.