Cosenza, Amaco. Casse svuotate prima del fallimento: 340 mila euro all’avvocato di Adamo e ai suoi compari

Quando qualche azienda o peggio qualche azienda municipalizzata si avvia a grandi passi verso il fallimento, nel porto delle nebbie di Cosenza c’è un appuntamento fisso con il concordato preventivo. Che altro non è che una maniera “intelligente” di consentire ai manovratori di completare il saccheggio prima di scappare. Tradotto ancora meglio: prendi i soldi residui e scappa.

Anche all’Amaco è andato in scena questo film già visto e rivisto. 135 dipendenti sono stati tenuti sulla corda per altri sei mesi perché chi di dovere dopo aver preso tempo, quello utile al Tribunale di Cosenza (leggi porto delle nebbie) per la valutazione del famigerato “concordato”, ha continuato a prenderli in giro determinando le sacrosante proteste dei lavoratori. Con l’epilogo scontatissimo e che oggi è ufficiale: l’Amaco è fallita. 

COSENZA, ORA E’ UFFICIALE: L’AMACO E’ FALLITA (https://www.iacchite.blog/cosenza-ora-e-ufficiale-lamaco-e-fallita-con-20-milioni-di-debiti-il-capolavoro-della-malapolitica-e-la-nomina-del-curatore-dracula/)

E mentre i lavoratori sono senza stipendio e sono costretti a scioperare per ottenerlo, la vera e reale situazione è che il nuovo amministratore – dott. Mastrolorenzo -, quando si è insediato a dicembre 2022 ha trovato nelle casse aziendali una cospicua somma pari a circa 900.000 euro che erano stati – per fortuna – sottratti al suo predecessore, il terribile Paolo Posteraro, che non aveva fatto in tempo a “rubare” anche questi.

E così al nuovo amministratore il nuovo padrone della baracca comunale (Nicola Adamo travestito da Franz Caruso) ha imposto come primo atto assoluto quello di nominare un corposo staff di “colletti bianchi” per avviare la fatidica procedura del concordato preventivo, al fine di ottenere quel giusto tempo per poter  procedere e gestire la situazione economica finanziaria dell’azienda che giorno dopo giorno accumula nuovi debiti per la quotidiana gestione.

I lavoratori, afflitti e speranzosi, sono stati pagati per i primi due mesi dell’anno 2023 ma puntualmente nel corso del mese di marzo sono stati avvisati che non avrebbero ricevuto lo stipendio ufficialmente per colpa della mancanza del Durc che dà la possibilità dell’accredito da parte di Cometra dei corrispettivi regionali dovuti. E così via fino a… ottobre… 

Ma, passando ai fatti concreti e saltando le chiacchiere, la domanda che tutti si pongono è la seguente: che fine hanno fatto le somme presenti nelle casse aziendali, se non è stato pagato nulla del pregresso debito a nessun creditore in relazione alla richiesta di concordato?

Per avere la risposta basta andare sul sito dell’Amaco e cercare dentro l’elenco delle determine, dove come per magia usciranno fuori nomi e cognomi dello staff di “colletti bianchi” che è stato imposto all’utile idiota nuovo amministratore. Prima di svelarveli, è opportuno precisare che in tre più uno studio associato “valgono” – per il momento – la modica cifra di 340 mila euro… Per quanto se ne sa già brillantemente incassati… Alla faccia della garanzia per i  lavoratori che hanno passato una triste Pasqua senza stipendio e vivono una quotidianità  lavorativa a dir poco vergognosa, quando invece si sarebbero potuti posticipare i pagamenti ai professionisti “colletti bianchi” e pagare gli stipendi ai lavoratori, ai quali dopo il contentino dei primi due mesi, non è rimasto più niente da dare. Causa… pagamenti indifferibili ai papponi dei quali stiamo per svelarvi i nomi e i cognomi. Leggendo i contratti di questo “scienziati” si apprende che due avvocati e un commercialista hanno già avuto circa 70.000 euro (!) a testa per non meglio precisati compiti professionali e spese mentre uno studio professionale si è attestato su circa 130 mila euro. Per un totale di circa 340 mila euro complessivi, appunto.

Ed eccoci ai nomi. Il primo atto del “nuovo” (si fa per dire) amministratore unico dell’Amaco è stato quello di nominare un avvocato come responsabile del procedimento relativo al fallimento. E non poteva essere che Ugo Luciano Celestino, avvocato di fiducia (manco a dirlo) del prode Nicola Adamo, il quale dichiarava subito la sua immediata disponibilità. Che l’avvocato Celestino sia il legale di fiducia di Capu i Liuni ormai dal lontano 2006, lo sanno anche le pietre a Cosenza. L’avvocato Celestino, infatti, assiste amorevolmente il politico corrotto per eccellenza fin dai tempi di Why Not quando Nicola “… soprattutto per l’infamante accusa di aver ricevuto denaro in cambio della propria attività politico-istituzionale, non riusciva a darsi pace (sic !)…”. Così parlava all’epoca Celestino, che aggiungeva:“…Ma anche nei momenti più difficili ha sempre creduto nel nostro lavoro e nella terzietà del giudice difendendosi nel processo ed accettandone rispettosamente tutte le regole…”.. 

Poi arrivarono le tragicomiche vicende dell’eolico e la fantasmagorica maxitangente intascata dal Nostro, che ovviamente non aveva rinunciato neanche all’epoca alla solita “sceneggiata”. Si era presentato con il viso tirato e gli occhi lucidi in una memorabile conferenza stampa, in una sala gremita nonostante l’ora, le 13.30, nel centro storico di Cosenza. Aveva con se gli appunti scritti a mano, e accanto – manco a dirlo – il suo fedelissimo avvocato Ugo Luciano Celestino. Fu la conferenza stampa nella quale disse che avrebbe individuato “pupi e pupari” ma alla fine si accontentò, come al solito, dell’avvenuta prescrizione abilmente “trattata” proprio dal suo avvocato. 

E poi venne Rimborsopoli o se preferite “Erga omnes” e anche qui Celestino non aveva saltato l’appuntamento con la sua “solita” dichiarazione pro Capu i Liuni.

“Siamo assolutamente fiduciosi di poter dimostrare l’assoluta correttezza dell’operato di Nicola Adamo, confortati anche dalla “natura politica” delle spese contestate e dall’appartenenza dell’ex consigliere al gruppo misto. Nessuna spesa personale, eccentrica o estranea alla funzione svolta. Peraltro, non gli si contesta di aver “intascato” per sé fondi destinati all’attività politica e istituzionale e tanto non può essere ignorato neanche in una corretta contestualizzazione dei fatti…”. Alla grandissima.

E infine è arrivato anche il tempo di dover tenere testa a Gratteri, che – benedica… – ha sempre rivolto il suo pensiero a Nicola. E il buon Celestino ha incassato il proscioglimento per “Lande desolate” assistendo il re della corruzione politica anche nel celebre esposto presentato contro il procuratore di Catanzaro e indirizzato al Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ed al Procuratore Generale presso la competente Corte di Appello…

Insomma, siamo in presenza di uno degli uomini più fedeli alla causa adamiana, che si ì “immolato” generosamente anche per l’Amaco. Incassando circa 70 mila euro (!) per il suo “disturbo” e indicando anche gli altri amici degli amici ai quali “ammollare” la pila. Un suo allievo, l’avvocato Luigi Pingitore, un “colletto bianco” largamente utilizzato per tutte queste vicende, una sorta di “garanzia” come Antonello Gentile e infine uno studio associato di Milano, Pirola-Pennuto-Zei, al quale è andata la fetta più grande della torta per “organizzare” meglio il tutto. Una squallida operazione di potere. 

Alla luce dei fatti, e ritornando all’Amaco, sostituito Posteraro non è cambiato nulla per le sorti dell’azienda. Infatti i servizi vengono svolti a singhiozzo in relazione alla disponibilità dei mezzi ormai fatiscenti, spesso vediamo gli stessi mezzi  trainati da carri attrezzi e anche fermi per riparazioni sui percorsi sui quali sono impegnati a svolgere il servizio…

Non è dato sapere quale è il molto presunto programma di rilancio di quest’azienda e in particolare nessuna notizia della fornitura dei nuovi autobus, nessun segnale di fumo.

Quale sotterfugio è stato programmato dai fedelissimi di Nicola Adamo, visto che vengono dismessi anche quei  servizi utili alla popolazione dell’hinterland tra i quali il servizio “Al volo”, che collegava Cosenza all’aeroporto internazionale di Lamezia Terme? Quale sarebbe il rilancio, a parte i soldi nelle tasche degli amichetti di Nicola Adamo? Oggi lo abbiamo visto qual era il piano: il fallimento… 

Il sindacato come al solito tace. E’ evidente che i confederali sono pienamente d‘accordo con i papponi di cui sopra e tutti insieme appassionatamente pensano che a risollevare il tutto debbano essere… i lavoratori. Come sempre, del resto.

Intanto, le tasche dei lavoratori sono vuote ed il  management inviato ha incassato il dovuto. Certo, dev’essere proprio un lavoro indispensabile, dal momento che è stato pagato a peso d’oro. Per soli due mesi di “lavoro” 340.000,00 euro!!! Povera Cusenza nostra!