Vespa, Casamonica e la tv della vergogna

L’8 settembre del 2015 il giornalista Bruno Vespa intervistò nella sua squallida “Porta a Porta” Vera e Vittorino Casamonica. Erano passati pochi giorni dal funerale-shock del “padrino” Vittorio Casamonica e l’Italia si divise tra chi era scandalizzato e chi tollerava. Il “pezzo” di Riccardo Bocca conteneva tutto su questa vergognosa pagliacciata che oggi, alla luce degli arresti, ritorna di scottante attualità. 

di Riccardo Bocca

Fonte: L’Espresso

Questa volta non è il caso di applicare il sarcasmo, lo sberleffo, l’ironia impastata con la critica televisiva. Stavolta è tale, la gravità di quanto messo in scena dal servizio pubblico, che l’unico strumento adeguato è quello dell’indignazione.

Vergogna.

Altro non c’è da aggiungere, riguardo alla partecipazione di Vera e Vittorino Casamonica a “Porta a Porta”. E quasi peggio se possibile, è stato il richiamo vaccinale, con l’assessore alla Legalità del Comune di Roma Sabella incapace di inchiodare le scelte di Vespa (definito, in un inizio quantomai grottesco, «mostro sacro dell’informazione»), e poi pure infiocinato per inesperienza catodica.

Cambiano i leader di viale Mazzini, cambiano le promesse di futuri splendenti, ma sempre accadono sciagurati episodi.

Come l’idea di costruire, attorno alla figlia e al nipote di Vittorio Casamonica, una puntata sui funerali capitolini dello scorso 20 agosto a base di colonna sonora padrinica, amorevoli poster con la scritta “Re di Roma” e petali di rosa sparsi dall’elicottero. In teoria, un impianto giornalistico come mille altri, con cronisti esperti in studio a ricordare le prodezze dei Casamonica (117 arresti all’attivo, dei quali 63 negli ultimi cinque anni, e reati che spaziano dal riciclaggio, lo spaccio, lo sfizio del racket e annesse relazioni con camorra e ‘ndrangheta), ma in pratica un eclatante dono offerto a questa famiglia.

A nulla infatti è servito, che il didascalico Bruno scandisse uno via l’altro martedì sera i precedenti penali della congrega zingara, e tantomeno che interpretasse la musica del Padrino come un segnale ai funerali per altri clan malavitosi. Piuttosto a trionfare è stata l’iconografia Casamonica, rappresentata in video dagli ospiti con somma sicurezza.

Tra un tu e l’altro riservato a Vespa, madame Vera ha ricordato la bontà di papà Vittorio, la sua eccelsa abilità imprenditoriale, e persino la brillantezza con cui a 17 anni riuscì a acquistare la prima Ferrari.

Uno sfregio al buon senso e all’immagine della Rai nel suo insieme.funerali-casamonica

Un tripudio di «signor Bruno» e «Ti ringrazio, dottor Vespa» grazie al quale è sfumato, pure, il rispetto per il tele-pubblico, avvilito dallo show proposto e dalle spiegazioni sfottenti, ammiccanti e quantomai avvilenti dei due Casamonica (come quella riservata al poster «Hai conquistato Roma», che avrebbe il senso romantico del «Caro Vittorio, hai conquistato i nostri cuori»).

Vogliamo fingere, tutti assieme, che “Porta a Porta” non sia stato un promo dei Casamonica? Si può fare. Ma piangendo, intanto, su ciò che porge la televisione; e sull’astuzia con cui Vespa ha celebrato – starring lo scivolante Alfonso Sabella – se stesso e il peggio del Casamonica Show.