Che fine ha fatto Marisa Manzini?

Che fine ha fatto la dottoressa Marisa Manzini, sostituto procuratore aggiunto presso la procura di Cosenza, lavorativamente parlando? Se non fosse stato per la Corte di Cassazione che l’ha “evocata” – in merito all’esito della sua denuncia nei confronti di Pantaleone Mancuso detto “Scarpuni” http://www.iacchite.blog/vibo-fai-silenzio-ca-parrasti-assai-la-cassazione-smonta-le-accuse-della-manzini-a-scarpuni/  – di lei, noi, c’eravamo proprio dimenticati.
Una dimenticanza che ha sorpreso anche noi che su di lei abbiamo scritto tanto, come se ad un certo punto, anche noi, del tutto inconsciamente, avessimo accettato e interpretato quel suo “uscire di scena” in sordina come una richiesta di aiuto ad una situazione disperata: “vi prego, voglio essere dimenticata”. Un grido di aiuto che il nostro subconscio ha recepito “trasformando” la nostra idea di lei, in un vero e proprio caso umano. E di fronte a ciò, inconsapevolmente, anche il nostro senso di umanità ha avuto un sussulto. Non si può infierire con chi “alza bandiera bianca”. Ed è per questo che l’abbiamo accantonata come “notizia”, in automatico, senza pensarci.
Ma il “richiamo” della Cassazione ha riacceso quella nostra sopita voglia di sapere come passa le giornate (lavorative) Marisa. E così ci siamo subito adoperati per avere notizie sulla sua attività in procura. E le notizie che abbiamo raccolto non  sono per niente buone.
Si dice che da quando è tornata dall’esperienza romana dell’antimafia, Marisa non è più la stessa. Non è più quella pimpante investigatrice che impiegava tutto il suo tempo lavorativo a pettinare bambole, ad intercettare la nostra redazione inventandosi inchieste pur di scoprire le nostre fonti, e a raccogliere le denunce del senatore Morra. Qualcosa in lei, lavorativamente parlando, si è rotto. Qualcosa in quella esperienza romana con Morra deve averla profondamente turbata, al punto che del suo rientro, a Cosenza, non si è accorto nessuno tanto è diventata “invisibile”.
Infatti fonti accreditate del Tribunale ci riferiscono di una Marisa perennemente chiusa nel suo ufficio. Non esce mai dalla stanza, non vede nessuno e non parla con nessuno. Nessuno sa cosa fa ore e ore chiusa lì dentro. Non esce neanche per fare due fotocopie, o per prendere un caffè. Si limita a dire un buongiorno quando entra, e un buonasera quando esce. Su quale “misterioso caso” stia lavorando non lo sa nessuno, neanche il Gattopardo.
Un atteggiamento, che cozza con quello della battagliera Marisa, quella della prima ora, che abbiamo conosciuto noi. Cosa è successo a Marisa a Roma? Cosa le avrà fatto “fumare” Morra per ridurla in questo stato?
Nel mentre ci adoperiamo a scoprire cosa è successo a Marisa, perché su questa storia andremo fino in fondo, l’unica cosa che possiamo fare è continuare a conservare la vecchia immagine di efficiente pettinatrice di bambole che abbiamo di lei. A noi piace immaginarla come sempre nel suo ufficio indaffarata tra bigodini, lacche, lozioni, spazzole, pettini e coloranti. Perché come pettina le bambole lei, nessuno, e noi faremo tutto quello che in nostro potere, affinché Marisa ritorni ad essere, se così già non è, la brava parrucchiera di sempre.