Vibo, tentato omicidio. La verità di Falvo: “Ci sono ambienti in cui si cresce a omertà, pane e pistole”

“C’è stata una rissa intorno all’1 di notte, i ragazzi si organizzano per dare una risposta, uno di loro si arma e intorno alle 3 ritorna a Vibo centro – in una piazza dove c’erano tante persone – e comincia la reazione alla rissa avvenuta poco prima. Una risposta che, questa volta, è armata”. È il colonnello dei carabinieri Alessandro Bui, in una conferenza stampa convocata questa mattina, a sintetizzare i fatti che sono avvenuti in una piazza della movida nel centro di Vibo nella notte tra sabato 16 e domenica 17 settembre, quando un uomo è rimasto ferito. “Dopo una breve colluttazione dove partecipano diverse persone, alcuni provano a dividere alcuni fomentano – continua il carabiniere – nel momento in cui c’è lo spazio per effettuare il tiro il fermato di oggi ha esploso il colpo e ha ferito Domenico Catania. Diciamo che fortunatamente c’è stato solo un ferito ma dalla dinamica poteva andare peggio”.

Le indagini a tempo record.

Le indagini sono state coordinate dal pubblico ministero Ciro Lo Toro che ha preparato il provvedimento di fermo “in tempo record”, tanto che era pronto già la domenica mattina. La vittima, il 32enne Domenico Catania, è imputato in Rinascita Scott. Il presunto autore della sparatoria, arrestato oggi, è Francesco Barbieri, 20 anni di Pannaconi, nipote del boss Peppone Accorinti. Si è costituito spontaneamente la scorsa notte ma “pensavo lo facesse anche prima – ha evidenziato il procuratore di Vibo Camillo Falvo – perchè era stato identificato, i carabinieri sono stati bravissimi a braccarlo”. Il provvedimento di fermo è stato emesso per tentato omicidio, “perchè dalle immagini sembra chiaro ed evidente – ha sottolineato Falvo – quale fosse il fine”, oltre che per detenzione e porto di arma illegale. Adesso ci sarà un’ulteriore attività volta ad accertare eventuali altri reati: favoreggiamenti, omissioni di soccorso, chi ha aiutato a reperire la pistola e non solo.

L’omertà.

L’indagine in questione è stata tutta frutto di un’attività investigativa perchè, ha evidenziato il procuratore Falvo, “nessuno ha parlato, neanche il ferito… nessuno ha detto una parola e questa è una cosa grave“. Non sono stati neanche chiamati i carabinieri, che sono intervenuti su segnalazione del 118. “Le persone a conoscenza dei fatti – continua Falvo – hanno tutti negato, nessuno ha collaborato. Prenderemo seri provvedimenti anche su questo versante“. Addirittura dalle immagini, ha commentato amareggiato il procuratore, “abbiamo notato che c’erano dei passanti con questo ragazzo riverso per terra e nemmeno si sono fermati per capire cosa fosse successo. È una cosa che mi delude molto”. È stato infatti lo stesso ferito che da solo si è alzato, ferito e barcollante, ha camminato per dieci metri, si è seduto sulla panchina e poi è arrivata l’ambulanza del 118, chiamata da qualcuno.

Evitare reazioni ed escalation di violenza.

“C’è stato un grande dispiegamento di forze – ha poi aggiunto il comandante provinciale Bruno Capece – sia per chiudere il cerchio intorno all’autore ma anche per evitare possibili reazioni ed escalation. L’esperienza di Rinascita ci ha infatti insegnato a non sottovalutare questi episodi“. A lui ha fatto eco il procuratore Falvo: “In passato questi fatti, da come raccontano i collaboratori, accadevano quasi come se fosse una cosa normale che si girasse armati, che si colpisse qualcuno. Negli ultimi due anni, da quando sono procuratore, non è mai successo nulla che non sia stato accertato nell’immediatezza, e questo è lo sforzo che continueremo a fare in futuro. Nonostante questo, purtroppo, dobbiamo registrare che questi fatti continuano ad accadere”.
“Tutto si risolve con le pistole, anche nella movida”.

Il problema, quindi, sembra essere sempre lo stesso. Ovvero che “l’ultima parola – commenta Camillo Falvo – viene lasciata quasi sempre a una pistola o a un fucile, perchè così si regolano i rapporti nel Vibonese. Per questo abbiamo dichiarato guerra alla detenzione di armi e nel giro di un anno ci sono stati circa 12 interventi con sequestri”. Annunciando di aver parlato anche con il prefetto Roberta Lulli, “con il quale c’è una grande collaborazione soprattutto nel campo della prevenzione”, anche dopo diverse segnalazioni che gli sono arrivate per cui sembrerebbe che “la movida vibonese sia gestita in un determinato modo, con i ragazzi che non fanno mistero di mostrare le armi“.

“Non molliamo”.

“Vibo era in mano alla criminalità organizzata – il commento finale del procuratore Falvo – e tanto è stato fatto, ma se non cambia la mentalità mettere la parola fine in così poco tempo è un’utopia. Speravamo però che qualcosa dopo Rinascita e le altre operazioni fosse cambiato, ma ci sono degli ambienti in cui nel Vibonese si cresce a pane e pistole, questa è la verità. L’azione immediatamente successiva a Rinascita Scott, di sequestro di armi, era funzionale a questo. La delusione è dovuta al fatto che non pensavamo di mettere la parola fine ma almeno di limitare questa tendenza”. “Cambiare le cose è difficile – conclude Falvo – ma proveremo almeno a invertire la rotta“. Un impegno preso con la cittadinanza anche da parte dei carabinieri: “Noi non molliamo e continueremo ad agire per far si che una determinata cultura venga messa da parte” ha ribadito il comandante Bruno Capece. Fonte: Zoom24