Cosenza, i 15 anni del Rialzo: la storia (di Lorenzo Curia)

𝐓𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐚𝐮𝐠𝐮𝐫𝐢 𝐚𝐥 𝐑𝐢𝐚𝐥𝐳𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝟏𝟓 𝐚𝐧𝐧𝐢! – 3ᵃ e ultima 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞

PRIMA PARTE (https://www.iacchite.blog/cosenza-i-15-anni-del-rialzo-la-storia-di-lorenzo-curia/)

SECONDA PARTE (https://www.iacchite.blog/cosenza-i-15-anni-del-rialzo-la-storia-di-lorenzo-curia-2/)

di Lorenzo Curia

La scintilla che seguì alla manifestazione di Amantea, fu rappresentata dall’occasione di gestire di nuovo il Rialzo. 3 o 4 compagne e compagni erano già d’accordo a proseguire quell’esperienza. “Quando vuoi passa e ne discutiamo”. Fui un po’ titubante. Gli amici e anche qualche compagno mi disse “Ancora cu ru Rialzo?! E basta, fa a persuna seria. Chi c’adi jì a fa? Unn’ha funzionato fino a mò…si ripiglia mò tutt’a na vota?”
Confesso che anche io fui estremamente perplesso. Però ci fu la voglia e l’esigenza di tornare a stare con i compagni, di tornare a respirare l’aria dei cortei, dei sit-in, delle riunioni. “Non concluderemo niente anche stavolta, ma almeno sto con loro. Che me frega”, pensai. Quindi andai una prima volta dicendo che accettavo di tornare a far parte del collettivo e, immediatamente dopo, convocammo una prima riunione dove cercammo di essere tutti presenti. Ci ritrovammo sabato pomeriggio 3͟1͟ ͟o͟t͟t͟o͟b͟r͟e͟ ͟2͟0͟0͟9͟ ͟(lo so con le date sono una specie di Dustin Hoffman in Rain man).

Ed è questa la data a cui mi riferisco nei titoli di questi post. Il vero Rialzo nasce da questo momento in poi. Ricordo che fummo non più di 5/6 persone. 5/6 pazzi che riprovarono a mettere mano ad un cadavere ambulante.

Del gruppo occupante, composto da 20 e più compagne e compagni, rimanemmo in 3. Ovviamente, una volta detto il fatidico “Sì”, ci rimboccammo le maniche e ricostruimmo ciò che c’era da ricostruire. In verità quando tornai, notai dei piccoli cambiamenti rispetto ad un anno e mezzo prima, ad esempio una stanzetta diventò una piccola libreria; un bancone fu posizionato davanti la porta della cucina; dei pannelli neri che chiusero il passaggio sulle rotaie ecc…Ma, allo stesso tempo c’era tanta di quella spazzatura e tante cose da mettere a posto, che avremmo potuto dare lavoro ad una bella squadra di operai. Comunque, tra una battuta ed un’altra, tra canzoni napoletane e quelle delle processioni religiose, mettemmo tutto a posto e presto fu pronto per essere di nuovo agibile.

Nel frattempo si consolidò ancora di più la nostra amicizia sul piano personale. Cosa che fu l’arma vincente di questo collettivo. Non diventammo solamente i compagni del Rialzo che si vedevano alle riunioni o ai sit-in, ma cominciammo ad uscire insieme, frequentarci, giocare a calcetto, raccontarci le nostre ansie, paure, frustrazioni. Finalmente mi sentii uno di casa. Anzi sentii il Rialzo come seconda casa. Stetti sempre lì, i miei li vedevo giusto un po’ la mattina presto. Ad esempio, durante Fierainmensa, anche chi fece la nottata precedente in bianco per tenere d’occhio la situazione, nonostante la stanchezza, poi venne anche quella seguente per stare tutti insieme a vedere film o cazzeggiare davanti al camino fino all’alba. Sì, ho sempre creduto che la parte privata sia più politica della parte politica stessa.

A proposito di politica, su quel piano, ci attivammo subito, partecipando, ad esempio, alla manifestazione di Villa San Giovanni per il No-Ponte. Quella manifestazione rimase, ahimè, celebre per la morte del compagno Franco Nisticò, colto da infarto immediatamente dopo un suo intervento sul palco. Il fatto vergognoso fu che le ambulanze non avessero defibrillatori. Nisticò poteva salvarsi, ma il troppo ritardo nel soccorrerlo, gli costò la vita. A quel punto, vidi una scena che non credo di rivedere mai più nella mia vita: tutto il movimento cominciò ad insultare e ad inseguire le forze dell’ordine (capitanate da Stefano Dodaro, il genero dei Morrone) che scapparono impauriti dalla folla. Per la prima volta si invertirono i ruoli.

Stefano Dodaro

Ma in quel periodo fummo presi da un fatto gravissimo compiuto dall’amministrazione Perugini: 96 fogli di via nei riguardi dei rom di Vaglio Lise per le gravi condizioni igienico sanitarie del luogo. Una cosa pazzesca. Roba da deportazione nazista. Noi come Rialzo, inseriti all’interno del FORA (che continuò ad esistere) facemmo delle riunioni anche lì al campo rom per vedere come agire. Un bellissimo episodio fu quando occupammo la sala delle culture e appendemmo una gigantografia che ritraeva i gerarchi nazisti, ma con le facce di Perugini, Ambrogio, Adamo ecc… (qualcuno ce l’ha ancora?). Andammo lì perché ci fu un convegno con un paio di assessori e chiedemmo spiegazioni. Ovviamente l’amministrazione Perugini si caratterizzò per “Eh dobbiamo vedere, non sappiamo molto, dovete parlare con il Prefetto, bisogna aprire un tavolo di concertazione, ci vuole tempo” ecc… solito scaricabarili.

La sera prima dello sgombero del campo e il conseguente allontanamento dalla città dei rom, facemmo un presidio tutta la notte, in attesa delle ruspe. Fu una serata particolare: bevemmo, cantammo, insomma cercammo di sdrammatizzare il momento che stavano vivendo quelle persone. Dormimmo o meglio, tentammo di dormire nella Scenic di mio padre in 3 persone e ci svegliammo poco prima dell’arrivo delle ruspe. In effetti arrivarono, ma solo per fare benzina. Lavoravano per qualche cantiere. Poi venne un lavoratore del Comune per fare solamente un censimento. Quindi pericolo scampato, anzi pericolo evitato definitivamente perché da lì a qualche giorno, il Tribunale accolse i ricorsi presentati da alcuni avvocati e rigettò tutti i fogli di via. Un’altra piccola vittoria che ci fece bene e ci dette una spinta ulteriore ad andare avanti.

Cominciammo a fare politica sul serio in città. Con meno teste da gestire e liberi dallo squaglio che bloccava le nostre idee e progetti, ci sentimmo davvero i padroni del Rialzo con la libertà di agire come credevamo. All’inizio, come detto poco sopra, fummo pochissimi, ma già durante le vacanze di Natale del 2009, arrivarono 3 giovani compagni con una carica e voglia di fare che ci stupì. Il gruppo piano piano cominciò a crescere. Crebbe il gruppo e crebbe anche la reputazione nei nostri confronti. Per esempio durante i dj set e le dancehall, cominciammo a vedere lo spazio riempirsi sempre di più. Non solo di ragazzi alternativi, ma anche giovani della Cosenza bene. Ogni volta ci guardavamo sorpresi, ma contenti.

Nel frattempo, scoppiò l’Onda – Parte 2 all’Università. Quindi ancora una volta cortei ancora più lunghi di quelli fatti 2 anni prima che coinvolsero praticamente quasi tutti gli studenti universitari. Infatti furono celebri le manifestazioni dove riuscimmo ad occupare l’autostrada a Cosenza Nord. Stavolta però, creammo un sodalizio più stretto con alcuni militanti che agivano politicamente nell’Unical. Ricordo riunioni interminabili nell’aula P2 occupata.
Senza dimenticare i cortei cittadini degli studenti medi, i quali scelsero il Rialzo per le riunioni del Coordinamento studentesco.

A quel punto, vista la crescita delle energie e dell’entusiasmo, decidemmo di occuparci dell’emergenza abitativa cittadina. Prendocasa già esisteva in diverse città italiana con lo sbeffeggiamento del logo di Tecnocasa. E noi volemmo intraprendere anche questa strada di lotta. Avevamo già un dormitorio nel piano di sopra del Rialzo dove vivevano una decina di migranti e provammo a capire se ci fosse la reale possibilità di fare una prima occupazione. Il nostro obiettivo fu l’ex palazzo Morelli su viale Trieste. L’occupammo l’8 maggio 2010 dopo una serie di incontri e riunioni anche con famiglie di Cosenza in emergenza abitativa. Fu, quindi, un’occupazione mista. Il problema fu che non passò neanche un mese che una folta schiera di forze dell’ordine e militari, sgomberò totalmente il palazzo. Scegliemmo un “palazzo dolente” perché esso fu dato in gestione alla banca francese Paribas, ma che in realtà fu controllato dalla società di Stato “Patrimonio Uno” che, attraverso le cartolarizzazioni, alimentarono speculazioni finanziarie e, grazie ad una parte di queste, vennero finanziate le grandi opere italiane come la TAV, inceneritori, MOSE ecc…Insomma la banca chiamò da Milano e disse “Cacciate immediatamente questi rompicoglioni”.

Durante il mese di occupazione, nonostante fossimo pochi e avessimo sulle spalle 30 nuclei familiari occupanti, riuscimmo a realizzare i due migliori eventi musicali del Rialzo fino ad allora. Uno fu il dj set di Zulù. Assolutamente fantastico. Mai vista tanta gente al Rialzo. Fu un successone. L’altro, meno fortunato, fu il concerto delle Radici del Cemento (deciso una sera in Ospedale mentre aspettammo una compagna che facesse dei controlli per un colpo della frusta a causa di un incidente avuto quella mattina). Fu meno fortunato, perché essendo all’aperto, dopo qualche canzone, arrivò la pioggia e fummo costretti ad entrare all’interno del CPOA. Grazie al grande aiuto che ci diede la Mujina (la crew che quasi tutti i weekend supportava il Rialzo con le loro dancehall) l’evento, comunque, non andò male, ma sicuramente ci saremmo aspettati di molto meglio. Avrebbe dovuto essere il nostro evento di punta.

Prendocasa continuò il percorso di lotta con altre 2 occupazioni che organizzò l’anno successivo, ossia: il piccolo palazzo a fianco il Museo dei Brettii e degli Enotri, e palazzo Cosentini su Corso Telesio. Queste ebbero una vita molto più longeva, fortunatamente.
Fummo sempre pronti anche ad accogliere i vecchi nostalgici del ventennio. Quando vennero Adriano Tilgher, Francesco Storace e Stefano Delle Chiaie, ci trovarono già con striscioni, megafoni e fumogeni in mano. Non solo noi, ma la città, su questi temi, ha sempre risposto più che egregiamente durante gli anni.

Più difficile la situazione di Catanzaro, dove andammo quando un gruppo di neofascisti, accoltellò un compagno del Riscossa. Per fortuna nulla di grave, ma il gesto fu pesantissimo. Ad onor del vero ricordo una riunione delirante dove un membro disturbante del collettivo non volle andare alla manifestazione di Catanzaro in quanto, letteralmente: “Quelli del Riscossa fanno iniziative insieme alla CGIL”. Un delirio, appunto. Ovviamente andammo e portammo la nostra solidarietà a tutte le compagne e i compagni catanzaresi e vi fu una manifestazione tranquilla, tuttavia, percependo l’aria pesante della città.
A Cosenza, intanto, cominciarono a girare le prime indiscrezioni sui nuovi candidati alle comunali. Stava per cambiare il Sindaco.
Mario Occhiuto, che spodestò Perugini alle elezioni comunali 2011, ci spiazzò a livello politico.

Ricordo benissimo che il primo atto che realizzò, senza neanche nominare la giunta, fu quello di portare l’acqua corrente al campo nomadi. Perugini, non solo non portò mai l’acqua lì, ma, come già scritto in precedenza, firmò i fogli di via per espellere i rom. E fu un sindaco di sinistra…

L’altro gesto che ci riempì di soddisfazione perché fu per noi una vittoria politica, fu quello di nominare Katya Gentile assessore all’emergenza casa. Chiaro segnale di un riconoscimento politico di oltre un anno di un eccellente lavoro politico in città. Ovviamente, ci fece un po’ sorridere che di emergenza casa se ne occupasse una Gentile. Sapevamo benissimo i rapporti della sua famiglia con l’ATERP, le telefonate con Oscar Fuoco, i fondi Gescal ecc… però fummo contenti lo stesso. Diventammo finalmente una realtà politica riconosciuta con cui si dovette dialogare per forza. Già durante la campagna elettorale arrivò la proposta da parte di Rifondazione di candidare me o un altro militante. Naturalmente rifiutammo e proseguimmo la lotta in strada.

Durante le occupazioni abitative cercammo di stringere un buon rapporto e creare rete con Rifondazione e le altre sigle sindacali di base e non. Anche perché condividemmo l’esperienza con altri gruppi che nel frattempo erano già nati come la Rete Difesa del Territorio Franco Nisticò, con la quale presidiammo alcune discariche come quella di Pianopoli e di Celico. Ricordo l’occupazione con Ferdinando Laghi del Parco del Pollino a Rotonda per contrastare la scelta scellerata di creare una centrale a biomasse. Ci incontrammo regolarmente anche con il coordinamento Bruno Arcuri per l’acqua pubblica, in vista del celebre referendum che sarebbe arrivato a giugno. Quel referendum non cambiò molto la situazione politica, nonostante dopo il magnifico risultato ottenuto e le compagne e i compagni scrissero una legge regionale d’iniziativa popolare che probabilmente, tutt’oggi, è ancora sepolta in qualche cassetto della Regione.

Sul nucleare, ricordo che organizzammo un bell’incontro con Vincenzo Miliucci di Roma e Zulù il quale partecipò con altri artisti ad un video musicale organizzato da Greenpeace.
Il 2012 si aprì con gli arresti di ben 26 attivisti No-tav. La risposta non si fece attendere e organizzammo un’occupazione dei binari a Paola che durò più di un’ora.

Ma ad aprile successe un fatto in città che scatenò un’onda di ribellione. Lucia, una giovane ragazza di 28 anni, si gettò dal balcone lasciando sua figlia di appena 2 anni a causa delle pessime condizioni lavorative. In pochi giorni ci fu una reazione grandissima che portò alla nascita un piccolo movimento cittadino: OIL (oltre il labirinto). Fu un movimento che ebbe come sua “mission” l’abolizione del precariato. E riuscì a coinvolgere tantissime persone, anche troppe direi. Pd, autonomia, sindacati, partiti, liberi cittadini. Persino ex consiglieri comunali che, anni prima, fecero un gran casino in quanto soci di società miste pubblico-private che inginocchiarono parecchie famiglie con i ritardi nei pagamenti. Quindi fu una torre di babele troppo caleidoscopica che, a mio parere, non avrebbe avuto troppa fortuna. Però le riunioni furono sempre partecipate e piene di interventi. Noi come Rialzo fummo quasi sempre presenti. Ricordo che la prima sede fu il Teatro dell’Acquario e gli incontri, inizialmente, si svolsero lì. Poi la cosa fu abbastanza itinerante. Molte altre si fecero, ad esempio, al piano di sotto di Radio Ciroma. Ma la vera sede delle proposte e dello scambio di idee fu il gruppo Facebook. Ogni 2 minuti c’era qualche utente che postava qualcosa la quale veniva stra-commentata. L’apice di tutto questo fu rappresentato da un flash mob a piazza 11 settembre il 12 maggio 2012 (anche qui ci sono più video su youtube). Fu molto partecipato e ancora oggi rappresenta il vertice creativo contro il precariato, organizzato nella città di Cosenza.

OIL fu presente anche quando il sindaco Occhiuto minacciò di costruire una chiesa nell’area del Rialzo e delle altre associazioni per accontentare il parroco di Stella Cometa. Accontentò lui e tranquillizzò noi. Il piede in due scarpe, come ogni bravo politico sa fare. Ma i dissidi interni, gli scazzi, i personalismi intaccarono anche quel gruppo e, nel giro di poco, finì anche quell’esperienza. Ma il Sindaco si volle vendicare di un esponente di OIL che di professione faceva (e fa tuttora) la giornalista.

All’epoca si cominciò a parlare della nuova piazza Bilotti e cominciarono ad uscire le prime voci su una serie di cose che non erano perfettamente lecite: dalla gestione del parcheggio, alle ATI formate da imprese non proprio in regola ecc…Tutti questi articoli vennero pubblicati e, dopo qualche tempo, la giornalista ed un altro compagno, vennero convocati dagli agenti della digos. Furono indagati perché misero una molotov all’interno di una cabina telefonica di fronte la chiesa di Santa Teresa, a pochi passi dalla Questura. Questo secondo le forze dell’ordine. Secondo noi: ahahahahahah. Però fu uno squallido tentativo di distruggere ciò che si era creato in tutti quei mesi. Per fortuna tutto andò per il meglio, l’accusa cadde e questa storia anni dopo divenne, anche, uno spettacolo teatrale: “La bomba”.

Foto di MASSIMILIANO PALUMBO

Nei mesi successivi continuai a frequentare il Rialzo, ma più in forma assistenzialistica, tenendo compagnia e dando una mano ad un nostro compagno che, in quel periodo, soffrì molto. Smisi di seguire le riunioni e di andare ai cortei. E poi venne il giorno che fui inghiottito definitivamente dallo sfruttamento full-time lavorativo. Certo, quando potei, partecipai sempre alle iniziative, ma da esterno e non certo da militante. Avrei potuto mantenere un legame più solido con tutte e tutti, ma non lo feci. Di questo faccio mea culpa. Devo fermarmi, su per giù, al 2013. Non posso andare oltre. Ovviamente ogni evento politico citato, meriterebbe più punti di vista e decine e decine di pagine, ma tutto questo non è possibile su Facebook. Già in un volume, avrebbe più senso.

Ci sarà stato senz’altro qualche piccolo errore o omissione nei fatti e di questo me ne scuso, ma alla fine minuzie. Bene o male, le cose andarono in quel modo.
Mi dispiace non aver potuto partecipare al grande capolavoro che fece la generazione successiva, quando, liberandosi ancora di più dei chianariaddri dei vecchi militanti e, creando altri comitati, collettivi, sindacati di base, fece crescere a dismisura la qualità della lotta politica, finendo più volte alla ribalta nazionale.
Ma sono ugualmente contento di aver partecipato all’occupazione del Rialzo ed ancora più contento di aver contribuito, 2 anni dopo, alla sua effettiva esplosione.
Quella sera di Halloween del 2009, evidentemente, i buoni spiriti maligni di Marx, Engels e Bakunin ci diedero il loro beneplacito. Faccio, quindi, tanti auguri al giovanotto Rialzo che ha ormai 15 anni, con l’augurio di riuscire a Rialzarsi sempre.
P.S. Unico rimpianto: non essere riuscito ad organizzare un concerto degli Sdolly.

3 – (fine)