Verità e Giustizia per il piccolo Giancarlo: la famiglia Manna non fa più paura a nessuno

2 luglio 2014-2 luglio 2017. Sono passati esattamente tre anni dalla morte del piccolo Giancarlo Esposito nella piscina-fogna di Campagnano gestita dalla famiglia Manna, legata mani e piedi ai poteri forti e alla massoneria deviata di questa città. Tre anni nel corso dei quali non c’è stata alcuna giustizia per il piccolo e per i suoi familiari ma solo tante, troppe manovre dei soliti signorotti della città che vorrebbero insabbiare tutto per non mettere in difficoltà il patriarca Giancarlo, re dei fallimenti autorizzati e il rampollo Carmine, un bamboccione della peggiore specie buono solo a fare il gradasso.

Ci occupiamo di questo caso ormai da quasi due anni e speriamo di aver svegliato molte coscienze. Il Tribunale di Cosenza, da sempre in ginocchio nei confronti dei potenti, ha provato in tutti i modi a far passare tempo e a far dimenticare quello che è accaduto. Sono serviti quasi due anni per incardinare un processo e mettere alla sbarra con decisione un personaggio come Carmine Manna, che fino a pochi mesi fa era addirittura assessore della giunta Occhiuto.

Carmine Manna, il titolare della piscina di Campagnano

E’ lui il responsabile morale della morte di Giancarlo insieme alle sue istruttrici. Per lucrare denaro sulle attività dei bambini, questa gente non ha curato minimamente la sicurezza della piscina e ha lasciato annegare un bambino di 4 anni, non bloccando neanche per un minuto le attività di quella stramaledetta piscina.

Pensavano che tutto sarebbe caduto nell’oblio e che tutti avrebbero fatto finta di niente perché la famiglia Manna è troppo potente e nessuno può permettersi di attaccarla. Si sono inventati che Giancarlo ha avuto un malore, che aveva problemi cardiaci, hanno infangato a più riprese la sua memoria, grazie anche ad un avvocato, Marcello Manna, che fa parte della combriccola di Carmine “belli capelli” e in quel Tribunale è uno che conta.

E hanno avuto anche il coraggio di sostituire il giudice Bilotta per fare spazio ad un vecchio trombone squadrista come il giudice Di Dedda, forte con i deboli e debole con i forti, in perfetto stile Tribunale di Cosenza.

Non sappiamo come andrà a finire il processo ma sappiamo che da qualche mese questa famiglia non è più onnipotente come un tempo e finalmente ha paura di quanto potrà succedere. Perché Giancarlo, quel bambino, è finalmente diventato il vostro incubo. E lo sarà per molto tempo ancora.